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Covid-: per primo lo ha scoperto Twitter

Prima dei primi annunci pubblici, prima di ogni allarme o lockdown, e prima dei pazienti zero o uno, in Europa i sintomi del covid19 erano già, su Twitter, a parole.

Proprio così: un paper pubblicato su Scientific firmato daricercatori della Scuola di alti studi di Lucca, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’Università della Calabria ha analizzato i tweet pubblicati tra il primo dicembre 2019 e il primo marzo 2020, raccogliendo in un database tutti quelli che contenevano la parola-chiave polmonite– uno dei sintomi successivamente associati alla malattia da Covid19 – in 7 lingue dell’Unione Europea, cioè italiano inglese, francese tedesco, spagnolo, polacco e danese.

Ebbene, dall’analisi statistica, naturalmente aggiustata in modo da mitigare eventuali bias o distorsioni, è risultato che nelle settimane precedenti la scoperta dei primi casi inizia a emergere qualcosa di insolito: “In tutta Europa – hanno infatti dichiarato gli autori- i post mostrano inattesi livelli di preoccupazione su insolite polmoniti”.

Le parole prima di tutto

Un po’ come dire che prima di tutto sono arrivate le parole: già a gennaio 2020 l’aumento dei tweet che menzionavano il termine polmonite indicava una preoccupazione e un interesse pubblico per i casi di malattia, e questo accadeva nella maggior parte dei paesi europei inclusi nell’indagine.

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Polmonite e tosse secca

In particolare nel nostro paese, dove sono state introdotte le prime misure di contenimento delle infezioni da COVID19 il 22 febbraio 2020 e il primo caso individuato a Codogno il 20 febbraio, già durante le prime settimane dell’anno il terminepolmonite compariva nei post sensibilmente di più di quanto non facesse nelle stesse settimane dell’anno precedente. Anche in Francia le cose sono andate grosso modo così, mentre in Spagna, Polonia e Regno Unito c’è stato un ritardo social di 2 settimane.

Con lo stesso metodo utilizzato per la parola chiave polmonite, i ricercatori hanno cercato l’espressione tosse secca, un altro sintomo associato poi all’infezione di sars-cov-2. Il risultato è stato lo stesso: un aumento anomalo e statisticamente significativo del numero di citazioni della tosse secca nelle settimane precedenti all'ondata di infezioni nel febbraio 2020.

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La geolocalizzazione

Gli autori hanno anche geolocalizzato oltre 13.000 testi con il termine polmonite, scoprendo che i tweet arrivavano dalle regioni in cui sono stati successivamente segnalati i primi casi di infezione: la Lombardia in Italia, Madrid in Spagna e Île de France, oltralpe.

I social per la sorveglianza epidemiologica

Alla luce di tutto questo, come non pensare ai social come sentinelle epidemiologiche di altre (mai augurabili, per carità) nuove infezioni? Massimo Riccaboni, professore ordinario di Economia alla IMT, Scuola Alti Studi di Lucca e coordinatore del lavoro, ha dichiarato in effetti che “questo studio si aggiunge alle prove che già dimostrano che i social media possono essere un utile strumento di sorveglianza epidemiologica. Possono aiutare a intercettare i segnali precoci di una nuova malattia, prima che si diffonda inosservata, e anche a tracciarne la diffusione".

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“I social media – si legge nel testo del paper – possono essere utilizzati per mitigare il rischio di una recrudescenza del contagio nella fase 2 di una pandemia, quando le misure di restrizione per contrastare la diffusione (per esempio il distanziamento sociale) vengono progressivamente eliminate (…). Nell'attuale fase in cui molti paesi stanno ancora valutando soluzioni di sorveglianza digitale e tracciamento dei contatti per un’adozione su larga scala, l’uso dei social media potrebbe aiutare le autorità sanitarie pubbliche a elaborare mappe di densità spazio-temporale delle minacce infettive e ad accertare quali misure possono essere allentate e in quali zone. Il che può aiutare i responsabili politici e i governi a differenziare e mitigare l’impatto sociale ed economico che le misure di restrizione e di blocco introdotte su scala globale potrebbero avere a livello locale”.

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