Show must go on. È il motto che racchiude l'esperienza di Rocco Casalino a Palazzo Chigi. Sempre accanto al premier, talvolta anche un passo avanti. Sempre a favore di telecamera. Conte e Casalino, come l'yin e lo yang.
Bisogna guardali bene per riuscire a capire dove finisce uno e dove inizia l'altro. Rocco non è il classico portavoce. Quell'abito se lo sente stretto. È un animale da palcoscenico, un istrione che si definisce "maledettamente esibizionista e voyeur".
La visibilità è da sempre la sua ossessione. La partecipazione al primo Grande Fratello gliene regala parecchia, ma è un'ubriacatura passeggera. Spente le luci della casa e finite le azzuffate televisive, il mondo dello spettacolo sembra voltargli le spalle. Ci riprova diventando giornalista, senza riuscire però ad emergere dal circuito delle emittenti locali.
Allora si butta sul carro del grillismo e prova ad entrare in politica dalla porta principale, ma gli va male. La base boicotta la sua candidatura alle regionali lombarde del 2013 e lui è costretto a fare un passo indietro. Beppe Grillo però lo prende in simpatia e gli spalanca le porte del Palazzo. Inizia come responsabile della comunicazione del gruppo parlamentare al Senato e alla legislatura successiva migra a Palazzo Chigi.
Croce e delizia dell'avvocato del popolo, Rocco è il deus ex machina del "fenomeno Conte" ma anche uno dei suoi principali guai. Sì perché tanto di questa crisi è dovuto a lui. Ai suoi continui sconfinamenti, alla sua smania di apparire, alle gaffe, alla spettacolarizzazione con cui ha curato la comunicazione del premier.
Lo ha detto in chiaro Matteo Renzi il giorno in cui ha ritirato la sua delegazione: "Capisco che nella cultura del Grande Fratello è difficile da accettare, ma i testi di legge non sono post, i decreti non sono tweet, una riforma non è una storia su Instagram". Concetto ribadito anche ieri dopo il colloquio con Mattarella ("Questa non è una saga, non è una fiction, non siamo al Grande Fratello").
A taccuini chiusi i suoi confermano: "La prima vittima di Casalino si chiama Conte, qualunque sia il governo che verrà avrà nuovi equilibri". Suggerendo così che sul tavolo delle trattative di un eventuale Conte ter potrebbe esserci proprio la testa del portavoce.
Gli eccessi del "ministro della propaganda" hanno giocato un ruolo centrale nello sfaldamento del Conte bis anche per il senatore di Fratelli d'Italia Giovanbattista Fazzolari. "La crisi che stiamo vivendo è il segnale di uno Stato che non ci sta più ad essere governato da due mister nessuno, ridiamo la parola agli elettori e consegnamo all'oblio il duo inscindibile Conte-Casalino".
"Casalino ha piegato la politica alle esigenze comunicative: lo abbiamo visto nella fase Covid – spiega Fazzolari – con i Dpcm annunciati a tarda sera solo per far crescere la pagina del premier". Il senatore non ha dubbi: "Si è montato la testa ed ha cominciato a mettere il becco su affari che non dovrebbero competergli. Quando si rivolge a Renzi minacciando di asfaltarlo non si limita a curare l'immagine del premier ma interferisce con le dinamiche politiche".
Insomma, l'insofferenza verso il portavoce si estende a più parti dell'emiciclo. Abbiamo ragionato su questo con Guerino Nuccio Bovalino, docente di Immaginari dell'era digitale all'Università Dante Alighieri di Reggio Calabria. "Casalino è inviso a tutti i politici poiché, svilendone l'essenza, realizza l'ammonimento dell'eterno Nietzsche: Se guardi l'abisso, l'abisso guarderà te", spiega l'accademico.
L'abisso sono i media. Ormai non è più la politica a servirsi dei media ma questi ultimi a plasmare e addirittura determinare ciò che è la politica. "Casalino è l'apocalissi della politica perché – continua il docente – rivela il tramonto definitivo delle istituzioni tradizionali, sostituite da una forma di spettacolarizzazione della gestione del potere dove il ruolo principale verrà occupato sempre di più dai creativi che oscureranno politici di professione e partiti. È una nuova élite che va affermandosi, quella dei media manager".
"Zuckerberg ha di recente affermato che ciò che fu Atene per la democrazia, Facebook deve esserlo per la democrazia nell'era digitale che viviamo: Casalino – conclude Bovalino – è una delle tante piccole parti di questo ingranaggio globale che va definitivamente affermandosi".
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