Sempre più drammatica la vertenza dei giudici onorari contro governo e Parlamento. A Palermo, nell'aula 11 del tribunale, è svenuta Vincenza Gagliardotto, una "got", giudice onoraria di tribunale, in sciopero della fame da 16 giorni assieme alla collega Sabrina Argiolas. È stata soccorsa da avvocati e giudici che poi hanno chiamato il 118. Gagliardotto era in udienza nonostante, da tre giorni, i giudici onorari siano in sciopero nazionale contro i silenzi del governo sulle loro rivendicazioni che durano ormai da oltre sue mesi, "nell'indifferenza di Roma", come lamenta tutta la categoria.
Palermo, giudice onoraria in sciopero della fame sviene in aula
La giudice era al lavoro nonostante lo sciopero nazionale perché comunque i "got" devono presenziare ai processi per aprire i verbali e verificare la costituzione delle parti. Poi, a udienza rinviata, possono dichiarare l'astensione.
La loro protesta – 5mila toghe in tutta Italia che affrontano il 60% del contenzioso complessivo – va avanti ormai da novembre. Da quando una sentenza del tribunale civile di Napoli ha riconosciuto il loro diritto a essere inquadrati alla pari dei magistrati ordinari. Sentenza che mette in pratica quanto stabilito, a luglio, dalla Corte del Lussemburgo cui si erano rivolti. E in molte altre città, via via, vengono emesse sentenze identiche a quella di Napoli.
Inoltre una sentenza importante per il riconoscimento dei diritti dei giudici onorari è arrivata a dicembre dalla Consulta che ha ritenuto costituzionale il rimborso delle eventuali spese legali sostenuto per difendersi contro il ricorso di un cittadino finora pagare da loro stessi.
I giudici onorari lamentano "il silenzio" del Guardasigilli Alfonso Bonafede sulla loro situazione. E sono anche fortemente critici sul disegno di legge del Senato che interviene su di loro. A Repubblica, il capigruppo del Pd in commissione Giustizia Franco Mirabelli ha garantito che il governo sta pensano a un decreto legge che recepisce il ddl di palazzo Madama. Un testo però che secondo i giudici onorari non risolve affatto il dramma della loro precarietà.
Dopo il voto di fiducia
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di
Liana Milella
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