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“Spegni, ci sitamo inc…zando”: le minacce dei rom a chi mostra il degrado

Chi passa da via dei Gordiani a un certo punto è costretto ad abbandonare il percorso protetto del marciapiede, avventurandosi lungo la carreggiata. Le cataste di immondizia che incorniciano l'ingresso del campo rom non lasciano alternative. Vere e proprie montagne di rifiuti ammassati a pochi passi dai cassonetti vuoti. Nel marasma di sporcizia non ci sono solo scarti alimentari e calcinacci ma anche carcasse di animali.

Quella di un gatto nero in avanzato stato di decomposizione è in bella vista su un letto di bottiglie e rovi. "L'Ama ogni tanto interviene pure, ma dopo un paio di giorni la discarica si riforma e ci ritroviamo al punto di partenza", commenta Mario Podeschi, vicepresidente del V Municipio e assessore alle Politiche Sociali. "Piazzeremo delle telecamere – promette – sperando serva a pizzicare gli zozzoni". Il degrado prosegue anche nella baraccopoli. Un villaggio di roulotte e tetti di lamiera abitato da circa 250 persone.

Ognuno si arrangia come può: c'è chi sopravvive con il reddito di cittadinanza, chi fruga nei cassonetti per recuperare ferro e rame e chi invece si dedica ad attività più remunerative. Ma andiamo per gradi. Intanto c'è da dire che non tutti sono disponibili al dialogo. Lo scopriamo a nostre spese quando mettiamo piede nella favela. Mentre parliamo con alcuni inquilini per cercare di capire la realtà del campo e il perchè sia diventato una discarica a cielo aperto, un'auto nera ci sorprende alle spalle.

Il conducente è un energumeno. "Andate via di qua sennò vi spacco le telecamera", dice uscendo dalla vettura e venendoci incontro con aria davvero minacciosa. "Spegni la telecamera – ripete – che oggi è una giornata di mer** e qui c'è gente molto inc***ata". Da quel momento in poi non ci si scollerà più di dosso. Lo avremo dietro ad ogni passo, a bordo di quell'auto nera che sgasa e sfreccia a tutta velocità lungo le strade strette della baraccopoli. L'idea è che potrebbe investirci da un momento all'altro.

Siamo costrette ad allontanarci, ma prima raccogliamo l'appello di una donna: "Viviamo senza luce né acqua, circondati da topi e immondizia, aiutateci". Qui tengono quasi tutti la bocca cucita per paura delle conseguenze. "Io penso agli affari miei e al bene della mia famiglia, è meglio così", taglia corto una rom alla quale chiediamo un commento sui fatti di cronaca avvenuti tra queste baracche. In particolare quello che ha visto protagonista una ragazza italiana di trentacinque anni. La sua è una storia da brividi. Una storia di gelosia e vendetta.

L'ex compagno, rom di quarant'anni e residente nel campo, ha incaricato il fratello di sequestrarla per vendicarsi della rottura. E così è avvenuto. Derubata e tenuta imbavagliata in un camper tutta la notte, la malcapitata alla fine è stata scaricata davanti all'insediamento del Casilino. Nemmeno una settimana fa, invece, gli inquilini della baraccopoli hanno cercato di coprire un nomade in fuga dalla polizia. "In quel campo si sono specializzati anche in traffico di droga – ci spiega Mario Podeschi- come testimoniano diversi blitz della polizia".

Il villaggio di via dei Gordiani non è di quelli in lizza per la chiusura. Il piano rom di marca grillina non lo inserisce tra le priorità. E allora tocca alle istituzioni locali provare a metterci un pezza. "Stiamo facendo colloqui con le singole famiglie per individuare soluzioni alloggiative e coinvolgerle i più volenterosi in progetti lavorativi", spiega Podeschi. Ma i percorsi di inclusione sono lunghi e tortuosi, così il campo rimane sorvegliato speciale del commissariato di zona.

"Non ci sono soltanto i rifiuti, c'è chi spaccia, chi contrabbanda il rame, l'amministrazione dovrebbe sgomberarlo – commenta polemico il consigliere municipale di Fratelli d'Italia Fabio Sabbatani Schiuma – per motivi di ordine pubblico". Anche lui critica il piano rom della Raggi: "Non ci può essere una classifica delle baraccopoli, bisogna risolvere il problema una volta per tutte, la giunta pentastellata è vittima di un'amnesia: che fine ha fatto – attacca – la legalità?".

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