Da anni è il simbolo di tanti misteri nella provincia trapanese del superlatitante Matteo Messina Denaro. Adesso, però, l’imprenditore Vito Nicastri, il “re” dell’eolico da Roma in giù, è stato assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa: la corte d’appello di Palermo ha ribaltato il verdetto emesso in primo grado, che era una condanna a 9 anni, Nicastri è stato condannato solo per intestazione fittizia, a 4 anni 3 mesi. Dall’accusa di concorso esterno è stato scagionato anche il fratello di Vito, Roberto, condannato pure lui solo per intestazione fittizia, a 2 anni e 8 mesi. Entrambi sono stati scarcerati. Vito Nicastri era difeso dall'avvocato Sebastiano Dara; il fratello, dall'avvocato Giovanni Di Benedetto.
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Nei mesi scorsi, Vito Nicastri aveva iniziato a fare delle dichiarazioni davanti ai pm di Palermo e di Roma che si occupano di Paolo Arata, l’ex consulente per l’energia di Matteo Salvini, che con il “re” dell’eolico aveva fatto diversi affari (entrambi sono stati anche arrestati). Nicastri ha parlato della tangente da 30 mila euro che il suo socio occulto avrebbe promesso al sottosegretario Armando Siri, per piazzare un emendamento che doveva sbloccare tanti finanziamenti, ma ha sempre negato i rapporti con la mafia.
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Due pentiti, però, sembravano smentirlo. Il cugino del superlatitante, Lorenzo Cimarosa, aveva raccontato che alcuni anni fa Nicastri avrebbe fatto arrivare a Messina Denaro una «borsa piena di soldi» dopo aver concluso un buon affare. Poi, nel 2019, era arrivato un altro pentito, Filippo Bisconti, uno dei capimafia della ricostituita Cupola, che aveva rincarato la dose: «Nicastri – disse – era vicino a due esponenti della mafia trapanese, Giovanni Filardo e Francesco Luppino». Altri due fedelissimi di Messina Denaro. Dichiarazioni che avevano portato a una condanna pesante in primo grado, i giudici di appello hanno deciso diversamente, evidentemente ritenendo senza riscontro le accuse dei due collaboratori.
La Corte di appello ha assolto l’agronomo Melchiorre Leone (difeso dall’avvocato Giovanni Rizzuti, in primo grado aveva avuto 9 anni e 4 mesi). Aumenta la pena, da 6 anni e 8 mesi a 12 anni, a Girolamo Scandariato. Condannato a 9 anni per mafia Giuseppe Bellitti (in primo grado era stato assolto).
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