quello dell'ultimo presidente degli Stati Uniti è stato un parto travagliato per la democrazia americana, una gestazione che è rimasta a rischio tumulti fino a ieri, giorno dell'inaugurazione del Presidente Biden. Tre mesi e mezzo fa – nel pieno della campagna elettorale americana – abbiamo dedicato una delle nostre prime newsletter alle elezioni in Usa. Quando Trump ancora era in corsa e brindava insieme a Melania nel disegno di Paolo Virzì: "Hey folks, we are all positive!" e Hollywood si divideva fra chi si schierava con Biden (la maggioranza, molti li abbiamo visti festeggiare ieri) e chi con Trump. Nel frattempo sono successe tante cose: Joe Biden è reduce da aver giurato come quarantaseiesimo Presidente degli Stati Uniti, ma molto di più è quello che è successo. La serata è stata memorabile con Lady Gaga che ha cantato l'inno nazionale e una parata di stelle da Bruce Springsteen a Katy Perry, per lo show Celebrating America, un'ora e mezza di musica e politica dalla scalinata dal Lincoln Memorial, condotto da Tom Hanks. Ce lo racconta da Washington Anna Lombardi. Ma prima dell'happy ending c'era stato l'attacco a Capitol Hill, che è sembrato uscire da un film d'azione o persino apocalittico, sono stati tirati in ballo Attacco al potere di Antoine Fuqua con Gerard Butler e Sotto assedio con Channing Tatum e Jamie Foxx. Andrebbe evocato anche Mars attacks di Tim Burton con gli alieni che attaccano il Congresso, ma il sorriso si congela al pensiero delle cinque persone che hanno perso la vita. Gli Stati Uniti, piegati dalla pandemia e dalla crisi, cercano la ripartenza. Hollywood continua a spostare in avanti l'orizzonte del ritorno nelle sale, e guarda con preoccupazione all'industria cinese che da anni puntava a strappare il primato e che ora finalmente ce l'ha fatta: nel 2020 il botteghino cinese ha battuto quello americano, 2,7 miliardi di dollari in biglietti venduti contro 2,3 miliardi negli Usa.
Nella newsletter di questa settimana scrivono i corrispondenti Anais Ginori,Antonello Guerrera, Filippo Santelli e ancora Adriano Ercolani, Silvia Bizio, Anna Lombardi e Filippo Brunamonti dagli Stati Uniti. Per la pagina vintage abbiamo scelto di rileggere alcuni, meravigliosi, ritratti di Vittorio Zucconi.
Buona lettura, buone visioni
Arianna Finos e Chiara Ugolini
'Mars attacks' (1996)
Tra profezie e ritocchi: Hollywood si misura col dopo Trump
Tra i film tirati in ballo in quanto profetici di ciò che è accaduto il 6 gennaio a Washington c'è la satira di Joe Dante del 1997 La seconda guerra civile americana. Dove il governatore dell'Idaho xenofobo ma con amante messicana, interpretato da Beau Bridges, chiude i confini del suo stato agli immigrati, spinge i suoi cittadini alla sommossa e porta il Presidente, Phil Hartman, ad invadere l'Idaho dando così inizio alla seconda guerra civile americana. Intervistato da Silvia Bizio a Los Angeles, all'indomani dei fatti di Capitol Hill, il regista, appassionato democratico, dice: "Il film è ambientato in un "futuro prossimo" che immaginava alcune tendenze nella società che erano già evidenti nel 1997. Nel corso degli anni quasi ogni situazione ritratta nel film è accaduta o potrebbe accadere. E la maggior parte di questi eccessi sono stati determinati da personaggi che avevano una loro agenda in mente e hanno dunque costruito disinformazione creando equivoci dai risultati apocalittici. In quel senso il mio film non è molto invecchiato, anzi, oggi mi sembra più rilevante che mai". Leggi l'intervista integrale. Non solo Joe Dante non si stupisce di quello che è accaduto, c'è chi è certo che anche Malcolm X aveva predetto che la violenza sarebbe esplosa a forza di seminare odio. In occasione della presentazione di One Night in Miami, esordio alla regia di Regina King su Prime Video, l'attore che interpreta l'attivista e leader delle lotte per gli afroamericani Eli Goree ha dichiarato: "Quando JFK fu assassinato, Malcolm X fece scalpore con la frase 'A case of the chickens coming home to roost' (letteralmente 'I polli tornano a casa a beccare', ndr). Intendeva dire che così a lungo in America sono stati piantati i semi dell'odio razziale e del rancore che prima o poi se li sarebbe trovati alla porta. Nel corso degli anni, Malcolm X imparò nuove cose che usò per diventare migliore e ispirare gli altri a essere migliori". Leggi l'articolo da New York di Adriano Ercolani.
