Quel carcere di Savona, che non c’è, "si doveva fare" in quel sito, sulla collina di Passeggi, buona parte di proprietà della Società Autostrada Torino- Savona del Gruppo Gavio. Su un terreno a rischio idrogeologico, tanto che nel novembre 2019 il versante è franato, trascinando il viadotto Madonna del Monte della A-6.
E però la famiglia Gavio di Castelnuovo Scrivia a quanto pare spingeva perché fosse scelta quell’area. Se in un primo momento il Comitato Ministeriale Paritetico Giustizia- Infrastrutture aveva individuato un altro terreno, nel 2004 Massimo Ponzellini (all’epoca amministratore delegato di Patrimonio dello Stato Spa, società del ministero dell’Economia) riesce a ribaltare la scelta. Dà la buona notizia proprio a Marcellino Gavio, l’imprenditore scomparso nel 2009. Il colloquio telefonico del 21 luglio 2004 è intercettato dalla Guardia di Finanza, che per la Procura di Milano indaga sulla società autostradale " Milano- Mare" ( ex Serravalle). « Abbiamo fatto il miracolo! Per fare il carcere è stata scelta quell’area, abbiamo ribaltato la decisione… – dice Ponzellini –. Guarda che però dobbiamo essere grati a qualcuno, perchè bisogna accontentarli…".
Già, accontentarli. Come? Le intercettazioni sono state pubblicate nel 2009 dal Corriere della Sera, ma in questi giorni tornano attuali. La Corte dei Conti della Liguria ha chiesto gli atti alla Procura di Roma, alla quale li avevano trasmessi i magistrati di Milano. Tant’è che nella Capitale il pm Pietro Giordano aveva aperto un’inchiesta sul " mattone a sbarre", indagando il consulente per l’edilizia penitenziaria Giuseppe Magni.
Attenzione. Il leghista Magni è stretto collaboratore di Roberto Castelli, in quegli anni ministro della Giustizia. Inoltre, alle Infrastrutture c’è Pietro Lunardi (di Forza Italia) di Parma. E Ponzellini, banchiere bolognese vicino a Romano Prodi ( è stato suo assistente nel 1978 al ministero dell’Industria), nonchè cugino di Giancarlo Giorgetti ( tesoriere della Lega) con Giulio Tremonti nel 2002 diventa amministratore delegato della Patrimonio dello Stato: per finanziare la costruzione di nuove carceri. Tanto che Castelli e Lunardi nel giugno 2004 sottoscrivono una convenzione con la società Dike Aedifica ( al 95% della Patrimonio Spa) con in dote 461 milioni di euro.
Tra questi penitenziari c’è quello di Savona ed i Gavio sono galvanizzati dall’idea di costruire un istituto penitenziario da 250 posti. Un investimento da 75 milioni di euro. Ma Ponzellini, uomo trasversale per tutte le stagioni, dice che " bisogna accontentare qualcuno". Chi? Il favore è stato ricambiato? Non si sa che fine abbia fatto l’inchiesta di Roma. In ogni modo, se i fatti sono del 2004 e dal punto di vista penale i reati di corruzione e falso sono prescritti, certo è che del carcere di Savona non si è vista neppure l’ombra. Anche se il vecchio di Sant’Agostino è chiuso dal 2018.
Proprio sull’eterna incompiuta adesso la Procura Regionale della Corte dei Conti della Liguria punta l’attenzione, affidando il fascicolo al pm Marco Ferraro; le indagini alla Guardia di Finanza di Savona. Si indaga per danno erariale che ha tempi di prescrizione più dilatati, e sentenze della Cassazione dicono che per la giustizia contabile fa fede la data in cui si ravvisa la violazione, non quella in cui viene consumata.
Parliamo di un buco di 8 milioni di euro che lo Stato ha dovuto pagare alla ditta di progettazione, la Pizzarotti di Parma: cinque sono riferiti ai soldi che il Mit ha versato all’impresa che aveva vinto la gara. Altri 3 milioni di euro contestati dalla Corte dei Conti riguardano spese di progettazione e istruzione dell’iter amministrativo e tecnico. Nel 2018, infatti, la Corte di Appello di Roma ha condannato il ministero a risarcire la Pizzarrotti che aveva intentato la causa civile.
L’assegnazione del primo lotto di appalto, infatti, è del 2009. Con una gara pubblica bandita dal Provveditorato alle Opere Pubbliche della Liguria e dal Mit alla cui guida è Antonio Di Pietro. E la Corte dei Conti chiama in causa come " indagati": due amministrazioni che si sono succedute al Comune di Savona, guidate dai sindaci Carlo Ruggeri e Federico Berruti, entrambi Ds e poi Pd; le giunte regionali presiedute prima da Sandro Biasotti ( centrodestra), poi da Claudio Burlando (centrosinistra); più i ministeri della Giustizia e delle Infrastrutture. E non solo.
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