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Milano vista da Giorgio Bocca: il libro in regalo con Repubblica

Giovedì prossimo, 28 gennaio, con Repubblica Milano, trovate in edicola un regalo. Un libro. Lo stesso accade ai lettori delle altre otto redazioni regionali che rendono questo quotidiano unico nel panorama italiano: non c'è zona del nostro Paese senza un gruppo di "sentinelle", di cronisti radicati nel territorio che presidiano. E che, conoscendolo, possono raccontare nelle mille sfumature. C'è chi ha dedicato il volume alla squadra di calcio della città, chi ha raccolto le voci degli scrittori, chi s'è occupato delle antiche leggende. Noi, ringraziando la sua famiglia, che ci ha concesso i permessi necessari, abbiamo pensato a Giorgio Bocca e al suo lavoro da inviato speciale. C'era la sua firma, nel primo numero di Repubblica del 1976.

Allora il grande cronista aveva compiuto i 55 anni, era nel pieno della maturità e aveva una rara capacità di lettura di situazioni, avvenimenti e persone. Anche per questo la sua scrittura, inflessibile, funziona con i lettori contemporanei, che potranno giudicarla da soli. Abbiamo deciso di recuperare gli articoli che Bocca ha dedicato esclusivamente a Milano e alla Lombardia. Tantissimi. Quale criterio di scelta?
Ci siamo detti: è come sentire la voce del Nord, prendiamo un articolo per anno – 1976-2011, anno della sua morte – e diamo il senso del passaggio, della trasformazione, delle idee. Quello dell'inviato è un mestiere spesso faticoso, che comprende meglio di altri solo chi l'ha svolto. Abbiamo perciò chiesto a una delle nostre inviate speciali, Brunella Giovara, di lavorare di "sottrazione", facendo in modo che dei tanti articoli "del Bocca", e nei vari campi, dall'economia al costume, dalla politica alla città, ne restasse una sorta di fior fiore.

Abbiamo escluso il terrorismo rosso e nero: abbiamo oggi altri pensieri, meno sterili rispetto alla stagione degli "anni di piombo"; non la dimentichiamo, ma anche basta a ricordare gli assassini per ideologia. Nel 2020 cadeva il centenario della nascita di Bocca. Ci sono state interviste, "affreschi", ricordi. Il Covid – 19 e gli obblighi di distanziamento che impone hanno però impedito il festeggiamento, anche rumoroso, e con un buon bicchiere di vino, che questo "antico" collega avrebbe meritato anche in città. "Questo mestiere – diceva – mi è apparso sempre migliore della sua cattiva fama". Ne siamo convinti e perciò, nel rispetto di Giorgio Bocca, nel primo mese del 2021, ci sentiamo incoraggiati ripartendo dalle sue pagine, con l'augurio a chi andrà in edicola di una 'Buona lettura', che sfida il tempo.

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