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Proroga cartelle e decreto Ristori, il governo punta a concludere

ROMA – La crisi politica rischia di paralizzare l'economia anche se ieri il governo dimissionario ha fatto sapere informalmente che la prossima settimana potrebbe essere varato il decreto Ristori da 32 miliardi unificando in un unico provvedimento anche la proroga dell'invio delle cartelle fiscali e dei pignoramenti. Alla fine è molto probabile invece che si prevedano due decreti distinti: Ristori e cartelle. Anche se sul piano politico nulla può essere dato per scontato.

La realtà è che il blocco dell'attività di governo arriva in un passaggio cruciale all'inizio del nuovo anno con una serie di scadenze che vanno dai ristori fiscali previsti per 10 miliardi alla proroga del blocco dei licenziamenti e del prolungamento della cassa integrazione. Ieri fonti del governo facevano sapere che i provvedimenti legati al Covid possono essere varati anche durante la crisi perché sono atti correnti. Tuttavia, se la prossima settimana non ci sarà ancora un governo, dunque non ci sarà un accordo tra i partiti della futura maggioranza, sembra poco probabile che i ministri trovino un accordo sulla destinazione e sui meccanismi di elargizione dei 32 miliardi. Accordo già difficile prima della crisi: sulla perequazione per le partite Iva per risanare le perdite delle chiusure della seconda ondata c'era contrasto tra chi voleva considerare come punto di riferimento il fatturato e chi gli utili. Altrettante divisioni tra grillini e Pd sullo sblocco dei licenziamenti (si stima la perdita di 200 mila posti di lavoro) e sul prolungamento della cassa integrazione dove il Pd preferiva una soluzione selettiva e i 5S generalizzata.

Quanto alle cartelle, si tratta di 50 milioni al ritmo di 4 milioni al mese, con ingiunzioni di pagamento e pignoramenti. Il governo è intervenuto nei giorni scorsi per evitare ingorghi e disordini con una mini proroga fino a lunedì prossimo 1° febbraio. L'unico modo per estendere la proroga, se si vogliono evitare risvolti erariali, è un nuovo decreto.

Strada bloccata anche per il Recovery Plan. Finito nel tritacarne della crisi e assai criticato, in zona Cesarini Conte ha tentato di riscriverlo vedendo sindacati e Confindustria, ma ieri l'incontro con le Regioni è saltato. E anche il previsto lungo percorso parlamentare del Piano varato il 12 gennaio, condito da una serie di audizioni, si è bloccato.

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