MILANO – Battuta d'arresto nella strada di miglioramento che l'Italia aveva imboccato negli ultimi anni per quel che riguarda la pecezione della corruzione nelle strutture pubbliche. Secondo il nuovo rapporto di Transparency international, infatti, il Belpaese difende il punteggio dell'anno scorso (53) ma non facendo progressi scivola di un gradino in classifica posizionandosi al 52esimo posto su 180 giurisdizioni prese in considerazione.
In una nota dell'Organizzazione che si occupa proprio di valorizzare la trasparenza, si segnala appunto "un rallentamento del trend positivo che aveva visto l'Italia guadagnare 11 punti dal 2012 al 2019, pur confermandola al 20simo posto tra i 27 Paesi membri dell'Unione Europea. Danimarca e Nuova Zelanda continuano ad attestarsi tra i Paesi più virtuosi, con un punteggio di 88. In fondo alla classifica, Siria, Somalia e Sud Sudan, con un punteggio, rispettivamente, di 14, 12 e 12".
La pagella al percepito sulla corruzione arriva attraverso l'analisi di 13 parametri e i sondaggi agli esperti provenienti dal mondo del business. "Negli ultimi anni l'Italia ha compiuto significativi progressi nella lotta alla corruzione: ha introdotto il diritto generalizzato di accesso agli atti rendendo più trasparente la Pubblica Amministrazione ai cittadini, ha approvato una disciplina a tutela dei whistleblower, ha reso più trasparenti i finanziamenti alla politica e, con la legge anticorruzione del 2019, ha inasprito le pene previste per taluni reati", si riconosce.
Ma si aggiunge che "le sfide poste dall'emergenza Covid-19 possono mettere a rischio gli importanti risultati conseguiti se si dovesse abbassare l'attenzione verso il fenomeno e non venissero previsti e attuati i giusti presidi di trasparenza e anticorruzione, in particolare per quanto riguarda la gestione dei fondi stanziati dall'Europa per la ripresa economica". Torna dunque il tema di presidiare la mole di denaro, oltre 200 miliardi, che nei prossimi anni dovrà confluire in progetti concreti e accelerati.
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