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Le arbopaladine di Peschiera Borromeo

Di tanto in tanto gli animi si infiammano. No, non sto parlando della nostra teatrale classe politica, tantomeno dell’ennesima geremiade televisiva. Mi riferisco a quel complesso rapporto di fiducia-sfiducia che spesso vede gli uni contro gli altri, da una parte la pubblica amministrazione, dall’altra gruppi, associazioni o consorzi di cittadini. Il contendere? L’abbattimento di uno o più alberi. Nel corso degli ultimi anni se ne sono viste tante: penso ad esempio all’opposizione dei residenti all’abbattimento degli alberi di alcuni corsi urbani, come è avvenuto a Roma per i lavori della nuova linea della Metro o per l’incredibile decisione di far passare tubature sotto i platani di Villa Borghese – le piante più annose della capitale. È capitato a Milano, quando si parlava di rimuovere gli olmi lungo la sede tramviaria di viale Mac Mahon, o ancora a Torino, quando il comune aveva deciso di abbattere gli ippocastani di Corso Marconi.

Ma ricordo anche l’incatenamento volontario di alcuni ecologisti a Cesenatico, quasi un decennio orsono, per salvaguardare ventisei alberi sani del quartiere Boschetto, l’opposizione alla decisione di abbattimento della sequoia secolare di Villa Mathilda a Merano. L’elenco sarebbe assai nutrito. Purtroppo, nel corso dell’ultimo anno, una delle conseguenze “invisibili” dei lockdown e dei limiti alla nostra mobilità riguarda anche la decisione di abbattimento di alberi, che sono stati talvolta effettuati nel completo silenzio e nella difficoltà dei cittadini di poter monitorare la situazione ed eventualmente intervenire.

Un caso felice riguarda un filare di duecentoquaranta pioppi cipressini che il comune di Peschiera Borromeo, alle porte del capoluogo lombardo, aveva deciso di abbattere. Il filare storico si trova in Viale Galbani, all’interno del Parco Sud. Le radici dei pioppi hanno chiesto ovviamente spazio e hanno eroso l’asfalto e il cemento che li delimitano, compromettendo la viabilità di una pista ciclabile che vi corre a fianco. Il comune, come avviene in questi casi, ha chiesto una perizia tecnica ad un agronomo che ha certificato la necessità di procedere con l’abbattimento, poiché il terreno non viene considerato adeguato – “adatto” – a ospitare le radici di questi alberi. Alla notizia della delibera sei donne della zona – Maria Bacchetti, Stefania Benaglio, Simonetta Favari, Cinzia Giangiacomi, Benedetta Murachelli e Flavia Rossi – si sono ribellate e hanno costituito un comitato, La voce degli alberi di Peschiera Borromeo, grazie al quale hanno chiesto un cambio di rotta.

Ora, come sappiamo, la pianura padana non ospita molte piante, se non ai confini delle proprietà, nei giardini delle abitazioni o lungo il corso dei fiumi, I pochi boschi sono a tempo, come avviene per le coltivazioni di pioppi da carta, o di recente coltivazione. Fino a pochi decenni fa la civiltà contadina usava ogni spazio disponibile e gli alberi spesso, le selve, le foreste, erano paesaggio da Prealpi, o da Appennino. Fra le piante che torreggiano in questi spazi regolari e geometrici, vi sono proprio i pioppi, prevalentemente pioppi neri oppure pioppi piramidali, cipressini, italici o, come li chiamavano i britannici, “lombardy poplars”. Esemplari adulti, disposti in rari filari, rappresentano un colpo d’occhio eccezionale e sarebbe un peccato che una ragione forse, quantomeno nelle intenzioni, “eco-logica” conduca ad un’azione per niente ecologica, anzi, proprio l’opposto. Soprattutto nella stagione estiva, quando sul tardo pomeriggio il vento leggero, caldo, rastrella la pianura e sfiora queste fronde puntellate verso il cielo, turionali, le foglie sventolano e producono quel mormorio rassicurante che è parte del patrimonio dei ricordi di chi queste terre le vive e le sa apprezzare per quel che sono.

Successivamente l’agronomo varesino Daniele Zanzi, già ampiamente noto per il suo impegno a difesa degli alberi monumentali, è intervenuto prendendosi a cuore la situazione: a proprie spese ha fatto fare nuovi esami di trazione e stabilità sulle stesse piante testate in precedenza, documentando la non urgenza e necessità di proseguire nell’abbattimento. A questo punto il comitato ha raccolto la solidarietà di associazioni ambientaliste, di buona parte della carta stampata e di un numero crescente di concittadini, “accompagnando” l’amministrazione a prendere in considerazione altre soluzioni. Chi scrive spera, anzi, confida, nella possibilità che quella delibera venga definitivamente stralciata.

Tiziano Fratus vive in una casa davanti a un bosco. E' autore di molti libri e medita.
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