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Russia, ora anche in italiano il video di Navalnyj sul “palazzo di Putin”

Continua a macinare milioni di visualizzazioni la mega video-inchiesta del team di Aleksej Navalnyj sul cosiddetto "palazzo di Putin", una residenza sul mar Nero costata oltre 1,1 miliardi di euro grazie alle tangenti di fedelissimi del presidente russo. Il filmato è stato visto oltre 92 milioni di volte in una settimana, un numero record, tanto che lo stesso leader del Cremlino Vladimir Putin è dovuto intervenire per dire che "niente di tutto ciò che è rappresentato appartiene a lui o ai suoi familiari o è mai appartenuto loro. Mai". Grazie all'autorizzazione del Fondo anti-corruzione di Navalnyj, La Repubblica può mostrarvene un estratto sottotitolato in italiano.

La video-inchiesta

La video-inchiesta dalla durata di quasi due ore è stata realizzata mentre Aleksej Navalnyj si trovava ancora in convalescenza in Germania dopo l'avvelenamento da Novichok, ma è stata diffusa solo dopo il suo arresto in diretta streaming al suo rocambolesco ritorno in Russia e dopo la sua condanna a 30 giorni di carcere in attesa di processo. Intitolata "Palazzo per Putin" è tra le poche inchieste della Fondazione anti-corruzione a puntare dritto al leader del Cremlino.

A dire il vero l'esistenza del palazzo e i suoi presunti legami con Putin erano già stati denunciati nel 2010 da diversi scoop giornalistici, ma dopo lo scandalo il palazzo era stato venduto. Secondo Navalnyj, contratti e transazioni dimostrerebbero che la vendita non sarebbe stata altro che "un'illusione legale" per nascondere l'identità del vero beneficiario della proprietà: un uomo "ossessionato da lusso e ricchezza", ossia Putin.

Il palazzo: uno Stato dentro lo Stato

Il palazzo circondato da 7mila ettari di terreno si trova nei pressi di Gelendzhik, regione di Krasnodar. Comprenderebbe un eliporto, una pista da hockey, una chiesa, una serra, un tunnel che porta a mare che all'occorrenza può diventare bunker, un anfiteatro, una casa da tè raggiungibile grazie a un ponte di 80 metri, un allevamento di ostriche e persino una dacia, chiamata "Chateau" nei documenti, con vigneti e cantine, oltre che il "palazzo" vero e proprio da 17.691 metri quadri che includerebbe una discoteca, una sala narghilé con postazione per la pole dance, una piscina, sauna e bagno turco, una palestra e un casinò.

Sorvegliata da uomini dell'Fsb, l'area "grande quanto 39 principati di Monaco" sarebbe protetta da una no-fly zone e un'area marina interdetta alle imbarcazioni, nonché da veri e propri checkpoint d'ingresso. "Senza esagerazioni – si legge nell'inchiesta – è il complesso più riservato e ben protetto in Russia. Una città intera, o meglio un regno". "Uno Stato separato dentro la Russia" con "un solo e insostituibile Zar: Putin".

I mobili italiani e l'aquila del film "Ottobre" di Eisenstein

Il team di Navalnyj è riuscito a ricostruire gli interni in 3D grazie a piante e foto dei tre piani del palazzo ottenute da un presunto appaltatore "sbalordito e infuriato per l'arredamento lussuoso". Che tra l'altro sarebbe quasi tutto italiano. Come i divani di pelle (ben 47) da due milioni di rubli e un tavolo da oltre quattro milioni.

Quella che nelle planimetrie pubblicate dall’oppositore russo viene definita “piccola sala da pranzo” è stata arredata con tavoli, sedie e credenze con monogrammi di Citterio. In una delle tante camere da letto, c’è invece una cassettiera dell’azienda Pozzoli.

Mentre è Cristofori Ceramiche ad aver fornito l’oggettistica per il bagno, come uno scopino da 700 euro e un porta carta igienica da 1038 euro. “Centocinquantamila rubli per uno scopino e un portarotoli per un solo bagno”, conclude Navalnyj. “La pensione annuale del pensionato russo medio in una delle latrine di Putin in cui Putin stesso potrebbe non andare mai”.

Nel palazzo c'è inoltre un cancello con un'aquila bicipite esatta riproduzione dell'ingresso del Palazzo d'Inverno nel film Ottobre di Serghej Eisenstein. Dettaglio che, secondo Navalnyj, "ci dice molto su chi quest'uomo pensa di essere".

La "tangente più grande" della storia

Il complesso tuttora in parte in costruzione sarebbe già costato 100 miliardi di rubli (oltre 1,1 miliardi di euro) finanziati, secondo l'attivista, da fedelissimi di Putin che occupano posti chiave nella Federazione russa, come il boss del colosso petrolifero Rosneft Igor Sechin o l'uomo d'affari Gennadij Timchenko. "La tangente più grande" della storia, secondo Navalnyj. Lo stesso sistema usato, sostiene sempre l'oppositore, per mantenere le donne di Putin: Svetlana Krivonogikh e Alina Kabaeva.

Le proteste e la repressione

Sabato scorso decine di migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere il rilascio di Navalnyj e per denunciare la corruzione al potere cristallizzata dal palazzo di Putin. Quasi 4mila sono state fermate, il numero più alto di sempre. Segno che le autorità useranno ogni mezzo pur di blindare le elezioni di settembre.

E sono già oltre 40 i casi penali aperti anche grazie alle nuove leggi approvate in dicembre. Le forze di sicurezza del resto avevano avvertito che la partecipazione ai raduni non autorizzati sarebbe potuta costare fino a 15 anni di reclusione.

La smentita di Putin

"Niente di tutto ciò che viene indicato lì come mia proprietà appartiene a me o ai miei familiari o ci è mai appartenuto. Mai", ha detto lunedì Vladimir Putin, durante un incontro online, rispondendo alla domanda di uno studente di Ufa sul suo presunto palazzo. Come al solito il presidente russo non ha nominato l'oppositore in carcere, ma ha liquidato il filmato come un montaggio di vecchie informazioni per "fare il lavaggio del cervello ai cittadini". "Non l'ho guardato, semplicemente perché non ne ho il tempo, ma ho scorso una sintesi", ha aggiunto. Putin ha poi condannato le manifestazioni: "Tutto ciò che va oltre la legge non è solo controproducente, ma pericoloso".

Ma il fatto stesso che Putin si sia sentito in dovere di commentare, per la politologa Tatjana Stanovaja, è "un riconoscimento indiretto della fondatezza della rabbia del popolo: la protesta, si scopre, è in parte legittima". Intanto il team di Navalnyj ha già dato appuntamento alla prossima domenica 31 gennaio: "Per la libertà di Navalnyj. Per la libertà di tutti. Per la giustizia".

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