BARCELLONA – All'entrata della sua sede elettorale, incastonata nel cuore di Barcellona, c'è un biliardino vintage messo in bella mostra. Da una parte, undici calciatori 'blaugrana'. Dall'altra, omini colorati di bianco, anzi di 'blanco'. Joan Laporta sceglie, naturalmente, il lato "giusto", quello dei suoi ragazzi, dei suoi "pupilli", come li chiamava Pep Guardiola: "Hai visto che gol ti ho fatto?". E non c'è che dire, il passaggio filtrante arrivato direttamente dalla linea dei centrocampisti e la combinazione orizzontale tra due dei suoi tre attaccanti dimostrano, senza ombra di dubbio, che l'ex presidente del Barcellona ci tiene davvero alla filosofia di gioco che ha fatto grande il suo Barça: "Gli effetti del mio primo mandato sono durati anche quando siamo andati via. Ed è proprio questa la nostra intenzione: riuscirci di nuovo e regalare al Barça altri 20 anni di successi".
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Non ha paura di macchiare il superbo ricordo che ha lasciato ai tifosi blaugrana?
"Certo che ci ho pensato, ma mi piacciono le grandi sfide e rimanere nella propria comfort zone senza affrontarle sarebbe un atto di codardia. Quelle del prossimo 7 marzo sono le elezioni più importanti della nostra storia. La vita è piena di opportunità e il Barça, in questo momento, ha bisogno di un progetto basato sull'esperienza, la preparazione e la determinazione. Ed è per questo che mi sono sentito interpellato e non potevo davvero non rispondere alla chiamata del mio club".
Un atto d'amore, insomma…
"La nostra proposta è la migliore per il Barça, ne sono convinto. E se, per riuscire a risollevare il club, devo correre il rischio di macchiare il ricordo del mio primo mandato, sono disposto a farlo".
Ammetterà, però, che non sarà facile essere all'altezza del suo primo Barça.
"Non solo voglio soltanto provare a ripetere quello che abbiamo fatto allora, ma l'obiettivo vero è quello di riuscire a migliorarlo. È una sfida enorme, lo so".
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di
Raffaele R. Riverso
E già, perché quello di Laporta e Guardiola è un Barça irripetibile.
"Non sono d'accordo. Non penso che sia irripetibile. Il mondo va avanti ed evolve sempre in maniera positiva. Ed è proprio a partire da questa considerazione che sono convinto che ce la possiamo fare. Il passato è lì, è glorioso, bello, anzi bellissimo da ricordare, ma il presente e il futuro servono proprio a misurarsi con il passato per migliorarlo".
O, quantomeno, provarci. In questo senso, 10.257 soci hanno sottoscritto la sua proposta, un bell'inizio.
"È la prova che, se lavori bene, è possibile raggiungere grandi obiettivi. Si tratta di una cifra record che non avrei mai potuto ottenere senza la mia squadra, oltre cento persone che dedicano, in maniera incessante, il proprio tempo al nostro progetto".
Cos'ha in mente?
"Se guardiamo la nostra storia ci accorgiamo che siamo riusciti a ottenere i nostri più grandi successi quando in prima squadra c'era il giusto equilibrio tra calciatori formati alla Masia e campioni arrivati da fuori".
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Dimentica i fuoriclasse in panchina, Johan Cruyff e Pep Guardiola.
"Certo. È necessario avere allenatori coraggiosi che non abbiano paura di scommettere sui talenti che si sono formati nel nostro settore giovanile. E poi, è fondamentale riuscire a costruire un vero spirito di squadra. Il talento è importante, ma lo diventa ancora di più se associato a determinate caratteristiche personali e umane".
Sotto questo aspetto, quanto sarà importante per il Barça del futuro contare su Lionel Messi?
"Quello di Leo è un tema centrale. Il prossimo presidente del Barça dovrà fare tutti gli sforzi necessari per convincerlo a non interrompere la bella storia di calcio e di vita che lo vede protagonista assieme al Barcellona".
E lei pensa di poterci riuscire.
"So che sta bene al Barça, che lo ama. Sono orgoglioso di poter dire di avere una relazione speciale con lui, fatta di credibilità, rispetto e affetto. So che vuole restare, ma è un professionista ed è reduce da un periodo difficilissimo perché si è sentito ingannato dalla giunta precedente. Dobbiamo lavorare su questo aspetto. Onestamente, penso di avere un vantaggio rispetto agli altri candidati: credo in lui e Leo ha fiducia in me e sa bene che potrò mantenere le promesse che gli farò".
Dovrà lavorare di fantasia, perché le casse sono vuote e il Psg si è detto pronto ad accoglierlo a braccia aperte.
"Non mi è piaciuto affatto il loro comportamento. È normale che un giocatore dica che vorrebbe giocare con Messi, ma che un dirigente (Leonardo, ndr) si esprima in quel mondo mi è sembrata una grave mancanza di rispetto al Barça. Un'uscita fuori luogo, gli manca ancora tanto da imparare al Psg…".
