Uno scandalo a base di molestie e mobbing sta scuotendo, dall'autunno scorso, la SSR, la radiotelevisione pubblica svizzera. Uno scandalo partito da Ginevra e che si è allargato a anche al Canton Ticino. Tutto è iniziato il 31 ottobre, quando il quotidiano Le Temps rivelò i vizi privati di Darius Rochebin, ex-conduttore star del telegiornale in lingua francese della SSR, nel frattempo passato all'emittente parigina LCI. Ebbene, quando lavorava alla tv elvetica, Rochebin avrebbe approfittato della sua posizione, per molestare alcuni giovani colleghi. Questi ultimi hanno raccontato di come Rochebin, dopo aver loro offerto un caffè o un pranzo, si sia interessato insistentemente alla loro vita sessuale. Uno di loro afferma di aver avuto una relazione con l'ex-conduttore. "Toccamenti, frasi allusive, proposte indecenti", avrebbero fatto parte del repertorio di molestie messo in atto dal telegiornalista, il quale ha sporto denuncia per diffamazione nei confronti di Le Temps.
Dall'indagine del giornale è, pure, emerso che Rochebin, nel frattempo sospeso, a tempo indeterminato, dal suo nuovo datore di lavoro francese, aveva addirittura creato falsi profili Facebook, per entrare in contatto con le sue giovani vittime. Lo scandalo, innescato dallo scoop di Le Temps, ha avuto echi al Parlamento svizzero tanto che il Direttore generale della SSR, Gilles Marchand, è stato sentito dalla commissione telecomunicazioni del legislativo federale. Nel frattempo sono emersi casi non solo di molestie ma, anche, di mobbing, che hanno portato alla sospensione di due dirigenti dell'emittente francofona. "Tutti sapevano ai vertici aziendali", hanno dichiarato alcune delle 220 persone, ascoltate dal collettivo di avvocate che sta analizzando le denunce.
La questione del mobbing e delle molestie si è, in breve tempo, allargata ad altre unità aziendali del servizio pubblico svizzero, in particolare alla RSI, la Radiotelevisione Svizzera di Lingua Italiana. "Donne e uomini umiliati e denigrati professionalmente in pubblico. Battute sessiste non solo nei corridoi ma, anche, durante le riunioni di lavoro", ha denunciato Maria Chiara Fornari, presidente del Sindacato Svizzero dei Mass Media, che rappresenta 40 dipendenti, uomini e donne, insorti contro metodi che la sindacalista definisce "frutto di una cultura aziendale arcaica". "Frasi scorrette e offensive", ha replicato il direttore della Rsi, Maurizio Canetta, intervistato dal domenicale ticinese Il Caffé.
Le 40 denunce, raccolte dal sindacato, verranno analizzate da un pool di avvocati esterni. Come è stato il caso per il canale in lingua francese, anche alla RSI alcuni episodi, secondo Maria Chiara Fornari, risalgono addirittura a una ventina d'anni fa. "I casi segnalati dal sindacato verranno esaminati e comunicati, dopo aver effettuato i chiarimenti necessari", assicura la direzione della SSR. Sull'affaire che scuote la radiotelevisione svizzera è stata aperta la pagina Instagram SwissMediaToo, che ha raccolto una raffica di testimonianze di battute sessiste.
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