I minori nati per procreazione eterologa medicalmente assistita, praticata all'estero da due donne, vanno tutelati. E spetta al legislatore trovare le forme più idonee per colmare questo vuoto normativo, anche alla luce delle fonti internazionali. È quanto ha chiesto oggi la Consulta, dopo aver esaminato in camera di consiglio la questione del riconoscimento dello status di figli per i bambini nati da fecondazione assistita.
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di
Maria Novella De Luca
Il caso era nato dalla vicenda di due donne padovane che avevano avuto due figlie con la fecondazione assistita, nate entrambe a Barcellona. Le due signore si sono poi separate e la mamma "biologica" non ha più voluto far vedere le bambine all'altra madre che si è quindi rivolta a un avvocato. Dal tribunale dei minori all'Appello al Tribunale di Padova, nessuno ha trovato un appiglio giuridico al quale fare riferimento. Proprio i giudici padovani avevano sollevato una questione di costituzionalità, riscontrando un vuoto di tutela in presenza di una situazione conflittuale della coppia, che rendeva, tra l'altro, impraticabile il ricorso all'"adozione non legittimante". E per questo avevano rimesso il caso alla Corte Costituzionale.
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La sentenza non è ancora stata depositata ma la Corte ha fatto sapere che la questione è stata dichiarata inammissibile. In assenza di una disciplina applicabile al caso concreto, la Corte ha ritenuto di non intervenire e ha dunque rivolto un monito al legislatore affinché trovi e adotti le forme di tutela più adeguata.
"Sono molto delusa, speravo in una decisione diversa" ha commentato la mamma che aveva dato il via al caso dopo il pronunciamento della Consulta.
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