Schwarzenegger vs. Trump, parole durissime e la spada di Conan come metafora dell'America: ''Assalto al Congresso è la Notte dei cristalli degli Usa''
"Come immigrato di questo paese vorrei dire qualche parola agli americani che mi seguono" è iniziato così il discorso social da più di sette minuti con cui Arnold Schwarzenegger (qui un estratto), ex governatore repubblicano della California, ex Terminator e ex austriaco ormai naturalizzato americano, ha chiarito la distanza dall'ex Presidente definendolo "il peggior Presidente di sempre". Schwarzy ad un certo punto del discorso ha anche sfoderato la spada di Conan il barbaro per fare un parallelo tra la democrazia americana e l'acciaio dell'arma: "più forgi una spada più diventa forte".
Il cameo di Trump nella commedia con Macaulay Culkin
In occasione dell'insediamento del quarantaseiesimo Presidente degli Stati Uniti d'America (Potus per gli amici di Twitter) Joe Biden, si può giocare a trovare nell'ampio archivio di Hollywood i propri presidenti preferiti. Il cinema americano e anche la serialità televisiva hanno dedicato all'inquilino della Casa Bianca ampio spazio variando fra temi diversissimi dal biopic alla farsa. Presidenti veri e presidenti finti, commedie e film di fantascienza, ce n'è per tutti i gusti. Ecco i nostri: dieci film e tre serie tv da cercare sulle piattaforme.
Un nuovo mondo?
Non solo il sorpasso della Cina su Hollywood, che era nell'aria ma si è concretizzato con la pandemia e la crisi fortissima dei circuiti americani. Dietro l'angolo c'è Bollywood e non solo, la formidabile, ricchissima industria del cinema indiano. La Francia tiene alta la bandiera del cinema in sala e si prepara a varare una legge che disciplina il rapporto sala piattaforma con una serie di bilanciamenti che potrebbero diventare un modello per altre legislazioni europee. Abbiamo chiesto di comporre il quadro ai corrispondenti di Repubblica, ad Anaois Ginori a Parigi, a Filippo Santelli a Pechino, a Antonello Guerrera a Londra, al nostro collaboratore Filippo Brunamonti negli Stati Uniti.
La Cina batte Hollywood, il Dragone è primo al botteghino
dal nostro corrispondente Filippo Santelli
PECHINO – Alla fine il sorpasso che da anni tutti prevedevano è arrivato. Anche se favorito dalle circostanze più tragiche e imprevedibili, cioè quelle della pandemia. Nel 2020 il botteghino cinematografico cinese ha sopravanzato quello americano: 2,7 miliardi di dollari in biglietti venduti contro 2,3 miliardi negli Stati Uniti. Effetto virus, si diceva: le sale del Dragone, che ha contenuto il contagio prima e meglio di tutti, hanno potuto riaprire già a metà dell’anno, per quanto a capienza limitata, e poi aumentare costantemente gli spettatori. Non c’è da festeggiare, il bilancio del 2020 è comunque tragico: -70% di incassi e nuove produzioni azzerate. Ma almeno i risultati dell’autunno e dell’inverno lasciano ipotizzare un ritorno alla normalità: Gli 800, pellicola sulla guerra contro il Giappone uscita a settembre, ha incassato 473 milioni di dollari, numero uno al mondo, anche questa una storica prima volta per un film non di Hollywood. Negli studi del Dragone si è ricominciato a girare e il settore, sebbene parecchio malconcio da un punto di vista finanziario, sta provando a recuperare i ritmi precedenti alla pandemia. Ci vorrà tempo, ma se la Cina riuscirà a evitare seconde ondate l'impresa sembra possibile.
