Il deputato sardo Pino Cabras, 53 anni, vicepresidente della commissione Affari Esteri, è sconsolato: "I nostri non hanno coraggio e non avendocelo non se lo possono dare", dice riferendosi al passo indietro rispetto al "mai più Renzi" del M5S. Due giorni fa Cabras ha anche presentato una interrogazione al governo per far luce sul viaggio di Matteo Renzi in Arabia Saudita, "sono stato subissato di chiamate, anche Alessandro Di Battista mi ha mandato degli sms di incoraggiamento". Invece il gruppo dirigente dei 5 Stelle non ha gradito la sua mossa, considerata avventuriera in un momento di mediazione.
Insomma comunque per lei il M5S ha sbagliato a riaprire a Renzi.
"Io a differenza di Vito Crimi e Luigi Di Maio non ho mai urlato ai quattro venti "mai con Renzi", questi avverbi non mi piacciono. Invece ho detto che si può tornare a trattare con lui, certo, ma se si inginocchia sui ceci…".
Cosa che non accadrà mai. Quindi…
"Renzi col suo partitino ha il 2 per cento e quindi deve essere trattato come un signore che ha il 2 per cento. Non dobbiamo metterci soggezione: è un politico debolissimo, con nessun consenso, che si è scisso dal Pd per fare un partito senza nessun radicamento. Invece già si parla su quel che siamo disposti a cedere. Se quindi alla fine della fiera si fa un accordo europeista classico bene, allora ciao e grazie, non ci sto".
Ma cosa significa nello specifico?
"Dobbiamo rivendicare una gestione trasparente del recovery fund, questo è fondamentale. Poi occorre ribadire un chiaro no al Mes, non ci si ricorre in nessun caso, perché senno così ci leghiamo mani e piedi. E infine Italia Viva non deve pesare più di prima. Devono avere lo stesso numero di ministri".
Tutto questo sempre e solo con Conte presidente del Consiglio.
"Sono stato avvicinato da una mia vecchia conoscenza, un esponente del Pd della corrente di Orlando. Mi diceva "cerchiamo di allearci per non spostare a destra l'asse del futuro governo, basta con i democristiani". Questa in ipotesi sarebbe una cosa da valutare…".
Uno come Roberto Fico quindi?
"Ma non per forza, comunque è molto prematuro parlare di questo".
Se non ci fossero le condizioni che diceva prima, anche se con Conte alla guida del governo, ariverebbe a votare davvero no alla fiducia?
"Non è facile digerire una evenienza del genere, lo so, anche perché poi utilizzerebbero tutti i ricatti morali possibili. Però dare nuovamente un ruolo guida e di grande influenza a Renzi è suicida".
La sua collega parlamentare Barbara Lezzi proponeva di far votare agli iscritti l'eventuale accordo su Rousseau, concorda?
"Temo che gli attuali vertici non lo accetteranno mai, ma mi sembra un'ipotesi corretta".
Realisticamente quanti sono i parlamentari dei 5 Stelle che non sono disposti ad accettare un altro governo con Renzi?
"A inizio dicembre una settantina di noi firmarono una lettera indirizzata a Di Maio a Crimi in cui ribadimmo un no netto al Mes. Credo che la base generale del dissenso sia quella. Poi non tutti sono dei cuor di leone, quindi riduciamo ancora, penso che tra Camera e Senato una trentina di eletti potrebbero esserci".
E sarebbero disposti anche a perdere il posto di parlamentare? Perché a quel punto il rischio di andare a elezioni sarebbe molto alto.
"Beh è vero che poi in certi casi entrano in gioco anche queste dinamiche personali, certo. Però, facendo un discorso molto pragmatico, se anche un gruppo di pochi senatori fa una propria squadra allora a quel punto può essa stessa diventare un fattore di condizionamento di un governo".
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