A quanto pare, però, loro si possono permettere il suo ingaggio.
"Se continuano a infrangere le regole del Fair Play Finanziario certo che se lo possono permettere! Spero, però, che la Fifa, la Uefa e il Tas, questa volta non glielo permettano. Detto ciò, quello di Leo non è mai stato un problema economico. Pesa molto di più l'aspetto sportivo. E per quanto riguarda il suo ingaggio (50 milioni netti, ndr) devo far notare che Messi rende molto di più di quanto costa. E poi non dobbiamo spendere un euro per il suo cartellino e per questa ragione possiamo trovare un accordo basato sull'estensione del suo contratto e su una formula di pagamento diversa alla tradizionale".
Parla di estensione contrattuale come se avesse 20 anni e, invece, ne ha 33…
"Secondo me può rendere al massimo per almeno altri tre anni. E potrebbero essere anche di più se sapremo costruirgli attorno una squadra importante".
Come ci riuscirete considerato che la società ha oltre un miliardo di debiti?
"Messi diventa fondamentale proprio sotto questo aspetto perché ci aiuterà a vincere nel breve periodo. Abbiamo bisogno che la squadra continui a conquistare trofei mentre noi portiamo avanti il nostro progetto. Ed è per questa ragione che Messi è la base del nostro futuro. La sfida è maiuscola e sarebbe stato importante poter cominciare a lavorare sin da subito. Quando dicono che il rinvio delle elezioni non vada a mio favore mi viene da ridere: a essere penalizzato, infatti, è il Barça che non può più rimanere senza una dirigenza. Con un debito del genere non posso certo dire che sarà semplice, ma sono tranquillo perché anche quando entrammo nel 2003 la situazione era più o meno la stessa".
Ha già chiaro il suo piano di battaglia?
"Assolutamente sì. Controllo delle spese, ristrutturazione del debito, esplorare nuove fonti di ingresso, ottimizzare quelle tradizionali e, come hanno già fatto altri club, emettere dei titoli istituzionali, senza dare diritti politici, per riuscire a ottenere la liquidità di cui abbiamo bisogno nel breve periodo per ridurre il deficit. Allo stesso modo, lanciare quelli che potremmo chiamare titoli Barça: ossia chiedere ai soci e ai nostri tifosi di contribuire in maniera volontaria alla riscossa della propria società".
Accetterebbe anche l'intervento di qualche fondo di investimento?
"Sono in molti i fondi a essere interessati a finanziare il Barça. Sono aperto a studiare anche questa possibilità. Dobbiamo capire se potrebbero essere interessati ad acquisire un pacchetto di debiti".
C'è il rischio che il Barça passi dalle mani dei soci a quelli di un unico proprietario?
"No, questo non succederà. Anzi, posso dire che siamo qui proprio per questo. Il nostro obiettivo principale è quello di tornare a essere un club sostenibile che rimarrà per sempre di proprietà dei suoi soci. È la nostra peculiarità, quello che rende il Barça unico ed esclusivo".
La Superleague potrebbe aiutarla a quadrare i conti?
"Anche sotto questo aspetto, siamo aperti a studiare tutte le possibilità. Ci è stato detto qualcosa, ma abbiamo bisogno di tutte le informazioni del caso prima di prendere una decisione".
A decidere sarà la giunta o i soci?
"Il presidente e la sua giunta hanno il compito di prendere decisioni, ma allo stesso tempo hanno l'obbligo di conoscere, in ogni momento, cosa vuole la propria massa sociale. La giunta può prendere una posizione, ma l'ultima parola spetterebbe ai soci".
La convince il progetto di un super campionato europeo per club?
"Il vantaggio indiscutibile sarebbe quello di guadagnare molti più soldi e non posso certo dire che, in questo momento, non ci farebbero comodo. Detto questo, non sono convinto che sarà sicuramente una competizione più spettacolare. A tutti piace veder giocare il Barça contro le grandi d'Europa, ma anche un Alcoyano-Real Madrid può essere spettacolare".
Un esempio a caso…
(Ride, ndr) "Dico sul serio, anche questo è calcio e secondo me è altrettanto spettacolare".
Dimentichiamo per un attimo i debiti. Sognare è gratis: a cosa aspira?
"La più grande soddisfazione durante il mio primo mandato è stata quella di scrivere una pagina importante della storia del calcio. In tutto il mondo ci stimavano non solo per aver vinto molti titoli, ma anche per il nostro gioco e per l'altra nostra grande mission, quella umanitaria e solidale. Eravamo un esempio, un punto di riferimento per tutti perché eravamo convinti di poter contribuire a rendere migliore il mondo in cui viviamo. Ed è proprio a questo che dobbiamo aspirare: tornare a essere ammirati e amati".
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