Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della Lav contro la sperimentazione scientifica sui macachi portata avanti dall'Università di Torino e di Parma. Il progetto di ricerca Light-Up dei professori Marco Tamietto e Luca Bonini, vincitore di un Consolidator Grant dell'European Research Council (Erc), era stato stoppato a ottobre 2020 dai giudici amministrativi, ma questa sera è arrivata la sentenza che dà il via libero definitivo alla ricerca. “Già nei prossimi giorni possiamo tornare in laboratorio” dice soddisfatto Tamietto, finito più volte nel mirino degli animalisti.
di CRISTINA PALAZZO
L'ultimo sviluppo della decennale ricerca sui pazienti resi ciechi dalle lesioni alla corteccia cerebrale richiede una sperimentazione anche sui macachi e ha fatto infuriare gli animalisti che dopo le proteste e le manifestazioni si sono rivolti ai giudici per chiedere di bloccarla: “Abbiamo combattuto una battaglia per oltre due anni, contro i giganti favorevoli alla sperimentazione animale. Una lotta con cui abbiamo svelato ciò che accadeva in quei laboratori, per questo studio autorizzato all’Università di Torino, finanziato con fondi europei – commenta il presidente Lav, Gianluca Felicetti – In questa lunga campagna d’informazione e denuncia numerosi esperti scientifici e legali hanno sostenuto la richiesta Lav di fermare la sperimentazione e liberare gli animali”. Sul Consiglio di Stato da giorni soffiava la bufera per le prese di posizione del giudice, ed ex ministro, Franco Frattini che su Twitter in passato si era scagliato contro il progetto di ricerca.
Jacopo Ricca
Per Tamietto invece la sentenza che dà il via libera alla sperimentazione “è una vittoria della scienza”. Il professore ordinario di Psicobiologia all’Università di Torino insiste: “Dall'inizio di questa vicenda abbiamo perso 20 mesi di ricerca. Non è che dopo questa sentenza siamo pari e patta. C'è un danno pubblico al valore della ricerca, alle vite delle persone e per la cura dei pazienti. Al di là di questo caso bisogna fare un ragionamento su quale spazio si deve dare alle associazioni che si sono opposte”.
In una nota le Università di Torino e Parma sottolineano "con preoccupazione e rammarico il considerevole ritardo accumulato (ben 20 mesi) nelle attività progettuali, nonché le false accuse che sono state rivolte contro dottorandi, ricercatori, personale e istituzioni pubbliche a causa della campagna denigratoria che, per alcuni tratti, ha travalicato i limiti del confronto sereno e del reciproco e doveroso rispetto su questioni tecnicamente complesse e con indubbi, delicati, risvolti etici, sfociando anche in minacce, aggressioni e deturpazioni perpetrate su suolo ed edifici pubblici delle città e degli Atenei coinvolti. Episodi alimentati da notizie che le sentenze di merito di Tar e Consiglio di Stato hanno definitivamente sancito come infondate". I due atenei concludono augurandosi che la vicenda sia "un monito in merito alle necessarie tutele istituzionali che devono essere garantite alla libertà di ricerca entro il rigoroso rispetto dei principi etici".Original Article
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