LONDRA – Il dottor Roberto Di Febo non ha ancora sbollito tutta la sua rabbia. Ieri mattina, giovedì 21 gennaio, è andato all’aeroporto di Roma Fiumicino per decollare alle 9.25 destinazione Londra, dove vive e lavora come direttore medico della clinica privata Italian Doctors, nel quartiere di Holborn, al centro della capitale. “Ho superato i controlli, eravamo al gate e ci stavamo imbarcando. Ma a un certo punto, un’assistente di terra mi annuncia che non avrei potuto prendere quel volo. Sono rimasto a terra. E come me almeno altre 5-6 persone di quelle che non erano inglesi e americani in fila. Eppure un’altra sua collega che aveva controllato il documento qualche minuto prima non aveva posto alcuna obiezione”.
La documentazione cui si riferisce il dottor Di Febo è il referto negativo del test Covid effettuato entro 72 ore prima del volo, ora obbligatorio per entrare nel Regno Unito, oltre alla quarantena di dieci giorni sul suolo britannico riducibile a cinque con un secondo tampone negativo. Tutto regolare, ma c’era un problema: il referto del tampone coronavirus di Di Febo era in italiano. Una lingua non accettata dalle autorità britanniche, perché, come spiegato su “Repubblica” qualche giorno fa, alla frontiera inglese da lunedì scorso garantiscono l’accesso soltanto ai viaggiatori con referti del test Covid in inglese, spagnolo e francese.
Un problema per molti italiani, perché non sono valide le traduzioni e dunque il documento deve essere in originale in una delle tre lingue. Ma anche perché tanti viaggiatori potrebbero non esserne ancora a conoscenza. Le conseguenze, come dimostra il caso di questo medico italiano, potrebbero essere spiacevoli: oltre alla multa da 500 sterline che potrebbero comminare gli agenti alla frontiera britannica, la compagnia aerea può vietare addirittura preventivamente l’imbarco.
“Questo mi ha fatto arrabbiare molto”, spiega al telefono Di Febo, 54 anni, che nel frattempo è tornato nella sua Teramo ed è riuscito a farsi spostare il volo a tra un paio di giorni. “Nessuno di Alitalia mi ha avvertito di questa cosa, né via email, né per messaggio, neanche al check-in, niente. Eppure ho comprato il biglietto due settimane fa, c’era tutto il tempo”. Un portavoce della compagnia aerea risponde a Repubblica che “Alitalia pur dispiaciuta per i disagi vissuti dai passeggeri, conferma che le nuove disposizioni del Regno Unito la obbligano a imbarcare solo passeggeri in possesso di certificazione in inglese di negatività al Covid-19. Novità che Alitalia ha comunicato sui propri canali”. La compagnia si riferisce alle disposizioni di viaggio segnalate sul proprio sito (incluse quelle inglesi, aggiornate con le lingue ammesse del referto del tampone) e anche ad alcuni messaggi sui social network pubblicati nei giorni scorsi.
“Ho vissuto un disagio enorme, imbarazzante”, continua Di Febo, “a un certo punto mi hanno offerto di prendere l’aereo del giorno dopo ma non avrei fatto in tempo a fare un nuovo test. Alla fine, sono tornato a Teramo, domani (oggi, ndr) farò un altro tampone, stavolta con risultato in inglese. E poi ripartirò per Roma, sperando stavolta di arrivare a Londra”. L’ambasciata italiana a Londra e il ministero degli Esteri sono attivi da giorni per risolvere questo caso burocratico, anche insieme ad altri Paesi Ue, ma sinora le autorità inglesi non hanno cambiato le linee guide sulle lingue dei referti dei test Covid. Una storia, quella del dottor Di Febo, che è anche un monito per tutti coloro che vivono nel Regno Unito o che viaggiano oltremanica, anche in questi tempi di pandemia: controllare sempre le disposizioni sul sito www.gov.uk/coronavirus prima di mettersi in viaggio e, fino a contrordini, sottoporsi a un test Covid (molecolare o antigenico), con referto in inglese, o al massimo in spagnolo e francese.
La svolta dei test obbligatori è arrivata la settimana scorsa dopo il forte aumento dei contagi nelle ultime settimane nel Regno Unito (fino a 60mila nuovi casi circa al giorno e anche oltre 1000 morti ogni 24 ore, mercoledì scorso addirittura 1800), a causa della cosiddetta “variante inglese” del coronavirus. Per contenerla, dal 3 gennaio il governo ha imposto un nuovo lockdown nazionale, il terzo, chiudendo pub, ristoranti e negozi non essenziali. I morti totali sono a oggi 94.580 e diversi ospedali sono allo stremo nel Paese per l’afflusso costante di nuovi pazienti Covid. Allo stesso tempo però, se due persone al minuto vengono ricoverate per Coronavirus, altre 140 vengono vaccinate. Sinora ci sono state oltre 5 milioni di inoculazioni e il Regno Unito è il Paese più avanti di tutti in Europa nell’immunizzazione anti Covid.
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