Ha moltiplicato per sette i voti di Chega (“Basta”) – il suo partito personale – salito dall’1,3% delle legislative del 2019 all’11,9% delle presidenziali di ieri. Ha “terremotato” – ipse dixit – gli equilibri della destra portoghese. E ha ottenuto un risultato storico: piantare la bandiera del populismo a Lisbona, dove finora le parole d’ordine dei partiti anti-sistema e sovranisti non erano riuscite a mettere radici. André Ventura, leader dell’ultra-destra lusitana, è il vincitore morale delle elezioni per la presidenza della repubblica in Portogallo. “Marcelo” – come tutti nel paese chiamano Marcelo Rebelo de Sousa, l’amatissimo presidente social democratico – si è guadagnato l’incarico-bis con il 60,7% dei voti, come prevedevano tutti i sondaggi. La vera novità uscita dalle urne è però l’ascesa, finora in apparenza inarrestabile, del 38enne padre-padrone di Chega.
Voleva arrivare secondo, ma ora già fissa nuovi traguardi
“Voglio arrivare secondo battendo la candidata socialista, altrimenti mi dimetterò dalla guida del partito”, era il suo ambizioso obiettivo. L’ha mancato di un soffio: Ana Gomes (per cui non si è speso nemmeno troppo il premier Antonio Costa, suo compagno di partito) si è fermata al 12,97%. Ma Ventura – in attesa di essere riacclamato leader della sua formazione – ha già messo nero su bianco il nuovo traguardo: “Alle prossime legislative dobbiamo arrivare a 15% e non si potrà più fare un governo conservatore in Portogallo senza di noi”.
"In bocca al lupo" da Salvini
L’ascesa politica dell’avvocato (ed ex-seminarista) figlio di un venditore di biciclette ha spiazzato una nazione dove i fragili equilibri della sinistra che dal 2015 guida il paese – oggi con un governo di minoranza socialista – stanno iniziando a scricchiolare e dove i socialdemocratici pagano ancora l’austerity imposta al Portogallo all’epoca della Troika. Matteo Salvini – che gli ha augurato “in bocca al lupo” via Twitter alla vigilia del voto – e Marine Le Pen sono oggi i suoi alleati in Europa. Ma la sua scalata al potere non è stata sempre lineare. Dopo essersi fatto battezzare a 14 anni e dopo qualche anno in seminario, Ventura è diventato prima ispettore fiscale e poi si è laureato in legge con una tesi contro il “populismo penale” e “la criminalizzazione delle minoranze” – specie quelle musulmane – che fa un po’ a pugni con le sue posizioni attuali.
Ultrà del Benfica
Le luci del palcoscenico le conquista in tv, come commentatore nei talk show sportivi sulla rete Cmtv dove recita nel ruolo fisso di “ultrà” del Benfica. Entra in politica nel 2017 dal portone principale, candidandosi per il consiglio comunale di Loures nelle file del centrodestra social-democratico. La sua foga oratoria e le sue posizioni radicali (in particolare gli attacchi alla centenaria comunità Rom lusitana, accusata di vivere di aiuti statali) lo collocano subito nell’ala più a destra del partito e gli regalano i riflettori dei media. La politica locale gli va stretta. Tenta subito la scalata ai vertici del Psd contro Rui Rio. Ma alla fine decide di fare da sé e nel 2019 fonda Chega.
Le linee del partito sono chiare e regalano uno spazio ideologico a quel populismo che in Portogallo non esisteva: stato leggero, flat tax a 15%, lotta all’immigrazione, castrazione chimica per stupratori e pedofili, più potere alla polizia. L’esordio alle legislative del 2019 è in chiaroscuro, Chega prende 70mila voti. Ma già alle amministrative successive il consenso sale. Ventura usa i social con mestiere, alza il tono delle polemiche per guadagnarsi il palcoscenico: suggerisce di “rispedire in patria” la deputata Jaocine Katar Moreira, originaria della Guinea Bissau, rea di aver proposto un censimento delle opere d’arte dell’ex-colonie in Portogallo per restituirle ai paesi di provenienza. Viene multato due volte dalla Commissione per l’uguaglianza e la discriminazione razziale per i suoi commenti durissimi contro il Rom, per cui suggerisce il confinamento sanitario in campi ad hoc. Si dimette dal suo studio Finpartner per le polemiche legato alle partiche di “pianificazione fiscale” (alias elusione) suggerite ai clienti. Raccoglie consensi nell’ultradestra proprio mentre nel paese si moltiplicano gli assalti a fondo razziale, manifesta contro i cortei di “Black lives matter”. Si candida alle elezioni con uno slogan divisivo: “Sarò il presidente dei portoghesi per bene” e non, sottointeso, dei parassiti e profittatori. E alla fine ha fatto il pieno di voti, quasi 500mila.
Come li userà ora? Nel resto d’Europa il centrodestra – Angela Merkel docet – ha di recente isolato i populisti. A Lisbona però le cose potrebbero andare in un altro modo: Chega ha già dato una sorta di appoggio esterno ai social democratici alle Azzorre per strappare dopo due decenni l’arcipelago alle sinistre. Un’alleanza “una tantum” che però – in caso di repliche – potrebbe condizionare il futuro politico del Portogallo.
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