"C'è un coacervo di dettagli ancora da chiarire", scrive il gip di Termini Imerese Angela Lo Piparo nell'ordinanza che ha ribadito il carcere per Pietro Morreale, il giovane accusato di avere ucciso la fidanzata Roberta Siragusa. "Non può escludersi – scrive il giudice – che sia stato coadiuvato nell'azione successiva, relativa all'occultamento degli elementi di prova". Chi ha aiutato Pietro? "C'è stato in realtà un tempo oscuro e sufficientemente lungo per cercare di fare sparire ogni traccia". Parole che aprono scenari inquietanti nell'indagine. Ed è lo stesso giudice a segnare un percorso di ricerca quando dice: "Sono di tutta evidenza le contraddizioni in cui sono incorsi i familiari dell'indagato, che pure si potevano avvalere del diritto di astenersi dal rendere dichiarazioni". Contraddizioni su "altri particolari non meno rilevanti e relativi agli orari in cui si sarebbero svegliati ed avrebbero ricevuto le confidenze del figlio".
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dal nostro inviato
Salvo Palazzolo
Eccolo, il buco nero che l'indagine della procura di Termini Imerese sta cercando di esplorare: "Resta da colmare con le successive investigazioni – scrive ancora il giudice – cosa sia accaduto a partire dal rientro in casa di Pietro (non potendosi escludere che egli sia tornato a casa per poi tornare indietro) e fino al momento in cui si è recato alla caserma dei carabinieri di Caccamo".
I genitori di Pietro hanno detto di aver visto il ragazzo solo al mattino. "Il padre, alle 6 – ricostruisce il gip – aveva parlato con il figlio, avendolo visto turbato. Pietro gli aveva detto che era successa una cosa bruttissima: mentre si stava preparando una sigaretta la sua fidanzata si era cosparsa di benzina e si era data fuoco. Ha affermato che né lui, né la moglie o la figlia si erano accorti dell'orario di rientro di Pietro. Lo aveva visto la mattina in pigiama e vestaglia, a letto". Domenica mattina, il padre di Morreale ha detto ai carabinieri: "Mio figlio mi ha raccontato le ultime parole della ragazza prima di cospargersi di fuoco: ora ti consumo io. E lui è svenuto mentre lei faceva quel gesto".
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Anche i genitori di Pietro raccontano del rapporto travagliato fra i due fidanzati. "Pietro è un ragazzo molto emotivo e sensibile, ma non aggressivo – ha proseguito il padre, sentito dai carabinieri della Compagnia di Termini Imerese – era strano il loro rapporto, ogni tanto litigavano. Gli avevo chiesto perché continuassero a stare insieme. Circa sette mesi fa, Pietro aveva dato due schiaffi alla ragazza, perché lei aveva preso un giravite dal bauletto e gli aveva dato dei colpi al torace". Ben altra versione hanno raccontato i familiari e gli amici di Roberta, che hanno parlato di un pugno sferrato da Pietro Morreale, perchè la fidanzata gli aveva tolto dalle mani uno spinello. "Non voleva che fumasse", ha spiegato il fratello di Roberta agli investigatori.
Pure la madre parla degli atteggiamenti violenti del figlio, ma poi aggiunge a verbale, come a volere giustificarlo: "Pietro mi aveva raccontato che lei lo aveva stuzzicato con dei pizzicotti, ne avevo parlato con la madre di Roberta, con cui avevo chiarito la situazione, in quanto la ragazza si era assunta la responsabilità di aver provocato la reazione del figlio". Parole che il giudice stigmatizza, parlando di contraddizioni nelle dichiarazioni dei genitori, che continuano a rappresentare un'ombra su questa storia.
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