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Lazio in zona gialla, ristoratori illusi poi l’ira: “Ci hanno tolto anche i clienti della domenica”

A tavola, si mangia! E nelle cucine dei ristoranti romani si torna prima a brindare e poi di nuovo ad arrabbiarsi. La notizia del ritorno del Lazio "in giallo" ieri pomeriggio ha fatto inizialmente esultare cuochi, chef, camerieri, pasticceri, pizzaioli, che pensavano domenica prossima, dopo due settimana di stop, di ricevere nuovamente i clienti a pranzo e servire aperitivi e stuzzichini fino alle 18. Invece, no. Tutto slitta di un giorno: il giallo scatterà da lunedì.

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E l'umore degli imprenditori, dopo la gioia, torna nero: "Così perdiamo gli incassi domenicali, c'è già chi era andato a fare la spesa – dice Claudio Pica a capo della Confesercenti Fiepet – Quando ho appreso la notizia del "giallo" ero in chat con i gelatai. C'è stata un'esultanza come allo stadio. Invece dopo qualche ora ho dovuto richiamare tutti per annunciargli che l'apertura era stata posticipata di un giorno. Non è possibile che non ci mai chiarezza su nulla. Noi siamo imprenditori mica stiamo a giocare".

Una festa con l'amaro in bocca, dunque, quella di ieri per i ristoranti romani. Preceduta da un'attesa spasmodica. Perché il cambio di colore non era scontato e, spaventati da una possibile nuova attesa, i ristoratori avevano minacciato proteste sotto al ministero della Salute. Manifestazione scongiurata, Sepolta per ora dalle tante cose da fare. Parola d'ordine: rimettere in moto la macchina. Al più presto. E la macchina della ristorazione è molto complicata. Figuriamoci al netto dei frigo vuoti, frutta e verdura di stagione da acquistare, pesce da andare a comperare al Car, nelle pescherie rionali o nelle marinerie del litorale.

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di

Laura Barbuscia


Al "San Lorenzo" in via dei Chiavari, specialità marinare gourmet, già ieri sera si era fatto "shopping" tra i pescatori di Anzio. "Noi abbiamo continuato in queste settimane a lavorare in delivery – spiega il proprietario, Enrico Pierri – naturalmente comprando molto meno. L'annuncio del giallo ci riempie di gioia, ma per noi imprenditori saperlo in extremis vuol dire un esborso in pi perché, costretti a fare acquisti all'ultimo minuto e quindi senza margini di trattative. La speranza però è che questo sia l'ultimo stop. Non siamo nelle condizioni di ammortizzarne altre chiusure".

"Oggi gireremo tra mercati e supermercati cercando di comprare le materie prime, ci dispiace non aprire domani, ma se questa è la decisione non possiamo farci niente", dice Sergio Paolantoni a capo della Fipe – Confcommercio.

Alessandro Camponeschi, patron del locale che porta il suo nome in piazza Farnese, nell'attesa di sapere il colore, già nella mattinata di ieri si era portato avanti col lavoro.

"Avevo già fatto delle ordinazioni al mercato. Noi seguiamo una cucina stagionale e questo è il momento del tartufo nero. La speranza però è che si possa restare aperti sempre. Febbraio è un mese importante per chi vive di ristorazione: c'è il carnevale e San Valentino che quest'anno capita anche di domenica, speriamo bene…per ora cercherò di vedere rosa. La felicità dei miei collaboratori, quando li ho chiamati per dirgli che sarebbero tornati al lavoro uscendo dalla cassa integrazione, è qualcosa che mi riempie il cuore".

E intanto, la Fipe rilancia: "Prossima mossa, riaprire i ristoranti fino alle 22, osservando i protocolli di sicurezza – dice Luciano Sbraga direttore di Fipe – e in più chiederemo di allungare l'orario dei bar a cui ora è vietato l'asporto dopo le 18".

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