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Il dubbio di Pregliasco: “A rischio l’immunità di gregge nel 2021”

A causa dei ritardi nella distribuzione del vaccino anti Covid, potrebbe essere un'impresa ardua arrivare all'immunità di gregge entro la fine dell'anno. Ad affermarlo è il virologo Fabrizio Pregliasco, il quale ha dichiarato ad Adnkronos: "Visti i rallentamenti che ci sono stati sulle forniture dei vaccini anti-Covid, raggiungere l'immunità di gregge a fine anno appare sempre più un traguardo sfumato, ma dobbiamo puntare a raggiungere almeno una copertura del 20-30% e coinvolgere nell'immunizzazione le persone a rischio".

Pregliasco non è il solo ad aver sostenuto l'effettiva difficoltà di riuscire ad ottenere una copertura vaccinale anti Covid entro il 2021, ma la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha paventato tale ipotesi. Tuttavia il virologo ha anche tranquillizzato, dichiarando che ora la priorità è proteggere le categorie a rischio. Vaccinando le fasce deboli si arriverebbe ad una normalizzazione della situazione negli ospedali, che grazie ad una diminuzione dei ricoveri, non saranno più congestionati. "Proteggendo i soggetti a rischio e raggiungendo quota 20-30% della popolazione coperta", afferma Pregliasco, che aggiune: "vedremmo comunque un risultato in termini di riduzione di ricoveri e morti. Sarebbe un grossa spinta per la normalizzazione della situazione".

A rafforzare l'ipotesi di un ritardo nel raggiungimento della tanto attesa immunità di gregge, anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha chiesto agli Stati Membri di limitare la campagna vaccinale alle sole fasce deboli e al personale sanitario, in modo da distribuire il vaccino ai Paesi più poveri. La richiesta dell'Oms è stata accolta favorevolmente proprio da Pregliasco, che ha affermato a riguardo: "È assolutamente da prendere in considerazione, Non possiamo dimenticare i Paesi più poveri. E non solo per una questione etica. Senza un vaccino lì, in quei territori, il virus può diffondersi incondizionatamente, col rischio che si sviluppino delle varianti". La proposta dell'Oms, dunque, "è assolutamente da prendere in considerazione. Valutiamo di vaccinare le persone a rischio negli altri Paesi prima di immunizzare i nostri giovani". Ma per il virologo, "c'è un nodo da sciogliere: tutti i Paesi sanno che quanto più velocemente si porta a termine la vaccinazione di massa prima riparte l'economia. Ed è difficile pensare agli altri se hai una situazione critica da risanare".

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