La condanna della sindaca di Torino, Chiara Appendino, per i fatti di piazza San Carlo, ha provocato una reazione "corale e immediata" dei sindaci italiani: in 1192, nello spazio di poche ore, hanno sottoscritto un appello del presidente dell'Anci, Antonio Decaro, per sollecitare il Parlamento a una revisione del Tuel, il Testo unico degli enti locali.
di
Ottavia Giustetti
Tra loro i sindaci di Comuni grandi e piccoli, del Sud e del Nord, amministratori di ogni orientamento politico: dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, a quello di Milano, Beppe Sala, dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, a quello di Cagliari, Paolo Truzzu, dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. Aderiscono i sindaci di tutti i capoluoghi, da Monza (Dario Allevi) a Novara (Alessandro Canelli) da Prato (Matteo Biffoni) a Messina (Cateno De Luca), a Lecce (Carlo Salvemini).
di
Jacopo Ricca
Tantissime le firme di sindaci di Comuni piccoli e piccolissimi, piemontesi e sardi, abruzzesi e veneti, siciliani e lombardi. Tra loro anche il sindaco di Chiuduno e responsabile degli enti locali della Lega, Stefano Locatelli, e il sindaco di Valdengo e vicepresidente vicario dell'Anci, Roberto Pella. Non una semplice iniziativa di solidarietà, quindi, ma una chiamata all'azione.
di
Federica Cravero e Mariachiara Giacosa
"Non chiediamo immunità o impunità – è scritto nell'appello – non dubitiamo del lavoro dei magistrati e rispettiamo il dolore dei parenti delle vittime. Ma domandiamo: possono i sindaci rispondere personalmente e penalmente di valutazioni non ascrivibili alle loro competenze? Possono essere condannati per aver fatto il loro lavoro?".
Il commento
di
Pier Paolo Luciano
“Proprio sul difficile ruolo dei sindaci – aveva scritto su Facebook Appendino subito dopo la sentenza – sui rischi e sulle responsabilità a cui sono esposti, forse andrebbe aperta una sana discussione. La tesi dell’accusa, validata in primo grado dalla giudice, è che avrei dovuto prevedere quanto poi accaduto e, di conseguenza, annullare la proiezione della partita in piazza. È una tesi dalla quale mi sono difesa in primo grado e che, dopo aver letto le motivazioni della sentenza con i miei legali, cercherò di ribaltare in appello perché è evidente che, se avessi avuto gli elementi necessari per prevedere ciò che sarebbe successo, l’avrei fatto. Ma così non fu e, purtroppo, il resto è cronaca”.
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