'Antoinette dans les Cévennes'
Nel paese con più schermi al mondo si spera nella ripartenza
dalla nostra corrispondente Anais Ginori
PARIGI – I cinema francesi sono chiusi da fine ottobre e la possibile riapertura prevista a gennaio è stata rinviata senza che esista per ora una nuova data prevista dal governo per tornare nelle sale. Il paese con più sale al mondo ha avuto nel 2020 ben 162 giorni di serrata. Non era mai successo da quando la magia del cinema è nata. "Neanche nei giorni bui dell’Occupazione nazista, sotto le forche caudine dei film franco-tedeschi deformati da Joseph Goebbels – ha scritto Le Monde – nulla ha impedito alla settima arte francese di suonare la sua partitura o addirittura di conoscere quella che alcuni hanno definito la sua età dell'oro2. Nel 2020 il crollo degli spettatori è stato del 70% ma va detto che dopo il primo lockdown e la riapertura a maggio, il pubblico è tornato con un certo entusiasmo, nonostante una programmazione ridotta, con decine di film in uscita rinviati e altri che sono finiti sulle piattaforme di streaming. "Non abbiamo fatto così male, i francesi sono ancora legati all’idea di andare al cinema" osserva Benoît Danard, direttore degli studi, delle statistiche e delle previsioni del Cnc, Centre National du Cinéma. Alla fine di ottobre, durante il periodo delle vacanze autunnali e prima della nuova chiusura imposta dal governo, le sale francesi hanno registrato tre milioni di spettatori in una settimana. E in assenza di tanti blockbuster americani sono i film francesi (come Tout simplement noir o Antoinette dans les Cévennes) che hanno contribuito a rilanciare il mercato, totalizzando il maggior numero di spettatori (29,2 milioni): non accadeva dal 2006. E mentre dal 2010 una ventina di film hanno sempre raggiunto o superato i due milioni di entrate, nel 2020 erano solo tre: Tenet di Christopher Nolan (2,3 milioni di entrate), 1917 di Sam Mendes (2,2 milioni) e Sonic di Jeff Fowler (2,1 milioni). La domanda che molti si fanno è cosa resterà della famosa “eccezione culturale” francese dopo il Covid? Il grande successo delle librerie negli ultimi mesi, in particolare di quelle più piccole e indipendenti, lascia ben sperare. I cinéphile dovrebbero tornare nelle sale non appena sarà possibile. In sostegno alla sua industria cinematografica, il governo di Parigi ha varato aiuti per un totale di 165 milioni di euro nel 2020 e approvando il decreto per i "servizi di media audiovisivi a richiesta” con la tassazione delle piattaforme fino al 20-25% del loro fatturato generato in Francia, a testimonianza di una forte convinzione dell'eccezione culturale francese.
