Le scuole di mezza Umbria si avviano alla chiusura, dopo una sola settimana di ripresa delle lezioni in presenza per le superiori. La richiesta di stop, formulata oggi dai Servizi igiene e sanità pubblica delle Usl, riguarda 31 comuni con alta incidenza di contagi Covid. Molti comuni, come quello di Perugia, hanno già emesso un’ordinanza che dispone la didattica a distanza per elementari, medie e superiori.
Nell’Umbria arancione, – con alcuni parametri vicini al rosso e a rischio alto secondo l’ultima valutazione della Cabina di regia nazionale – dopo giorni di passione e polemica politica tra Regione e sindaci, stamattina è arrivata la schiarita sull’applicazione di un giro di vite utile a raffreddare un Rt che nei giorni scorsi ha toccato quota 1,14 e scongiurare la zona rossa per tutti. L’Anci, a margine di un confronto tra sindaci e vertici regionali della Sanità, ha comunicato la linea dei primi cittadini per l’inibizione delle lezioni in presenza e per l’adozione di misure restrittive – da zona “arancione rafforzata” come l’anticipo del coprifuoco alle 21 – nei territori che superano i 200 positivi ogni 100mila abitanti. Si tratta praticamente di mezza Umbria, quasi unicamente nella provincia di Perugia.
di
Corrado Zunino
I primi ad emettere provvedimenti sono stati i comuni di Torgiano, Bevagna e Fratta Todina, che hanno già emanato ordinanze per sospendere le lezioni in presenza già da oggi, comprendendo tutte le scuole, di ogni ordine e grado. Lo stesso ha fatto Foligno, che ha adottato lo stesso provvedimento a decorrere da domani. Si procede in ordine sparso e i comuni ad aver emesso ordinanze restrittive sulla didattica in presenza – con provvedimenti differenti da territorio a territorio – sono Perugia (dal 2 al 14 febbraio), Deruta, Magione, Castiglione del Lago, Panicale, Passignano, Nocera Umbra, Trevi, Amelia e Giano dell’Umbria. Gubbio ha anticipato la firma di un’ordinanza, mentre Marsciano ha annunciato che non chiuderà le scuole.
di
francesco piccolo
Il rimpallo tra Regione e primi cittadini va avanti da venerdì scorso, quando la governatrice leghista Donatella Tesei aveva inviato una lettera ai comuni più colpiti dal Covid, suggerendo l’adozione di misure restrittive. Una comunicazione maldigerita dai sindaci, che alla presidente hanno replicato con la richiesta di una delibera quadro, basata su valutazioni del Comitato tecnico scientifico regionale, sulla quale far poi poggiare le decisioni dei singoli comuni, ai quali è stato chiesto di disporre restrizioni più vicine al lockdown che alla zona arancione.
Una disputa risolta sul piano amministrativo, con l’intervento dei Dipartimenti di Igiene e sanità pubblica delle Usl locali – che stamattina hanno scritto ai 31 sindaci, chiedendo o proponendo restrizioni sulla scuola e limitazioni alla vita nelle città – ma ancora calda su versante politico. Il senatore Franco Zaffini, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, partito che fa parte della maggioranza di centrodestra, in un duro attacco ha parlato di “sindaci usati come scudi umani nell’emergenza”, per poi denunciare “assenza della politica” e “mancanza di visione” in Regione. Un “attacco gratuito”, per il segretario regionale della Lega, il deputato Virginio Caparvi, che ha ricordato a Zaffini che “la dialettica interna deve rimanere nell’alveo della propositività”.
Polemica anche dai banchi dell’opposizione, con i consiglieri regionali del Partito democratico che denunciano “una pagina buia della gestione dell’emergenza sanitaria”, che va “dallo scaricabarile sui sindaci alla mancata gestione dell’emergenza sanitaria, passando per la chiusura delle scuole e i ritardi sul piano vaccinazioni”.
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