LONDRA – E se quest’anno, in questa meravigliosa Premier League in una tremenda epoca, lo scontro finale fosse tra le due di Manchester? Fosse così, che eresia sarebbe vivere questo lungo derby senza pubblico, senza cori, senza pinte di birra nei pub stracolmi, otto anni dopo l’ultima vittoria del campionato con Sir Alex Ferguson e i citizens secondi (accadde il contrario nel 2018, ma con un distacco abissale).
Eppure stavolta City e i Red Devils se la potrebbero davvero giocare davvero fino all’ultima giornata. Gli indizi ci son tutti e oggi ne è arrivato un altro. Lo United ha vinto anche al Craven Cottage di Londra, contro il Fulham, per 2-1, nonostante la dormita dopo pochi minuti su lancio lungo e il gol del buon Lookman, in prestito dal Lipsia. Una sberla che ha svegliato lo United. Che ha iniziato a carburare, a macinare il suo concreto possesso palla, a imporre la sua rediviva personalità e superiorità tecnica, fisica, ma anche tattica: se un Diavolo rosso perde la palla, non si agita più di tanto. Perché sa che ci sarà un compagno dietro a coprire errori e buchi.
Ecco, questo è il nuovo United, anche senza Marcus Rashford, stasera in panchina. Abbandonati i fantasmi delle ultime stagioni, ora il Manchester ha ritrovato la sicurezza ma soprattutto la certezza di essere una squadra, una grande squadra, soverchiante, che passa la palla veloce a massimo due tocchi, che sa di poter prevalere alla lunga e per questo non si fa più prendere dal panico. Esemplare l’evoluzione di Fred, che si apprezza ancora di più dagli spalti del Craven Cottage: un tempo confusionario e inaffidabile, oggi un ingranaggio perfetto e organico della solida squadra di Ole Gunnar Solskjaer.
Poi c’è Bruno Fernandes. Un giocatore cresciuto esponenzialmente rispetto agli anni italiani. Allora era più esile, leggero, ininfluente. Ora ha una risolutezza disarmante: quando tira, quando assiste, quando ricuce, quando fa salire la squadra. Il pareggio del solito e irriducibile Cavani al 22esimo nasce da tre minuti di fuoco della mezzapunta portoghese. Sessanta secondi prima del gol, Bruno colpisce il palo a Areola battuto; poi la zampata dell’uruguaiano su imbeccata di Fernandes con pessima ribattuta di Areola. Che al 24esimo si riscatta parzialmente sempre sul tiro dello scatenato potoghese.
E poi c’è Paul Pogba. Partita iniziata male. Solskjaer lo mette regista in mezzo al campo, non la sua posizione preferita. Il gol di Lookman non è colpa sua (Wan-Bissaka sbaglia il fuorigioco), ma lui non lo segue. Al decimo, un’ammonizione di nervosismo. Ma poi prende in mano il centrocampo e la squadra, e inizia a imporre fisico, tecnica, un buon filtro alle ripartenze del Fulham. Fino al secondo tempo: quando giganteggia e soprattutto al 65esimo fulmina Areola con un sinistro stellare dopo aver recuperato lui stesso un rinvio avversario – su pressione del motorino Fred – dalla linea laterale.
Alla fine è però spuntato un difetto ricorrente dello United. Nei secondi tempi, quando è in vantaggio, a volte soffre troppo. È capitato anche oggi e poteva finire male negli ultimi 15 minuti: Loftus-Cheek spara alle stelle dal dischetto, poi si fa parare il tiro da De Gea. E quando al 94esimo l’appesantito panzer serbo Mitrovic, entrato nei minuti finali perché di più non può fare di questi tempi, colpisce di testa sotto porta e Bailly dello United devia spiazzando il suo portiere, con la palla che scorre a qualche centimetro del palo, si vede che deve andare così per lo United. La squadra di Solskjaer è dunque tornata in testa, con 40 punti in 19 partite, due in più del Leicester che ieri ha passeggiato sul Chelsea in crisi, e dei cugini del Manchester City. Che però hanno una partita in meno.
Ecco, il City. La squadra di Pep Guardiola ha vinto solo al 78esimo con l’agognato gol di Bernardo Silva. Il fantasista portoghese quest’anno non aveva ancora segnato, ne sentiva il peso e allora lo ha scaricato tutto con un bolide a 12 minuti dalla fine imparabile per Martinez. Il merito però va anche a Rodri, scaltro, dopo un rinvio dei Villains, a rientrare di soppiatto dal fuorigioco, rubare la palla, darla a Bernardo, e poi ci ha pensato lui. Al 90esimo il rigore di Gundogan chiude una partita rognosa. E lo spettacolo va avanti, nonostante tutto. Peccato solo che al derby di Manchester manchi ancora un mese e mezzo.
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