L'Nba è a un bivio. L'aumento dei casi di Covid-19 tra i giocatori, più di 40 dall'inizio della stagione, 27 nell'ultime due settimane, ha portato a un primo inasprimento dei protocolli, con l'imposizione ai giocatori di trascorrere il tempo extra-basket in casa o in hotel. Il caso di Kyrie Irving, messo in quarantena dopo aver partecipato alla festa di compleanno di sua sorella a Toronto, e quello dei Washington Wizards, impossibilitati persino ad allenarsi a causa del fatto che sei dei loro giocatori erano finiti fuori squadra causa Covid, stanno spingendo la lega a interrogarsi su come e dove i contagi avvengano e su come frenarli.
Dopo aver deciso di schierare la security a centrocampo durante i palleggi di riscaldamento per impedire strette di mano e saluti tra giocatori avversari, la Nba sta anche ragionando sulla possibilità di vaccinare i propri giocatori. Martedì, il commissioner Adam Silver ha dichiarato che sono in atto "discussioni" sul fatto che i giocatori vengano sottoposti a vaccino come parte di una campagna di salute pubblica. Alcuni funzionari, ha detto Silver, "hanno suggerito che ci sarebbe un reale beneficio nel far vaccinare alcuni afroamericani di altissimo profilo per dimostrare alla comunità che è sicuro ed efficace". Silver ha però aggiunto che i giocatori saranno vaccinati solo se i funzionari della sanità pubblica lo riterranno giusto.
Intanto, sentito dal New York Times, Il medico responsabile della struttura medica Nba, John DiFiori, ha fatto riferimento a tre situazioni ipoteticamente a rischio: gli spostamenti in auto condivise dai giocatori, i pasti condivisi e la "natura stessa del gioco", ossia lo scambio di droplets e il cosiddetto "aerosol" generato dai giocatori in partita. Durante la bolla nel parco Disney di Orlando, quella che ha permesso di portare a conclusione lo scorso campionato, il "gioco" non era stato vettore di diffusione del virus. L'attenzione quindi si è spostata sui comportamenti dei giocatori nella vita di tutti i giorni, nelle loro interazioni con i familiari e con i compagni di squadra. George Hill, guardia degli Oklahoma City Thunder, ha dichiarato: "Sono un uomo adulto, quindi farò quello che voglio fare. Se voglio andare a trovare la mia famiglia, vado. Non possono dirmi che devo stare nella stanza 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Se la situazione è così grave, allora forse non dovremmo giocare. È la vita. Nessuno può azzerare tutta la sua vita per questo gioco". La stagione dei team è già stata accorciata da 82 a 72 partite in previsione di possibili rinvii e cancellazioni. Solo 7 squadre su 30 non hanno avuto modifiche al proprio calendario. Il futuro di questa stagione Nba è ancora tutto da decifrare.
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