LISBONA – Anche il Portogallo legalizza l'eutanasia. E' il quinto paese in Europa, dopo Olanda, Belgio, Lussemburgo e Svizzera e il nono al mondo con Colombia, Canada, Uruguay e cinque Stati degli Usa. Undici mesi dopo aver discusso cinque proposte sul tema in Commissione Affari Costituzionali, Diritti, Libertà e Garanzie, l'Assemblea della Repubblica ha approvato a larga maggioranza (136 a favore, 78 contro e 4 astensioni) quella che si chiamerà "Legge per la morte medicalmente assistita".
Non era un voto scontato per un paese profondamente cattolico, punteggiato da chiese in ogni quartiere delle città e nelle vie dei piccoli centri. Ma la forza preponderante dei partiti di sinistra e di centro, insieme ai principi illuminati di una società aperta e tollerante, ha prevalso su un blocco conservatore che fatto comunque sentire la sua voce e il suo peso in questo dibattito durato tre anni. Scontato il voto del Ps, con l'eccezione di 8 deputati, hanno contribuito quelli del Pan, dell'Enp e di 14 iscritti del Psd. Contrari invece il Partito Comunista Portoghese e il Centro Democratico. L'approvazione è stata preceduta da diversi appelli da entrambi i fronti. Ma sulla discussione e l'esito finale ha pesato sicuramente il Covid che in questi giorni ha ripreso a correre costringendo il Portogallo a imporre un nuovo lockdown totale fino al prossimo 8 febbraio.
Quasi disperate le dichiarazioni della Federazione portoghese per la vita che parlava di "scelta scioccante se si legiferasse sulla morte mentre i portoghesi lottano per la vita", e di una serie di associazioni sociali e caritative che consideravano il varo della legge "una mancanza di rispetto nei confronti di migliaia di medici e infermieri che si battono per salvare vite umane". La Chiesa si era lasciata andare a caute aperture e aveva chiesto che la proposta venisse sottoposta a referendum (erano necessarie 60 mila firme) prima di affrontare l'aula. Ma, alla fine, si è scelta la sola via parlamentare e hanno prevalso i sì.
L'eutanasia è dunque legale e viene depenalizzata. Deve essere praticata con l'assistenza di un medico e la garanzia dell'obiezione di coscienza di tutto il personale sanitario coinvolto. Ogni rifiuto deve essere comprovato e comunicato al paziente "non meno di 24 ore prima dell'intervento". Non è punita se la persona è maggiore di 18 anni e si trova in "una situazione di estrema sofferenza", "durevole e insopportabile", "senza speranza di cura", "afflitto da una malattia mortale, "senza speranza prevedibile e miglioramento clinico".
Sarà lui stesso a manifestare questo desiderio "consapevolmente e espressamente, dimostrando una volontà attuale, libera, seria e illuminata". Dovrà essere lucido, in grado di intendere e di volere, "capace di comprendere appieno il significato e la portata della richiesta". Dovrà farlo per cinque volte. Insomma, essere davvero convincente. E' una condizione difesa a spada tratta dal Ps e dal Blocco della sinistra. Per dare autonomia e presa di coscienza al paziente. Tramite ovviamente un medico che a sua volta sarà tutelato da delle commissioni tecniche che ne valuteranno il percorso e l'atteggiamento. E' il medico curante che fornisce il suo parere iniziale, parere che è affidato poi a "uno specialista della patologia che colpisce il paziente" che confermerà "se le condizioni sono soddisfatte".
Se sorgono dei dubbi, se sia il medico sia lo specialista pensano che l'ammalato possa essere condizionato da un disturbo mentale in grado di incidere sulle sue scelte, diventa obbligatorio "il parere di uno specialista in psichiatria".
L'eutanasia potrà avvenire ovunque, ovviamente in un luogo adatto e con l'assistenza adeguata. Il paziente ha la possibilità di esprimere il desiderio di morire presso il suo domicilio ma questo sempre se il medico garantisca che abbia "condizioni di comfort e di sicurezza clinica". L'intero iter deve essere interrotto se il paziente perde conoscenza: non è più lucido e non può prendere una decisione. Equivale a un suo ripensamento. Inoltre, se uno dei medici esprime parere negativo allora il processo si ferma. Si può fare ricorso e il caso è affidato ai Comitati preposti dal Parlamento.
Adesso la legge passa alla firma del Presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, appena confermato domenica scorsa. Ha tre possibilità: promulgare, porre il veto o trasmettere la legge alla Corte Costituzionale.
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