Ha immaginato già anche il palco che dovrà essere semplice, scarno, "o tutto bianco o tutto nero" spiega Ambra. Al centro della scena dovranno esserci non le ragazze o i ragazzi, ma i loro genitori che, se vorranno, alla fine di un percorso comune, potranno decidere di immedesimarsi nella mente e nella vita dei loro figli. Davanti avranno uno specchio deformante, che però non dovrà riflettere i loro corpi. Sarebbe sbagliato, persino fuorviante concentrarsi sull'aspetto fisico perché Ambra Angiolini continua a ripeterlo che "no e ancora no, questa non è una malattia che ha a che fare con l'immagine estetica che abbiamo di noi stessi, questa è una malattia dell'anima ed è il motivo per cui non la curi in un giorno". Su quel pannello dovrà essere rappresentata con l'immagine di un organo che si è rotto – , "piccolissimi cuori spropositati rispetto alla vita, gambe enormi che non reggono il peso delle giornate, pance vuote con buchi neri profondissimi…" – la storia che ognuno deciderà di raccontare, spingendosi fin dove vorrà e potrà arrivare scrivendo un monologo che terminerà con una frase: "IO VOGLIO anorESSERE buliMIA". Lo stesso titolo del laboratorio teatrale che l'attrice sperimenterà lavorando con le ospiti e gli ospiti del centro pilota regionale per i disturbi del comportamento alimentare di Gussago, in provincia di Brescia. Quasi una frase manifesto: "Perché so, per esperienza, che la malattia si sostituisce a te, ma anche con questo progetto e con lo spettacolo che verrà vogliamo dire che dobbiamo rimetterci al centro nella nostra esistenza".
È dal 2004, da quando è nata sua figlia e il buco nero si è riempito di "amore", che Ambra Angiolini ha provato ad alzare il livello di attenzione sui disturbi del comportamento alimentare, "che ammalano il futuro perché i ragazzi e le ragazze sono il nostro futuro". C'è voluto anche un libro, quello che ha scritto per raccontare la sua esperienza con la bulimia (InFame), "in cui ho lasciato che tutti vedessero cose che a me non imbarazzano per niente perché sono la mia strada, la mia natura", e una pandemia che ha aggravato problemi già gravi per cambiare qualcosa. Ma adesso, dice, "finalmente ci facciamo sentire". Con la nascita della legge regionale e con quella rete di assistenza, con la collaborazione con la consigliera Simona Tironi ("Ci siamo conosciute durante la campagna Sostieni Brescia per le famiglie colpite dall'emergenza Covid"), e con il laboratorio teatrale che seguirà al centro di Gussago. E questo, rilancia, è solo il primo passo: "La mia ambizione sarebbe quella di portare questo progetto a livello nazionale perché diventi un punto esclamativo per tutta l'Italia".
Il colloquio
Ambra Angiolini: “Ho sofferto di bulimia e non me ne vergogno. Ora aiuterò i giovani”
di
Michela Marzano
Quello contro i disturbi alimentari, spiega, "è un percorso lungo, che ha bisogno di forme di accoglienza e sostegno diversificate e che cambino con il cambiare dell'età". Una priorità è la creazione di reparti dedicati, "luoghi più ovattati e protetti, perché il ricovero in un reparto psichiatrico potrebbe aumentare il peso di un'anima rotta". E poi c'è la rete. Che, dice, "va allargata alle famiglie e deve arrivare a coinvolgere le scuole o comunque i luoghi di vita dei ragazzi in cui tutti possano fare il primo passo in maniera anonima e autonoma perché è necessario distaccarsi dalla malattia e trovare l'autonomia". Un luogo che può diventare anche il palco di un teatro. Perché per parlare ai ragazzi e alle ragazze, dice Ambra, "è inutile fare i soliti predicozzi. Non funzionano. Bisogna trovare dei modi che possano servire per trasformare i buchi neri e la fame in qualcosa di esterno a noi. Può essere l'improvvisazione teatrale, il disegno, la musica, non importa, ma qualcosa da fare insieme che ti permetta di dire io non sono la malattia. Io sono mia".
Commenti recenti