In punta di Costituzione. L’avvocato Rocco Todero, esperto di Diritto Pubblico, membro del Comitato scientifico della Fondazione Luigi Einaudi, parla con il suo accento siciliano e si accalora quando vengono messe in discussione le libertà dei cittadini sancite dalla Carta.
“Chiariamo subito: in presenza di un’emergenza nazionale acclarata, sono possibili limitazioni dei diritti e delle libertà dei cittadini. Lo stabilisce la Costituzione. Ma è solo la prima parte. La Carta fissa anche i criteri entro cui queste limitazioni possono essere fatte. Sono criteri inderogabili, non contrattabili e neanche aggirabili”.
Quali sono?
“Il primo principio, quello più urgente oggi, è la trasparenza. Un nodo fondamentale: qualunque provvedimento venga preso deve essere comprensibile a tutti, motivato con dati e analisi disponibili e verificabili, spiegato ai cittadini con estrema chiarezza”.
Qualche esempio?
“Se mi riferisco alla situazione attuale, forse spiego bene questo concetto: bar e ristoranti chiusi (a orari diversi o in zone diverse del paese) per un provvedimento di ‘contenimento della pandemia’ non può non essere sostenuto da tutta la documentazione verificata e verificabile per cui si ritiene che tali chiusure abbiano innanzitutto un impatto reale sulla diffusione del contagio e nello stesso tempo dimostrino – senza ombra di dubbio – che tali luoghi sono ‘responsabili’ di una concreta trasmissione del virus stesso”.
di
Michele Ainis
Con quale obiettivo?
“La trasparenza di queste informazioni permette una verifica certa della congruità e della validità stessa dei provvedimenti presi. Il fattore della comprensibilità a tutti i cittadini poi è anche questo un principio inderogabile della Costituzione: il varo di una normativa che restringe le libertà va non solo motivata, ma spiegata in modo che tutti possano comprenderne i perché, gli obiettivi e la durata nel tempo”.
Cosa è corretto costituzionalmente per garantire questa trasparenza?
“Come gruppo di avvocati e come Fondazione Luigi Einaudi prenderemo un’iniziativa in questo senso: cercheremo di obbligare, in base al dettato costituzionale, il governo, gli enti locali e a tutte le istituzioni (anche quelle “nate” per far fronte alla pandemia) a pubblicare su un portale accessibile a tutti i documenti, i dati, le motivazioni e le procedure relative alla lotta contro l’epidemia in corso. Tutti i dati, chiarisco: anche quelli dei ricoveri ospedalieri, del confinamento domiciliare, dei provvedimenti presi e delle motivazioni scientifiche e statistiche, etc. Perché il cittadino ha il diritto di sapere e di valutare queste informazioni. Aggiungo che queste informazioni devono essere rese comprensibili anche a chi non ha dimestichezza con leggi, normative, decreti, decreti attuativi, etc”.
Michele Ainis
E gli altri principi costituzionali?
“Un principio di base è che ci deve essere proporzionalità rispetto agli obiettivi e alle modalità di esecuzione delle limitazioni. Sottolineo limitare, non annullare, cosa che la Costituzione non prevede proprio. Proporzionalità degli interventi finalizzata ai risultati che i provvedimenti restrittivi si prefiggono di ottenere, quindi. A questo principio si agganciano due corollari altrettanto vincolanti: il primo è quello dell’utilizzo del mezzo più adeguato a raggiungere gli obiettivi e che sia contemporaneamente e senza ombra di dubbio il meno limitante possibile delle libertà dei cittadini”.
Si spieghi bene.
“Va costituzionalmente dimostrato che il mezzo scelto sia utile a raggiungere il fine prefissato che – nel caso del Covid 19, ad esempio – non può essere una generica indicazione di ‘contenimento della pandemia’, ma deve indicare anche con chiarezza e trasparenza qual è la soglia da raggiungere e in che modi. Se ci sono due provvedimenti simili che prevedono limitazioni delle libertà dei cittadini, va obbligatoriamente scelto quello che produce meno impatto sui diritti fondamentali della popolazione. Va altresì dimostrato che la riduzione delle libertà personali effettivamente riduca il danno generato dall’evento emergenziale. Il secondo corollario è quello della temporalità e temporaneità: un provvedimento restrittivo, motivato e proporzionato ai risultati, deve anche indicare con esattezza data di inizio e fine, nonché la sua non ripetitività automatica nel tempo”.
La giungla dei provvedimenti, un altro nodo da chiarire.
“La catena dei provvedimenti deve avere una gerarchia ben precisa e garantire ai cittadini il diritto di poter esprimere, anche in forma legale, un parere oppositivo”.
Faccia qualche esempio.
“Il governo, a Natale, ha varato un decreto-legge. I decreti-legge, come è noto, non possono essere impugnati di fronte ai tribunali amministrativi (Tar), ma semmai, con procedure lunghissime e complicate, solo alla Corte costituzionale. Il decreto-legge è, di per sé, un provvedimento quadro che poi dovrebbe essere accompagnato da decreti attuativi. Emanare in un mese diversi decreti-legge sullo stesso tema crea un paradosso che limita la libertà dei cittadini di poter esprimere un dissenso legale. Nello stesso tempo, non varare in tempi utili i relativi Dpcm (questi sì impugnabili di fronte ai tribunali amministrativi) comprime ulteriormente la libertà di opporsi. Tutto ciò è fuori dal dettato costituzionale”.
E le Faq diffuse successivamente ai decreti-legge e ai Dpcm?
“Si tratta di qualcosa che a livello costituzionale rappresenta un’aberrazione. Le Faq sono arrivate al punto di scavalcare, in senso restrittivo o in senso ‘liberatorio’, quanto era scritto sia nei decreti-legge, sia nei Dpcm. Dando così un margine discrezionale a chi deve poi applicare la normativa”.
Qualcuno obietterà che tutte queste “fissazioni” sui diritti costituzionali dei cittadini sono armi date in mano ai cosiddetti “negazionisti”.
“Come ho sempre detto, sono ben lontano da essere un ‘negazionista’, anzi. Proprio per questo, il diritto costituzionale è indispensabile per mantenere una rotta chiara e trasparente nella lotta alle emergenze che possono prevedere limitazioni alle libertà dei cittadini. Entro questa rotta stabilita dalla Costituzione, la legittimità, la trasparenza e la chiarezza degli obiettivi che devono essere perseguiti da chi è chiamato a contrastare un’emergenza, di qualsiasi natura sia, ha una sua validità e può essere compresa, accolta e seguita dalla popolazione. Fuori da questa rotta c’è l’arbitrio, il calpestare – volutamente o no – i principi democratici e il diritto dei cittadini. Tutto il resto sono chiacchiere inutili”.
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