BrigataBianca è il secondo album solista di Samuel, a quattro anni di distanza dal precedente, ma è una sorta di ennesimo esordio. Nelle sue vite precedenti Samuel ha infatti frequentato l'elettronica e il pop, la techno e l'avanguardia, il rock e la dance, mentre con questo nuovo album veste con maggior consapevolezza i panni del cantautore. E lo fa bene, il disco è bello, intenso e intimo, appassionato e appassionante, quindici brani realizzati durante questi difficili mesi nel suo studio torinese, il Golfo Mistico, assieme a una "brigata" di amici e artisti che lo hanno aiutato a mettere a fuoco sensazioni e sentimenti intimi e personali. Tra di loro Colapesce, Ensi, Fulminacci, Willie Peyote, Johnny Marsiglia, Roy Paci e una squadra di produttori come Ale Bavo, Dade, Mace & Venerus, Machweo, Michele Canova, Federico Nardelli e Strage.
"Avevo bisogno di confrontarmi con persone diverse" racconta Samuel, "riemergendo da due anni molto intensi, un periodo deflagrante, importante ma accidentato emotivamente. Volevo capire le cose che non volevo, e per farlo mi sono immerso nelle cose peggiori di me, mentre allo stesso tempo facevo cose grandissime, un disco dei Subsonica, il giudice a X Factor. Ho attraversato una tragedia interiore per mettere a fuoco le cose della mia vita, mi sono volutamente messo nella condizione peggiore per vedere quale sarebbe stata la base della mia vita futura. E da questo grande travaglio sono uscire le canzoni di questo disco".
Samuel, la notte brava di Subsonica e Bluvertigo in 'Cocoricò'
In cui ha dato maggiore spazio alla sua anima di cantautore.
"Io quando propongo canzoni ai Subsonica sono sempre cantautorale, poi grazie agli altri diamo una veste sonora diversa al tutto. Per questo funzioniamo bene, loro hanno un'attitudine e io un'altra. In questo caso un disco, in un epoca in cui l'assembramento sembra un delitto, mi sono concesso il permesso di mettere canzoni da ascoltare, che non avevano un flusso da discoteca. Con i Subsonica facciamo musica da assembramento, non per vedere il pubblico seduto a ragionare, con questo album in questo momento me lo sono, invece, permesso".
Toccando ancora una volta mondi sonori diversi.
"Si, fare album da solista essendo nei Subsonica è sempre una prova, una sfida, non è facile. Con il mio primo album da solista Il codice della bellezza avevo toccato il mondo del pop come lo immaginavo io. Con BrigataBianca invece ho sentito la necessità di tornare all'elettronica, da sempre il mio alfabeto, alla musica tribale e all'hip hop, che ascoltavo già tantissimi anni fa. La musica è il mio cibo, e questi sono i generi dei quali mi sono sempre nutrito".
Quanto ha influito sull'intimità di questo lavoro l'essere isolato dal lockdown?
"Molto, in realtà, anche se alcune delle canzoni sono nate prima. L'isolamento mi ha permesso di vedere le cose e me stesso in maniera diversa, senza alcuna pressione, quindi devo dire che per assurdo è stata una condizione favorevole. Ma al tempo stesso avvertivo la tensione esterna, sentivo tutti i ragionamenti sulla mancanza di prospettive e di futuro, in un periodo che ha messo in evidenza sia i problemi strutturali che quelli di costruzione mentale del nostro Paese. Per anni ho partecipato a centinaia di manifestazioni contro i tagli alla sanità e alla cultura, non so quanti concerti abbiamo fatto con i Subsonica in sostegno a queste battaglie, poi arriva la pandemia e ci troviamo messi alle corde proprio da questi tagli. Voglio dire che la perdita del senso di futuro era già iniziata dopo gli anni Novanta, quando tutti siamo usciti dalla bolla in cui vivevamo, la pandemia ha solo accelerato la corsa e speriamo che sia servita a farci rendere conto della situazione".
C'è molta della sua storia nel disco, molto hip hop e tanta Torino.
"Torino ha sempre avuto stimoli musicali particolari, e ha avuto una lunga e bella storia hip hop, con tanti artisti che hanno gravitato attorno alla città. Ensi è nato da quel focolaio, e ne porta dietro i segni, sale sul palco e sa cosa dire e cosa fare. Willy Peyote è un amico, ama la musica indipendente e l'hip hop, è un esemplare artistico unico e raro, ha trovato una sua maniera di mettere insieme le due cose, come io provo a prendere la musica cantautorale e metterla nell'elettronica".
E ora, senza poter suonare dal vivo, cosa accadrà?
"La situazione è questa, quindi aspettiamo di poter fare i concerti. Ma i Subsonica hanno necessità di assembramento, è musica di assembramento, abbiamo bisogno delle persone accalcate sotto al palco, quindi aspettiamo fino all'ultimo momento prima di decidere cosa succederà questa estate. Parallelamente abbiamo deciso di provare la scaletta di questo album come abbiamo fatto l'anno scorso, saremo pronti per questa estate nel caso che non si possa fare il tour dei Subsonica".
Cosa si aspetta da questo album?
"In realtà non ho mai grandi aspettative. Quando finisce un lavoro su un album le canzoni non sono più tue, le lasci libere di fare la loro strada senza di te, il coinvolgimento emotivo è nello scriverle e registrarle. L'importante è condividerle durante i concerti, speriamo di poterlo fare presto".
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