Oltre 3.500 dimostranti sono stati arrestati ieri in Russia alle manifestazioni indette dall'oppositore Aleksej Navalnyj: il numero più alto di sempre nella storia della Russia moderna, segno che le autorità non cederanno di un millimetro, soprattutto in vista delle elezioni legislative che si terranno il prossimo settembre.
di
Rosalba Castelletti
Cortei si sono tenuti in centinaia di città da Mosca a Vladivostok nell'Estremo Oriente russo per chiedere la liberazione dell'attivista sopravvissuto all'avvelenamento da Novichok e arrestato e condannato a 30 giorni di carcere una settimana fa al suo rientro in Russia dopo la convalescenza in Germania, ma anche per denunciare la corruzione al potere cristallizzata dal cosiddetto "palazzo di Putin", una residenza lussuosissima sul Mar Nero che secondo il Fondo anti-corruzione di Navalnyj sarebbe costata 100 miliardi di rubli finanziati dai fedelissimi del presidente.
Le proteste non erano state autorizzate e sono quasi ovunque sfociate in arresti, spesso brutali, e – fatto inedito – in scontri tra manifestanti e forze di polizia. Sono state 3.512 le persone arrestate in tutto il Paese, secondo l'ong Ovd-info che segue raduni e cortei, di cui 1.396 a Mosca, 525 a San Pietroburgo e oltre 90 a Novosibirsk, Kazan e Voronezh.
La maggior parte sono stati rilasciati, ha fatto sapere Valerij Fadeev, presidente del Consiglio consultivo per i diritti umani vicino al Cremlino. Ma, anche grazie alle leggi restrittive approvate a fine 2020, il Comitato investigativo russo ha aperto numerosi procedimenti penali in particolare sul presunto uso della violenza contro le forze di polizia. A San Pietroburgo, tuttavia, la procura ha aperto anche un'inchiesta sulla violenza perpetrata dalle "forze incaricate di far rispettare la legge".
dalla nostra inviata
Rosalba Castelletti
Ha fatto molto scalpore il caso di una donna colpita allo stomaco dai poliziotti anti-sommossa dopo aver chiesto loro perché stessero arrestando un giovane manifestante disarmato. La donna, identificata come Margarita Judina, sarebbe ora ricoverata "in uno stato grave".
Amnesty International ha accusato la polizia di avere "menato indistintamente e arrestato arbitrariamente" i manifestanti. Anche l'unione Europea e gli Stati Uniti hanno condannato la repressione.
di
Rosalba Castelletti
Il Cremlino ha minimizzato la portata delle manifestazioni. "Poca gente è scesa in piazza, molti votano per Vladimir Putin", ha detto il portavoce Dmitrij Peskov, denunciando un tentativo di "minare la situazione interna" nel Paese.
In particolare ha criticato l'ambasciata Usa a Mosca che aveva evitato i suoi concittadini a non partecipare ai cortei, specificando tuttavia i luoghi dei raduni. Gesto già interpretato da Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russi come un tentativo di promuovere le "marce contro il Cremlino", che Peskov ha definito "ingerenza assoluta nei nostri affari interni". "È una mera pratica di routine" come le varie allerta lanciate ai cittadini nel mondo, ha invece precisato l'ambasciata Usa.
Il Cremlino si è detto tuttavia pronto al dialogo con la nuova amministrazione Biden, ha detto sempre Peskov citato da Interfax. "Ci sarà un dialogo dove, naturalmente, le differenze dovranno essere enunciate. Ma allo stesso tempo, un dialogo è la possibilità di trovare i noccioli della ragione, quelle parti dove le nostre relazioni possono aumentare", ha aggiunto. "E se la nuova amministrazione è pronta a tale approccio sono sicuro che il nostro presidente risponderà alla stessa maniera".
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