MILANO. Dopo l'apertura, da parte del procuratore federale Giuseppe Chinè, del procedimento sulla rissa verbale tra i centravanti di Milan e Inter, Zlatan Ibrahimovic e Romelu Lukaku, diventa sempre più probabile che i due calciatori vengano ascoltati via chat nelle prossime ore sull'episodio, avvenuto durante il derby dei quarti di finale di Coppa Italia. Tra le ipotesi sull'esito della vicenda non è ancora da escludere la duplice squalifica a tempo, che rischierebbe di estendersi al campionato, anche se i tempi tecnici per le difese, nell'eventualità di un deferimento, rendono difficile che l'ipotetico stop possa pregiudicare la presenza dei due leader delle squadre milanesi nel derby di campionato del 21 febbraio: un derby da scudetto.
Tutto dipende dall'arbitro
Sono comunque ancora parecchie le incognite nell'iter del procedimento, a cominciare dai capi di imputazione. Dopo l'audizione dell'arbitro Valeri, che ha ammonito entrambi i giocatori per lo scontro in campo poco prima dell'intervallo e nel secondo tempo ha poi espulso per doppia ammonizione Ibra (il secondo cartellino giallo per un fallo di gioco, con la conseguente la squalifica di una giornata da scontare nella prossima edizione della Coppa Italia), l'archiviazione sembra quasi impossibile. Può arrivare soltanto se Valeri avrà dichiarato che ha sentito e decifrato i rispettivi insulti: in questo caso, infatti, avrebbe già punito i protagonisti con l'ammonizione, costata la squalifica diretta per una giornata anche a Lukaku (era diffidato, salta l'andata della semifinale di Coppa Italia con la Juve), e non sarebbe dunque più possibile un'ulteriore sanzione per la stessa violazione del regolamento.
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di
Paolo Condò
Ma è assai più verosimile che l'arbitro abbia confermato di non avere sentito (o decifrato) il contenuto degli insulti in inglese – già acquisito dal procuratore federale attraverso il video Rai della partita – e di avere valutato soltanto il faccia a faccia tra i due litiganti, iniziato nell'area di rigore milanista, cioè il comportamento non regolamentare di entrambi. Se così sarà, appare inevitabile l'audizione via chat di Ibra e Lukaku in tempi piuttosto rapidi. Chinè dovrebbe poi decidere in base a quale violazione del codice di giustizia sportiva chiedere il deferimento. L'articolo in questione sarebbe il 28, che punisce "ogni forma di condotta offensiva e discriminatoria, anche indiretta, per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso nazionalità, origine e condizione personale o sociale".
Esclusi razzismo e discriminazione religiosa
Al centro resta l'esegesi della frase di Ibrahimovic sull'invito a Lukaku a dedicarsi ai riti voodoo: il razzismo, potrà argomentare il centravanti del Milan, è certamente da escludere e così pure la discriminazione religiosa. Di sicuro, se l'intento era di ferire l'avversario con l'allusione a un episodio ben noto nella Premier League inglese (le dichiarazioni del presidente dell'Everton sull'abitudine della madre di Lukaku a ricorrere ai cerimoniali voodoo per suggerire al figlio le decisioni sulla carriera, circostanza smentita a suo tempo con molta irritazione dal diretto interessato), l'obiettivo è stato raggiunto. L'epiteto "little donkey", asinello, traducibile con l'italiano "scarsone" e riferito con derisione alle doti tecniche di Lukaku, ha aggiunto il carico ulteriore. Però le conseguenze sono andate oltre ogni intenzione. Lo dimostra la scomposta e furibonda reazione di Lukaku, che tra insulti e minacce di scontro fisico è valsa al centravanti dell'Inter sia il cartellino giallo sul campo sia l'indagine della procura federale insieme al rivale.
Stop a giornata o a tempo
Una volta stabilito l'eventuale reato, rimangono i dubbi sui tempi: quelli della richiesta di sanzione da parte di Chinè e quelli sul pronunciamento del tribunale federale (il ritorno della semifinale di Coppa Italia è in programma tra una sola settimana, martedì 9 febbraio), dato che le difese hanno 15 giorni per presentare le loro memorie, senza contare gli eventuali ricorsi. L'altra incognita è sull'entità della punizione ("10 giornate o nei casi più gravi una squalifica a tempo determinato", recita il codice a proposito degli insulti razzisti) e sulla possibilità che la squalifica sia a tempo, non a giornate per la sola Coppa Italia, e valga per tutte le competizioni. Le ipotesi estreme sembrano in partenza remote: il razzismo non c'entra proprio con la lite Ibra-Lukaku, amplificata dalla violenza della scena in diretta tivù e dall'eco mediatica internazionale. Ma i due club stanno già preparando i rispettivi dossier.
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