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Il diritto di critica e il dovere del vaccino

Per scrivere a Michele Serra: lapostadiserra@repubblica.it o Il Venerdì, via Cristoforo Colombo 90, 00147 Roma

"Gentile Serra, sono medico anestesista/rianimatore, suo coetaneo, dipendente del Ssn, in prima linea con i malati Covid (cioè con la faccia segnata dalle mascherine, sudato e puzzolente dopo ore di tuta, sempre con il pensiero di potermi ammalare, in età molto a rischio, e mai in giacca e cravatta a discettare in un qualche talk show), ancora in servizio ancorché con diritto alla pensione già maturato. Mi sono vaccinato. Riluttante, assai! Anche per miei problemi di salute precedenti. Come lei dice per solidarietà, anche. Per senso di responsabilità nei confronti altrui. Eppure concordo con quanto le ha scritto il lettore D'Acunto (sul Venerdì del 15 gennaio).

Di questi vaccini sappiamo poco o nulla. Sette mesi sono un'inezia. Qualche decina di migliaia di volontari anche. Nessun farmaco, a quanto posso capire, verrebbe autorizzato in base a queste premesse. Parliamo di popolazioni di volontari di cui non sappiamo nulla (età, sesso, attività lavorative, livello di esposizione, etc… ). Sui possibili effetti collaterali ancora meno. In particolare quelli non immediati. Sull'"onestà" delle case farmaceutiche mi permetta di nutrire qualche modesto dubbio (vedi il talidomide, da lei citato, e tanto altro). Sulla neutralità della scienza? Ma dai… Su quella dei vari "magnati" finanziatori ancor meno, magnassero un po' meno alle spalle dei loro lavoratori sfruttati con moderni e sofisticati comportamenti, spesso da schiavisti.

Mi sembra che alimentare qualche dubbio sia un sano comportamento. Doveroso. Anche da parte di chi per definizione dovrebbe fare il "cane da guardia" sul comportamento dei potenti. Anche perché se tutti quelli che non seguono il pensiero mainstream o nutrono qualche dubbio li fate passare per negazionisti, antiscientifici, no vax, possibilmente fascisti e trumpiani, si corre il rischio, veramente, di delegare proprio a questi ultimi quel che dovrebbe essere invece il patrimonio indiscutibile della sinistra. L'arte del dubbio! Il bisogno di indagare, di approfondire, di interrogarsi. Perché la scienza, come la vita, è piena di grigi, e quasi mai fatta di bianco o nero".

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Caro Casetti, la sua lettera coglie, nelle considerazioni finali, un tema di enorme importanza: se la critica dell'esistente non è più cosa di sinistra, il rischio è lasciare alla destra estrema, al complottismo, a forme non razionali (ma assai rappresentate in rete) di opposizione al "sistema", il quasi monopolio del pensiero "differente". In molti Paesi occidentali (tutti?) la sinistra è schierata a difesa della democrazia e delle sue istituzioni (ivi comprese le istituzioni sanitarie). Credo che sia una scelta giusta, anzi vitale. Non era necessario attendere l'assalto al Congresso americano da parte di una piccola folla di fascisti, complottisti e paranoici a vario titolo per sapere che "democrazia" non è un concetto popolare presso qualche decina di milioni di persone. Ma non c'è dubbio che questo lealismo democratico levi alla sinistra una parte importante del suo lavoro, che è l'esercizio della critica, la messa in dubbio di molti dei meccanismi economici, e di potere, che governano la società.

Una sinistra conformista, schierata a difesa dell'esistente, è il rischio, molto concreto, che questo passaggio d'epoca comporta. Dunque va raccolto il suo invito a coltivare il dubbio: anche sui vaccini. Ma mi permetta di aggiungere che non è, quello dei vaccini, l'esempio più opportuno da fare, se si vuole favorire un "ritorno alla critica". Credo che la maggior parte delle persone sappia bene che per i vaccini anti-Covid è stata fatta un'accelerazione indebita, probabilmente saltando qualche passaggio di sicurezza. Ma credo anche che la maggior parte delle persone sappia che tra un rischio ipotetico (quello che il vaccino abbia più effetti collaterali di quelli "ufficiali") e un rischio molto concreto, cioè che la pandemia continui a dettare legge, uccidere esseri umani, minare l'economia, non è possibile né lecito avere troppi dubbi. Per questo, a differenza di lei, mi sono definito un vaccinato (anzi, un vaccinando) entusiasta. Perché faccio parte di una collettività che ha bisogno urgente di uscire da questo incubo, che lei ben conosce.

Cerchiamo dunque di scegliere bene i luoghi e i campi nei quali esercitare il nostro diritto/dovere di critica. Big Pharma non avrà la nostra benedizione e nemmeno la nostra sudditanza, se ci vaccineremo. Non è all'ordine del giorno, qui e ora, lasciare varchi, anche minimi, all'onda micidiale dell'anti-scienza, del livore complottista, della demenza attiva, e infettiva, dei vari QAnon. No, la scienza non è neutrale, per averlo scritto un paio d'anni fa proprio in questa rubrica mi sono anche preso dei brutti voti da qualche scienziato fondamentalista. Ma non è il momento migliore per dirlo, questo. È il momento di vaccinarsi, riluttanti o entusiasti che si sia.

Sul Venerdì del 29 gennaio 2021

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