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‘Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma’, un film per ragazzi, tra presente e Shoah

Un gruppo di ragazzi alla scoperta della storia di una bimba scomparsa dentro una pagina di storia terribile. Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma, il film diretto da Giulio Base, racconta di una ragazza che entra per caso in possesso di una lettera e scopre la vicenda di una bambina sfuggita alla razzia del ghetto, il 16 ottobre del 1943, quando 1023 ebrei furono deportati ad Auschwitz: con l'aiuto di un gruppo eterogeneo di amici, la giovane intraprenderà un viaggio di ricerca dell'identità della ragazzina che sembra un'impresa impossibile.

Giulio Base sul set del film con una delle giovani protagoniste

Nel giorno della Memoria. Presentato alla Festa di Roma, il film, girato tra la Sinagoga, l'Isola Tiberina, le case ebraiche e il convento di Sant'Alessio all'Aventino, è stato scelto come titolo di punta da RaiPlay, che lo schiera dal 27 gennaio, il giorno della Memoria. Il 6 febbraio andrà poi in onda su Rai 1, alle 22.50. Alla presentazione su Zoom sono schierati Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema e la direttrice di RaiPlay, Elena Capparelli. Spiega Del Brocco: "Questo film è particolare per noi, fatto con grande amore da parte di tutti", anche nei confronti di Israel Cesare Moscati, autore del soggetto, scomparso poco più di un anno fa. "Aveva realizzato quattro film documentari con una chiave di racconto della Shoah molto attualizzata, facendo parlare il presente, ed è quanto ha fatto anche stavolta. Abbiamo deciso di far il film di corsa, Giulio Base è entrato con una furia sulla sceneggiatura, sono partiti con grandi difficoltà anche finanziarie, Base trovato un cast di ragazzi meraviglioso".

Del Brocco sottolinea la sinergia con la Rai, "Raiplay è la più importante piattaforma di vod in Italia che lancia questo film in esclusiva, senza passaggi su altre piattaforme. Un film fatto per i giovani e con i giovani, con una chiave diversa per far capire l'orrore di quel che è accaduto". La direttrice di RaiPlay conferma: "Questo film è una grande opportunità per fare servizio pubblico sul solco che stiamo tracciando su RaiPlay, rivolto a un target giovanile che di solito non vede Rai 1 e Rai 2 ma che invece visita la piattaforma. È importante quindi avere nel giorno della Memoria una storia che metta al centro dei protagonisti giovani, mi piace la freschezza di questo gruppo di ragazzi, la delicatezza con cui viene raccontata l'amicizia tra due licei romani, il rapporto tra le generazioni, la figura di una nonna più aperta all'ascolto della madre, verso la nipote. Un miscuglio di ingredienti con cui il servizio pubblico fa la sua parte, da protagonista, dentro una commemorazione più ampia".

La memoria è lotta. Giulio Base, reduce da due film apprezzati come Il banchiere anarchico e Bar Giuseppe, si è messo al servizio di questa storia: "Quando Del Brocco mi ha chiamato dicendomi 'ho pensato a te per questo film', mi sono emozionato. A partire dal titolo, che toccava qualcosa di importante nella storia mondiale. Mi sono sentito onorato. L'incarico mi ha consentito di fare quel che mi piace di più oltre al cinema: studiare, allargare gli orizzonti. Ho conosciuto Israel, un uomo meraviglioso che mi ha lasciato testimone e responsabilità. Nel film non potevano, per motivi anagrafici, esserci grandi nomi e per questo è stato necessario lavorare molto per cercare i giovani protagonisti. Sono stato fortunato ad aver trovato giovani che si sono messi in gioco, senza ego, che hanno capito l'importanza di raccontare una storia di questo tipo e l'importanza della memoria, che non è solo una parola vuota: io la considero lotta. Bisogna lottare perché la memoria continui, come disse Primo Levi, perché tutto questo non si dimentichi: non solo c'è stata una delle più grandi tragedia della storia dell'umanità e la complicità di troppi di chi vedeva e non interveniva. È importante ricordarlo ai ragazzi di oggi e a quelli che verranno. Perché non accada più. Voglio aggiungere che per me è stato un onore e una gioia trascorrere ore con il rabbino capo di Roma che è un uomo illuminato, da cui ho imparato moltissimo e che è stato davvero un maestro per me".

I giovani e la Shoah. Giulio Base ha interagito con molti ragazzi, confrontandosi con quanto sapevano della Shoah. "Molti hanno l'età dei miei figli, so che conoscono la Shoah attraverso i libri di storia ma soprattutto grazie al cinema e a due capolavori, Schindler's list di Steven Spielberg, intoccabile e inarrivabile e poi il poetico La vita è bella. Ma poi i ragazzi hanno bisogno di approfondire. Va anche detto la cha Shoah fino agli anni 60, a parte Kapò, non era stata affrontata al cinema, si punta sul sentimento di rinascita. Kapò è stato premiato e criticatissimo, attraverso il famoso saggio di Rivette sul carrello che si avvicinava troppo alla vittima, all'enfatizzazione. Nei giovani ho visto una cosa che mi piace: sentono la memoria non come un vanto, ma come dovere: bisogna ricordare che quanto è successo non è stata una calamità naturale incontrollabile, la pandemia o il terremoto. Ma c'è stata una colpa di qualcuno a cui si può rispondere con il perdono o con la pena, ma soprattutto facendo sì che non accada mai più".

Rigurgiti negazionisti. "Non sono indignato – racconta Giulio Base – ma piuttosto sgomento sul fronte dei negazionismi o dei giovani neonazisti. Non ho grandi risposte, non conosco nessuna di queste persone e non ho idea di come ci si possa arrivare. Se non l'idea che alla base vi sia l'ignoranza della Storia. Ma ancor di più di questa follia, quello che dobbiamo sconfiggere è l'indifferenza, la dimenticanza".

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