ROMA – Bullaggini assortite, siparietti poco edificanti, insulti gratuiti, provocazioni. Nel repertorio di Zlatan Ibrahimovic versione col ghigno di Jack Nicholson in "Shining" c'è anche tutto questo, prendere o lasciare. L'Inter-Milan di Coppa Italia resterà nella storia come il "Derby-vodoo". Ma prima del testa a testa con Lukaku la rincorsa di Ibra è lunga e contempla svariati contatti ravvicinati tipici della rissa giù in cortile. Non è cattivo, è che si disegna così.
Inter-Catania, ottobre 2006. Ibra vs Andrea Sottil, il suo marcatore. Calcio d'angolo, nell'attesa Ibra ridacchia, sbeffeggia l'avversario, poi fa partire uno sputacchio dritto sulla schiena di Sottil (che non se ne accorge). Poco dopo segna Stankovic, Ibra si avvicina a Sottil e gli mostra il dito medio. Il difensore del Catania a fine gara: "E' un bambino dell'asilo, si comporta come ai giardinetti pubblici". Ibra replica: "Mi ha offeso prima lui".
Milan-Napoli, novembre 2016. Ibra a gioco fermo rifila uno schiaffo a Salvatore Aronica, ma lo fa nascondendosi (!) dietro Nocerino. Aronica, infatti, replica con una manata immediata a Nocerino, che non capisce, come Totò nel celebre sketch. Ibra espulso, comunque. Aronica in una recente diretta-facebook ha ammesso: "Quella volta cercai di usare malizia per farlo innervosire".
di
Enrico Currò
Tre anni insieme all'Inter (2006-2009), un'antipatia di pelle. Di Marco Materazzi Ibra ha detto: "E' cattivo, gioca per farti male". Si sono sempre guardati in cagnesco. Troppo simili, due gladiatori. Quando Ibra passa al Milan succede il patatrac. Parole di Zlatan: "Materazzi, mi carica e gli faccio una mossa di Taekwondo: così lo mando in ospedale. Stankovic mi chiede: 'Perché lo hai fatto?' Io: 'Aspettavo questo momento da quattro anni". Alè: il rancore è servito.
di
Jacopo Manfredi
Ibra in campo irride, prende per i fondelli, sa quali tasti toccare. Nella MLS, campionato in cui si sentiva – parole sue – "Come una Ferrari in mezzo alle Fiat" – se la prese con tale Nedum Onuoha del Salt Lake City. Si erano beccati per tutta la partita e quando Ibra segnò si avvicinò all'avversario e gli urlò in faccia la sua esultanza. L'eleganza è un'altra cosa.
Lo disse a un suo compagno di squadra all'Ajax, Rafael Van der Vaart. Due galli nello stesso pollaio. Sua Altezza (Ibra) vs Sua Altezzosità (Van der Vaart). Si detestavano. Era successo che dopo uno scontro in allenamento Van der Vaart ai cronisti aveva detto che Ibra aveva fatto un'entrata carogna. Il giorno dopo Ibra l'aveva affrontato: "La prossima volta ti spezzo le gambe, ma sul serio". Da allora non si sono più parlati.
13 marzo 2011, Milan-Bari. Così, senza alcuna ragione apparente, Marco Rossi cade a terra in mezzo all'area e Ibra se ne va, a testa bassa, ghignando. Ha fatto il suo dovere. Ha appena rifilato un pugno sul costato del difensore, che poi dirà: "C'era stato un normale contatto di gioco, poi all'improvviso ho sentito un pugno. Non so cosa gli sia successo". Nessuno lo saprà mai.
Svezia-Olanda, ottobre 2010. Una volta, due volte, tre volte. Ibra punta Mark Van Bommel, il centrocampista olandese. Lo provoca, gli si avvicina all'orecchio con modi da "Goodfellas", lo stuzzica con chissà quali dolci paroline. Van Bommel è una sfinge. E reagisce mandando in corto circuito Ibra, cioè ignorandolo. L'anno dopo – chissà quanto riappacificati – giocheranno insieme nel Milan.
27 febbraio 2013, Psg-Olympique Marsiglia. L'inglese Joe Barton osa moltissimo e – dopo un fallo – si rialza e mima con le dita della mano il (lungo) naso di Zlatan. Che borbotta, ma incassa. Forse sa che Barton è un bella canaglia. Nel suo repertorio: galera, servizi sociali, un pugno sui denti a un compagno di squadra (Dunne), uno sull'occhio a un avversario (Dabo), un mozzicone spento sul viso di un ragazzino della Primavera (ai tempi del Manchester City).
Dicembre 2013, ancora Francia, stavolta Psg vs Lille. Schermaglie varie tra Ibra e Rio Mavuba. A un certo punto Ibra lo spinge a terra. Mavuba si rialza e lo prende per il collo. Sorprendente Zlatan: non reagisce, ma cade fulminato a terra. Altro episodio francese, gennaio 2015, Psg vs Saint Etienne, scontro verbale con Paul Baysse, l'incauto insiste fino a che Ibra lo guarda sorpreso e gli fa: "Sorry, who are you?".
Non risparmia nulla, neppure ai compagni di squadra. L'episodio più celebre: la lite a Milanello con il gigante americano Oguchi Onyewu. Partitella a Milanello. Ibra disse che Onyewu aveva le "dimensioni di una casa". Voleva provocarlo. Risposta: non mi fai paura, delle tue provocazioni me ne frego. Ibra provò due volte a colpirlo con un tackle, l'altro li evitò e lo toccò alla spalla, per allontanarlo. Replica: testata di Ibra. Da lì: calci, pugni, ginocchiata di Onyewu e costola rotta di Ibra, scazzottata, mani in faccia, Allegri che sospende l'allenamento. Sigla, sipario, divideteli se no succede un finimondo.
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