LONDRA – Boris Johnson lo aveva annunciato dopo l'ufficializzazione della nuova, controversa e contestatissima legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong imposta da Pechino lo scorso luglio. Ora si passa ai fatti, che hanno scatenato un’altra dura reazione della Cina che ha annunciato che non riconoscerà più come documento di viaggio e certificato di identità valido i passaporti Bno (British National Overseas) a partire dal 31 gennaio prossimo e "si riserva il diritto di adottare ulteriori misure".
Da dopodomani 31 gennaio, il Regno Unito inaugurerà quel processo tanto temuto da Pechino che, a lungo termine, potrebbe offrire la cittadinanza agevolata a quasi tre milioni di residenti a Hong Kong (su sette milioni complessivi) che hanno diritto al passaporto britannico. Di questi, il governo stima che 123mila e 153.700 nel 2021 prenderanno la strada dall’ex colonia britannica verso il Regno Unito grazie a visti facili e meno costosi, che in cinque anni potrebbero portare alla cittadinanza britannica.
Da domenica, dunque, i cittadini di Hong Kong in possesso dello speciale passaporto britannico “Bno", potranno iniziare a fare domanda di trasferimento in Regno Unito e dal 23 febbraio sarà possibile farlo facilmente anche tramite una app e il passaporto biometrico, come è accaduto per i cittadini europei residenti in Regno Unito che sono rimasti dopo la Brexit. “Sono immensamente orgoglioso di aver aperto questo corridoio”, dirà oggi il primo ministro britannico Boris Johnson, “per permettere ai cittadini di Hong Kong di raggiungere, studiare e trovare un nuova casa in Regno Unito. Perché teniamo ai valori di libertà e democrazia”. Mentre il ministro degli Esteri Dominic Raab aggiungerà che “siamo stati chiari in passato: non ci volteremo dall’altra parte per quanto riguarda il futuro di Hong Kong. L’imposizione della Legge sulla sicurezza nazionale da parte della Cina costituisce una grave rottura della Dichiarazione sino-britannica e va contro la legge internazionale”.
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Questa nuova, controversa e contestatissima legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong imposta da Pechino lede l’autonomia e la libertà dell’ex colonia britannica, che secondo la Dichiarazione del 1997 dovrebbe invece rimanere indipendente dalla Cina fino al 2047. Così il governo britannico ora mette ufficialmente in pratica le sue contromisure. "Perché Pechino ha violato gravemente la dichiarazione sino-britannica", che sancì il passaggio dell'ex colonia di Londra alla Cina "e gli accordi internazionali", secondo Johnson.
La chiave sta nella concessione di Londra di visti e cittadinanze facili a 3 milioni di persone che possono avere accesso allo speciale passaporto "Bno", "British National Overseas", che possono richiedere i cittadini di Hong Kong nati prima del 1997, nell'ambito degli accordi culminati con l'addio di Londra al suo ex protettorato proprio in quell'anno. Al momento, sono circa 300mila a Hong Kong che già posseggono il passaporto "Bno", il quale permette al momento permanenze per un massimo di sei mesi in Regno Unito senza bisogno di visti e una limitata assistenza consolare da parte delle autorità britanniche.
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Ora però Londra estenderà questo permesso di soggiorno temporaneo a ben cinque anni sul suolo britannico, potenzialmente a tutti i tre milioni di cittadini in questione, con diritto a studio, lavoro, welfare. Insomma, come tutti gli altri immigrati regolari. Il che sarebbe la porta assicurata alla residenza permanente e poi per la cittadinanza britannica. Un esodo di proporzioni notevoli, considerando che la popolazione di Hong Kong a oggi è di sette milioni circa. Tuttavia, curiosamente questo provvedimento di Londra lascerebbe scoperti i più giovani (nati dopo il 1997) e cioè proprio coloro che stanno, in maggioranza, manifestando contro la legge cinese, mettendo a repentaglio il loro futuro, se non la vita. Un problema, questo, non di poco conto.
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