Da trent’anni Luciano Panci dona per essere felice. Alla Biblioteca di Scandicci. Videocassette, dvd, libri. I titoli sono più di 14 mila. Un fondo che, almeno fino alla metà degli anni Ottanta, conta su tutto quanto è uscito in materia di cinema, la grande passione di questo omone di 83 anni dalla voce gentile. Vive da solo in via Pisana a Firenze, al confine con il Comune che gode della sua generosità ( l’assessora alla cultura Claudia Sereni sta accarezzando l’idea di conferirgli la cittadinanza onoraria). Un appartamento di 110 metri quadri, «ma ho così tanto materiale da averlo riposto anche nei bagni». La prima donazione l’ha fatta negli anni Novanta: costituì la sezione audiovisivi nella vecchia sede della biblioteca. L’ultima, pochi giorni fa, in occasione del suo compleanno. Invece di ricevere regali, lui ha regalato 100 Meridiani Mondadori.
Il Fondo Panci è la storia di una passione divisa in migliaia di capitoli. Ovvero: 357 vhs, 11.352 dvd ( altri 1350 sono in corso di catalogazione), 744 monografie a stampa, 393 registrazioni sonore. A cui vanno aggiunti i libri che normalmente Luciano acquista «per arricchire il mio sapere, ma anche la biblioteca » . Perché? « Tutto cominciò da una visita all’Università di Yale — racconta — appeso alle pareti c’era un quadro di Gauguin e, sotto, una targhetta: "donazione della famiglia Taldeitali in memoria del figlio scomparso in guerra". Mi si aprì un mondo. Da tempo accumulavo, senza mai trovare risposta alla domanda che mi assillava: quando morirò, dove andrà tutta questa roba? Chi rimarrà, non saprà che farsene. Capii che il dono in vita è condividisione. Mi fa sentire utile».
Un tendone da circo. I pellerossa in fuga. Mandrie di bufali. Della sua prima volta al cinema, ha un ricordo confuso. Ma serba ancora la meraviglia fatata. E fatale. Erano gli anni Quaranta. Panci viveva a Montemassi, un borgo vicino a Grosseto, dove non esisteva grande schermo. Lo portavano i cinema viaggianti, d’estate. Ognuno trascinava una sedia da casa, e sognava. I sogni di Luciano diventarono ragione di vita. Tanto che a Firenze, dove arrivò nel 1952 per studiare, spendeva la paghetta mensile in biglietti. « Frequentavo l’istituto tecnico Da Verrazzano, davanti al cinema Portico. Alloggiavo da mia sorella, che viveva a Campo di Marte, dove c’erano tante sale: Fiorella, Ideale, Aurora, Stadio. Tentazioni sempre dietro l’angolo. La zona mi bastava. La mia Firenze arrivava al massimo in piazza d’Azeglio. Il Duomo lo raggiunsi poche volte, da turista. E poi, spesso neanche avevo i soldi per l’autobus » . I compagni di classe facevano per lo più capo alla Madonnina del Grappa. Usciti da scuola, di corsa al convitto. « E io riempivo la mia solitudine al cinema. Cinque lire, pomeriggi interi. Spesso rivedevo più volte anche la stessa pellicola. I film mi hanno aiutato nei momenti difficili. Mi hanno aperto la testa. Mi sono immedesimato in tanti personaggi, senza però crearmi illusioni » . I suoi preferiti: Gilda, I vitelloni, Anna di Lattuada, Ballata selvaggia con Barbara Stanwyck « e la bellissima canzone di Frankie Lane». Il padre era minatore, a Ribolla, «e fece mille sacrifici pur di farmi studiare. Mi sono laureato a Pisa, in lingue. Lavorando. Ogni estate, per almeno sei anni, mi sono trasferito un mese a Londra, per approfondire l’inglese. Ho visto gli anni Sessanta di Mary Quant e di Carnaby Street. Dei Beatles. Loro non li ho conosciuti».
Ma Rod Stewart sì. A cena con Richard Gere e Cindy Crawford, in un ristorante di New York, Spago. Anni Novanta. Nel frattempo Panci era diventato responsabile della promozione turistica in Regione, incarico perfetto per la sua vocazione di viaggiatore. Si era stabilito a Firenze nel 1973, e da allora non l’ha più lasciata. «Perché ho scelto la biblioteca di Scandicci? Perché me la consigliò una collega. E fin da subito fui accolto con disponibilità. È un paradosso, ma spesso le biblioteche non accettano materiale in dono dai cittadini. A Scandicci lo hanno fatto, e lo accudiscono con cura senza chiedere nulla in cambio » . È il minimo, visto che, in Italia, il Fondo Panci è uno fra i più ricchi di pubblicazioni rare sul cinema. Alimentato con puntua-lità, peraltro, da un vivente. «Ah, un migliaio di dvd li ho regalati alla Biblioteca dell’Impruneta — aggiunge — E ora sono in trattativa con Pieve Fosciana, in Garfagnana. Terra dura, di emigranti. Come quella dove sono nato io » . Silenzio. Poi, all’improvviso: « E ci sarebbero anche i presepi » . I presepi? « Sì, ne ho oltre 400. Molto piccoli, incastonati in una noce, in un orologio da taschino. Li ho regalati all’Auser di Scandicci. Poi, le acquasantiere. Ma quella è un’altra storia…».
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