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Guerrini: “I musei sono sicuri e lo Spinola cresce”

La Liguria che torna gialla si prepara a vedere i suoi musei di nuovo aperti. Pochi visitatori alla volta, in orari ridotti, solo nei giorni feriali. Ma si deve pur ripartire. E allora le prossime settimane saranno un test per tutti, per chi offre cultura, come i musei, e per chi la vuole vivere, i visitatori, spiega Alessandra Guerrini, direttrice regionale dei musei della Liguria e di Palazzo Reale. La vigilia di un nuovo avvio porta con sé un carico di speranze che dovrà confrontarsi con la realtà.
Ma c’è più di un motivo per un po’ di (cauto) ottimismo, dice questa manager della cultura a cui lo Stato ha affidato il timone dell’unico museo nazionale che ha sede a Genova (le gallerie nazionali di Palazzo Spinola e il museo del Reale che formano un unicum di straordinario valore artistico e culturale). Proprio lo Spinola, si prepara a crescere con nuovi spazi per ospitare bookshop e biglietteria e nuove collezioni. ieri è stato lanciato il bando di gara per l’acquisto di un immobile, mentre fra breve inizieranno i lavori di ristrutturazione dell’ex negozio di giocattoli che si affaccia su San Luca e che diventerà appunto bookshop e biglietteria del palazzo.

Dottoressa Guerrini, in una Liguria che si prepara a tornare gialla i musei sono pronti a ripartire?
«I musei sono luoghi sicuri. Noi riapriremo secondo le disposizioni di legge, con numeri bassi. Partiremo con il Palazzo Reale al mattino, dalle 8,30 alle 13,30, e con lo Spinola dalle 13,30 alle 19,30, così da dare la possibilità di vederli entrambi. Non più di 20 persone all’ora allo Spinola e 30 al Reale. Capiremo subito come risponderà il pubblico, che sarà cittadino. Le scuole mi sembrano ancora lontane, ma stiamo a vedere, se la situazione epidemiologica migliora, aumentiamo i numeri».

Quando potrebbe essere la vera ripartenza?
«Speriamo a maggio, abbiamo già alcune idee. Abbiamo ricevuto in comodato una bellissima collezione di ceramiche savonesi, dovevamo esporle nel 2020 ma abbiamo rinviato al 2021 e stiamo lavorando al catalogo. Al Reale invece vorremmo legarci alla Design Week di maggio, proseguendo la nostra collaborazione con l’università di Genova. Sarebbe il terzo anno, dopo il mobilio contemporaneo, due anni fa, e le sedie che avevamo nei depositi e abbiamo esposto su pallet nella galleria degli Specchi l’anno dopo».

Le acquisizioni continuano a crescere. Come fate con gli spazi?
«Abbiamo appena avuto le chiavi dell’ex negozio che si affaccia su via San Luca che diventerà il bookshop e la biglietteria dello Spinola. E proprio oggi (ieri per chi legge n.d.r.) abbiamo lanciato sul nostro sito il bando per l’acquisto di un immobile che ci consente di ampliare gli spazi del Palazzo, così da allargare le collezioni.
In parallelo lavoriamo anche alla gara, sempre per bookshop e biglietteria, del Reale. La struttureremo bene per avere il nuovo gestore in autunno. Nel frattempo, al posto degli striscioni, abbiamo messo un totem luminoso all’interno di Palazzo Reale».

Ma perché i musei sono rimasti chiusi? E perché lo sono stati i teatri, i cinema? Che impressione le fa vedere le strade piene di gente e sapere che luoghi di cultura che rispettano le più rigide norme di distanziamento e protezione sono stati costretti a fermarsi?
«I musei sono sempre stati in sicurezza. Io credo che la motivazione di fondo sia stata quella di evitare che le persone avessero una spinta in più per muoversi, sapendo appunto che i musei erano aperti. Secondo me questa è stata la motivazione del blocco. Per cinema e teatri so che le misure di sicurezza sono sempre state le stesse. Non deve sfuggirci però che i musei pubblici sono sostenuti, quindi possono aprire anche se in perdita.
Ma cinema e teatri hanno costi che devono essere bilanciati dal pubblico.
Altrimenti non possono reggere».

Voi avete offerto il teatro del Falcone per le vaccinazioni. Perché?
«Il Falcone oggi non è un teatro, ma un centro espositivo che ospita mostre. Sappiamo di non poter affrontare i costi di una mostra perché avremmo poche persone. Il museo è un servizio pubblico, la mostra richiede un equilibrio di bilancio. A questo punto abbiamo deciso di renderlo disponibile per l’emergenza sanitaria. È centrale, è ben servito dai mezzi pubblici, importante per gli anziani. La Asl sta facendo le verifiche e ci sono sembrati interessati. Mi piace l’idea che la cultura, in quanto servizio pubblico, sia a disposizione della comunità».

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