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Sara Serraiocco, l’atleta che rinasce sul set di Paolo Genovese

L'attende una notte sul set, "me ne aspettano tante, per la verità. Ma mi piacciono moltissimo le riprese notturne", sorride Sara Serraiocco. Il film è Il primo giorno della mia vita, che Paolo Genovese ha tratto dal suo romanzo omonimo di grande successo, ambientato non più a New York, ma a Roma. Racconta di quattro anime lacerate, un uomo, due donne, un bambino, l'esistenza ridotta a un cumulo di macerie può portarli a progettare la fine, ma l'ultimo giorno può anche essere il primo, quello della rinascita e dalla riscoperta di sé. Per questo viene inviato un misterioso individuo che mostrerà loro una settimana di futuro in cui non ci saranno più. "La storia mi ha colpito subito – racconta l'attrice, trent'anni – Paolo è riuscito a trattare temi molto importanti in chiave ironica, la storia funzionava e soprattutto mi sono molto emozionata leggendolo. Il mio ruolo è complesso e profondo. Interpreto una ex atleta di ginnastica artistica che è caduta su una trave e si ritrova su una sedia a rotelle, ma è un personaggio che sa essere molto ironico. Mi piaceva l'idea che sotto l'ironia si celasse il dolore". Dal punto di vista fisico "è un ruolo che chiede un lavoro sul corpo ben definito, gli atleti vivono con e per il proprio corpo, la mancanza dell'uso degli arti inferiori cambia la vita di questa ragazza. Da attrice lo studio sulla postura e sul corpo mi dà una forza di immediatezza nel personaggio".

La pandemia l'ha trascorsa nell'appartamento romano "che ho comprato due anni fa. Sono riuscito a sistemarlo subito prima del lockdown e me lo sono potuto godere. Ho fatto yoga a casa, con l'insegnante online, mi ha aiutato". La sua pausa da set è durata un anno: l'ultimo film, Io sto bene, girato in Lussemburgo e presentato ad Alice nella città, Festa di Roma. L'attrice è anche la madrina di MovieMov, il festival che porta il cinema italiano nei paesi asiatici che si svolge in questi giorni. Il focus nelle Filippine, tra i film in rassegna anche Non odiare di Mauro Mancini, girato con Alessandro Gassmann: "Nelle interviste e negli incontri in questi giorni mi sono resa conto di quanto sia universale il tema che affrontiamo, l'odio e la diversità", racconta.

E' dispiaciuta dell'edizione in streaming, "adoro viaggiare, volevo visitare le Filippine. Mi manca salire sull'aereo e andare dall'altra parte del mondo, del resto ho fatto per due anni spola per due anni tra Los Angeles e Roma". La spola con Hollywood è stata per la serie di Starz Counterpart, certificata dall'aggregatore di recensioni Rotten tomatoes con il punteggio massimo, 100. "In Italia non si può vedere, per motivi contrattuali non è arrivata. Peccato, sono fiera di questo mio doppio personaggio, di violinista e killer". A quella serie arrivò in modo rocambolesco. "Il primo provino internazionale lo feci per il ruolo di Rey, la protagonista di Star Wars, a Los Angeles. Mi hanno chiamata a sorpresa, avvertita 24 ore prima dopo aver visto una mia foto con la testa rasata, cercavano una figura androgina. Sono entrata e c'erano dieci persone schierate. Ho improvvisato, sono uscita pensando che avevo fatto un casino. Ma una settimana dopo mi hanno chiamato per Counterpart" (per Star Wars hanno scelto l'inglesissima Daisy Ridley).

La storia del cinema è piena di provini vinti anche con l'aiuto della faccia tosta, ammette Sara Serraiocco: perché "può capitare di dire che sei alta un metro e settanta e poi vedono che non è vero, che sai andare a cavallo o nel caso di Counterpart che sapevo suonare il violino. Volevo il ruolo, e poi noi attori siamo bugiardi. Mi hanno scoperta subito, mi hanno messo la controfigura e giù a prendere lezioni di violino e ginnastica per la parte d'azione, un bel training". Cosa le dà la recitazione? "Spensieratezza". E grande emozione, "ogni volta, il primo giorno sul set mi tremano le mani".

Il debutto è stato a 19 anni, in una fiction, "non sapevo neanche di voler fare l'attrice, facevo provini per pubblicità per guadagnare soldi. Non sapevo dove guardare, cosa fare. La consapevolezza è arrivata solo con Salvo, con Piazza e Grassadonia, nel ruolo della giovane non vedente. Hanno creduto in me e devo tutto a loro. Vincemmo a Cannes la Settimana della critica e il premio rivelazione". Poi ci sono stati tanti festival e tanti ruoli complicati, da Cloro di Lamberto Sanfelice che l'ha portata al Sundance e Berlino, a La ragazza del mondo in cui era una testimone di Geova e che fu presentato a Venezia, come pure Brutti e cattivi, in cui era una dark lady senza braccia "ho imparato a usare i piedi, non ho voluto la controfigura". Un bel ricordo è con Liliana Cavani "Francesco nel 2014 fu un set molto bello, durò molto era estate, con tanti attori giovani. Liliana è una grandissima artista è stato un onore lavorare con lei". Il set più esotico? Non è un paese per giovani, a Cuba: "Una sera andammo a casa del mago, che ci aiutava a togliere il malocchio e di tutta la troupe lo avevo solo io – la polla che gli ha dato quindici euro per toglierlo – me lo ha tolto e sono tornata sul set con il capo cosparso di cenere, non dimenticherò lo sguardo di Giovanni Veronesi che ha capito al volo cosa era successo".

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