Lunedì mattina, Calle Reconquista 572, Buenos Aires: una nuova contrattista entra nella sede del consolato generale italiano. Si chiama Fiorella Cario, è una delle rappresentanti di una famiglia emigrata dalla Calabria attiva nel campo dell'editoria e dell'associazionismo ma ha soprattutto una parentela importante: è la sorella del senatore Adriano Cario, uno dei "responsabili" che due giorni dopo abbraccerà con passione la causa di Giuseppe Conte, finendo nel nuovo gruppo dei "responsabili" formato da una pattuglia di parlamentari oggetto di lunga e faticosa trattativa.
Che ci sia un nesso fra i due fatti – il rinnovato sostegno di Cario al governo e l'assunzione a tempo della sorella nella sede diplomatica che dipende dal ministero degli Esteri – nessuno può provarlo. Ma il dubbio è lecito, sollecita già accuse trasversali e viaggia su un'interrogazione parlamentare firmata dal deputato di Fdi Andrea Delmastro Delle Vedove, presidente della giunta per le autorizzazioni della Camera: "Io non so se ci sia un conflitto d'interessi sancito dalla legge, verificheremo: di certo questa assunzione – afferma Delmastro – solleva una questione di opportunità grande come una casa. Perché c'è una crisi di governo e le cronache parlano con insistenza di una compravendita di parlamentari: cosa c'è dietro il contratto alla signora Cairo?".
Un sospetto chiama un altro: perché Fiorella Cario è finita a lavorare in una sede consolare che è al centro di un'indagine della Procura di Roma su brogli elettorali che riguarderebbero proprio il fratello senatore. C'è un esposto di un candidato non eletto, Fabio Porta del Pd, che denuncia che in almeno 16 seggi Cario ha ricevuto una mole di consensi decisamente anomala (in alcuni casi il 99 per cento dei voti scrutinati) che sarebbero stati vergati – questa è l'accusa – dalle stesse mani.
Le procedure del voto degli italiani all'estero fanno capo proprio ai consolati. Pure Porta, ovviamente, parla "di un'assunzione totalmente inopportuna" e di un "vero e proprio conflitto d'interessi", perché "Cario è residente nella capitale argentina e perché fa parte di un movimemto, il Maie, il cui presidente Ricardo Merlo (altro esponente dei "responsabili" contiani) è sottosegretario con diretta competenza sui servizi consolari, compresa l'organizzazione delle operazioni elettorali".
Insomma, questa vicenda alimenta anche il sospetto che Fiorella Cario, nella sede consolare, possa in qualche modo inquinare le prove dell'indagine sul voto del 2018 o condizionare le prossime prove elettorali. Impossibile contattare il senatore: cellulare sempre staccato. In compenso il console generale, Marco Petacco, risponde con garbo al telefono: "La signora Cario io neppure la conoscevo, fa parte di un elenco di collaboratori fornito da una società di lavoro interinale, la Gi Group.
Il nostro rapporto è con questa società, non con la persona interessata, che ha un contratto atempo, per un limitato numero di ore settimanali, e si occuperà solo di digitalizzazione di fascicoli già trattati". Petacco sottolinea che la contrattista "non avrà accesso al materiale elettorale. Conflitto d'interesse? Si potrebbe configurare – dice – solo in caso di mansioni più elevate. Non c'è una legge che ci impedisce di assumere il parente di un senatore". Ma le perplessità, e le polemiche, corrono veloci sull'asse fra Roma e Buenos Aires.
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