'No Time to die'
Solo Bond può salvare il cinema inglese dall'abisso
dal nostro corrispondente Antonello Guerrera
LONDRA – "Il cinema in Regno Unito è sull’orlo dell’abisso". A lanciare l’allarme sono tra i più importanti attori, registi e sceneggiatori britannici, da Ridley Scott a Christopher Nolan, da Jude Law e Steve McQueen. Ovviamente la piaga è il Covid e il terzo lockdown nazionale, con conseguente chiusura delle sale, che oltremanica potrebbe durare addirittura fino a Pasqua. Un disastro per i cinema, settore che conta 800 sale nel Paese e 20mila impiegati: non tanto per i cinema piccoli e indipendenti che sono coperti dai quasi 2 miliardi di aiuti del governo Johnson alla cultura, quanto paradossalmente per le catene dei multisala, che nella pandemia vengono sostenuti solo dai tagli all’Iva e dalla cassa integrazione nazionale all’80% – pagata dallo Stato – per tutti i dipendenti. Cineworld, per esempio, già lo scorso ottobre ha chiuso tutti i suoi cinema dopo l’ennesimo rinvio dell’ultimo agognatissimo Bond No Time to Die (l’ultimo di Daniel Craig che forse scalerà oltre aprile 2021 come altri film) e lo stesso potrebbero fare altre compagnie come Odeon e Vue, già prosciugate dallo streaming casalingo sempre più aggressivo. Tra i pochi film che hanno arrischiato l’uscita nel frattempo in Uk, solo Wonder Woman 1984, sequel di Wonder Woman del 2017, ha visto la luce, il 16 dicembre scorso, poco prima che il Paese richiudesse tutto, tanto da racimolare solo 1 milione in 214 sale e pochi giorni. Ma c’è un cinema britannico dove Wonder Woman 1984 ancora c’è: è il Mallard sull’isola di Guernsey, dove la vita è quella pre Covid (persino senza mascherine o distanziamento) perché non ci sono casi di Coronavirus e nessuno può entrare.
Cinema di carta: Hollywood il Pentagono e Washington
Mentre star del pop e divi di Hollywood festeggiano il nuovo mister President, all'indomani dell'inauguration day vale la pena leggere il libro di Jean-Michel Valantin Hollywood, il pentagono e Washington di Fazi Editore. Racconta di una relazione pericolosa, quella tra la industria cinematografia e i centri del potere politico militare americano dal 1945 a oggi, da quando Roosevelt convocò Capra e Ford per commissionare loro, durante la seconda guerra mondiale pellicole in grado di mobilitare psicologicamente la nazione. La storia arriva fino alla guerra irachena e alla montatura del salvataggio di Jessica Lynch, la donna soldato presa in ostaggio in Iraq e liberata in diretta in una irruzione ad alto tasso di spettacolo coreografata dal Pentagono. I protagonisti del triangolo per sessant'anni hanno disegnato la stessa strategia per celebrare i valori fondativi della nazione, legittimando le scelte dell'esecutivo nella politica interna ed estera. Top Gun, Indipendence Day, Armageddon, Black Hawk Down, Il presidente: una storia d'amore, Terminator, film da enorme incasso ma anche formidabili macchine di organizzazione del consenso. Scrive Cahiers du cinéma: "Gli effetti della somiglianza sono concreti, politici e cittadini vedono i film, si costruiranno una percezione fantasmatica di situazioni concrete, ma in nome delle quali potranno essere prese decisioni pratiche". Il libro offre un quadro interessante anche per capire il presente: tutto questo sembra già ieri, oggi il nuovo terreno di movimento – sotto il segno di Trump – si è spostato sui social.
In tanti si chiedono, e ci chiediamo, cosa avrebbe detto Vittorio Zucconi di queste settimane, come avrebbe commentato l’addio di Trump e l’insediamento del nuovo presidente? Beh, molto lo aveva già detto: abbiamo collezionato per voi quattro articoli preziosi su Biden, Clinton, Bush sr., Obama. Buona lettura
Tutti dicono 'Je t'aime, encore'
La scorsa settimana abbiamo dedicato la newsletter alla celebrazione del cinema francese. Se vi ha fatto venire voglia o nostalgia, vi proponiamo una immersione nell'opera di François Truffaut nel cofanetto proposto da Eagle con i magnifici dieci film, che spaziano dal 1959 al 1983: da I 400 colpi a Tirate sul pianista, da Jules e Jim a La calda amante, da Baci Rubati a Le due inglesi. E poi Mica scema la ragazza, l'amore fugge, La signora della porta accanto, Finalmente domenica!
'Una notte al museo'
Happy ending: e se mettessimo Robin Williams di fronte al Museo di Scienze naturali
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