È tornata a fare boxe dopo 5 anni, l'ingresso in polizia, il matrimonio e la nascita di sua figlia Angela. Per Filomena De Marco però nulla è cambiato e giovedì salirà sul ring dei campionati italiani, pesi leggeri, per vincere: "Ogni atleta desidera arrivare alle Olimpiadi, sarebbe bellissimo, ma per me tornare a vincere i campionati italiani sarebbe molto " racconta l'agente del commissariato San Paolo e tra le prime otto boxeur d'Italia.
Arrivata Torino circa cinque anni fa, dopo essere entrata nell'Esercito a 19 anni e poi essere passata in polizia, l'atleta ventisettenne ha potuto riprendere ad allenarsi in modo stabile solo da un anno con l'Accademia della Boxe, non lontano dalla questura, e sotto la guida di due maestri piemontesi, Roberto Lavecchia e Michela Ritardo: " I tricolori saranno i primi combattimenti ufficiali dopo 6 anni di stop – confessa De Marco – Dopo il parto avevo preso tanti chili e non mi vedevo più nel mio corpo. Non fare sport mi aveva abbattuto e così ho deciso di riprendere. Avevo voglia di salire sul ring. A 27 anni riprendere i combattimenti è stato molto naturale. È più forte di me: allenarmi solo per stare in forma non mi basta". Da domani sarà ad Avellino dove sarà creata una bolla per tutti i partecipanti ai campionati: "Il 27 faremo il tampone e da quel momento saremo in una bolla. Sono in programma tre combattimenti, giovedì, venerdì e domenica, quando ci sono le finali e spero di arrivarci. Tutti sono fiduciosi e lo sono anche io".
La vita di una donna boxeur non è semplice, soprattutto se costretta a lavorare e sceglie anche di costruirsi una famiglia: "La prima volta ho smesso per lavoro: ero entrata nell'Esercito ed ero nel progetto "strade sicure" quindi mi spostavo di città in città molto spesso senza poter avere continuità nell'allenamento – ricorda – Ma la boxe è la mia vita: mio padre e miei fratelli facevano boxe e a 12 anni ho iniziato perché volevo dimostrare agli uomini di casa che non è uno sport solo per maschi". E De Marco c'è riuscita perché ha vinto 3 volte il titolo under18. Negli anni di stop però non ha mai smesso di pensare alla boxe: " Amo il pugilato perché è una disciplina razionale e irriflessa allo stesso tempo – confessa la poliziotta – La boxe mi ha insegnato a contare fino a 10 fuori e dentro il ring". Oggi la sua vita si divide tra il ring, il lavoro e la famiglia: " La mattina lavoro e il pomeriggio cerco di fare la mamma, la sera mi alleno e quando torno a casa sono stanchissima. Con questa passione ho coinvolto mio marito Andrea, che è anche lui è un poliziotto e mi dà una grande mano a casa ".
Dietro i guantoni, così come dietro la divisa, De Marco rivendica il suo femminismo: " A volte ho la sensazione che dobbiamo dimostrare qualcosa in più per essere apprezzate. Io mi sento molto femminista – aggiunge – C'è ancora molto scetticismo attorno alla boxe femminile, la boxe, un po' come il lavoro in polizia, si pensa sia nata per i maschi. C'è ancora qualcuno che fatica a farsene una ragione ".
In commissariato però fanno il tifo per lei: "I colleghi fanno un tifo incredibile per me. Anche le colleghe che sono mamme, tante anche in questura hanno scoperto che partecipo ai campionati e mi chiedono come faccio – dice – Bisogna prendersi del tempo. Questo è il consiglio che do a tutte le ragazze, non si può passare la giornata al lavoro e casa. È fondamentale fare ciò che si ama".Original Article
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