LONDRA – Il leader dei Proud Boys, il movimento di estrema destra coinvolto nel recente assalto al Congresso di Washington e accusato di “terrorismo domestico”, è stato un informatore dell’Fbi e di forze di polizia locali negli Stati Uniti. Secondo documenti ottenuti dall’agenzia Reuters e citati stamane dal Guardian, Enrique Tarrio ha ripetutamente lavorato “undercover” in varie indagini dopo un suo arresto per frode nel 2012, aiutando le autorità americane a incriminare una dozzina di persone per droga, scommesse illecite e traffico di esseri umani.
Interpellato dalla Reuters due giorni fa, Tarrio ha negato di avere svolto un ruolo simile o di avere cooperato con le forze dell’ordine. “Non ne so niente”, ha detto, “non ricordo nulla del genere”. In ogni caso non ci sono prove che abbia continuato a essere un informatore dell’Fbi anche durante la sua leadership dei Proud Boys, il gruppo fondato nel 2016 e diventato protagonista sia degli scontri con il movimento Black Live Matters, sia della rivolta contro il risultato delle elezioni presidenziali del novembre scorso, culminata nell’attacco al parlamento della capitale mentre veniva certificata la vittoria di Joe Biden su Donald Trump. È possibile che ora smentisca il proprio passato di informatore dell’Fbi per non perdere la fiducia e il sostegno dei suoi seguaci tra i Proud Boys.
Tarrio non ha partecipato a quello che è stata descritto dallo stesso Biden come un’azione terroristica: era stato arrestato a Washington due giorni prima per possesso di due fucili automatici ed espulso dalla città. Tuttavia cinque membri dei Proud Boys sono stati poi messi agli arresti per i disordini del 6 gennaio in Campidoglio.
Secondo le rivelazioni della Reuters, il pubblico ministero e l’avvocato difensore del leader estremista chiesero al giudice che nel 2014 presiedeva il processo per frode nei suoi confronti di ridurgli la pena proprio in virtù del lavoro clandestino che aveva fatto come informatore di Fbi e polizia. Il pubblico ministero disse che le informazioni ottenute grazie a Tarrio avevano portato all’incriminazione di 13 individui in due inchieste separate, una per traffico di droga e una per un giro di scommesse illegali. Jeffrey Feiler, l’avvocato di Tarrio, aggiunse che il suo cliente aveva lavorato in numerose operazioni dell’Fbi e di corpi di polizia contro il traffico di marijuana e di immigrati, dimostrandosi un “prolifico” collaboratore. In un caso specifico citato dai documenti raccolti dalla Reuters, “a suo rischio personale e in un ruolo di infiltrato, Tarrio incontrò i trafficanti di esseri umani e promise di pagare loro 11 mila dollari per fare arrivare negli Usa suoi presunti parenti da un altro paese”.
L’ufficio di Miami dell’Fbi, dove Tarrio vive attualmente, ha rifiutato di fornire commenti sulla vicenda.
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