LONDRA – Quando l’allenatore incolpa i giocatori, e non è la prima volta in questo caso, è un pessimo segnale, oltre che la sintesi perfetta del crisi del Chelsea. L’unica squadra in Premier League che ha potuto spendere quest’anno nonostante il Covid, dopo il blocco dei trasferimenti nella stagione precedente, 200 milioni di acquisti, tra cui top come Timo Werner e lo Ziyech dello stellare Ajax di De Ligt, oltre a presunti fenomeni come Havertz. Eppure le cose vanno malissimo. Ieri sera altra sconfitta, pesante e inappellabile, a Leicester, contro le Foxes momentaneamente prime in classifica e oramai una grande e indiscutibile squadra dopo il miracolo di Claudio Ranieri qualche anno fa.
Premier League: Leicester in testa per una notte, il Chelsea affonda
Lo spogliatoio inquieto di Lampard
Dicevamo di quello che sembra uno spogliatoio dei blues molto inquieto, il che non stupirebbe visti i precedenti in passato. E però l’allenatore Frank Lampard è una leggenda dello Stamford Bridge, ex capitano della squadra e forse uno dei primi centrocampisti del calcio moderno oggi marchiati come “box to box”. Ma sembra aver oramai perso la guida del gruppo e forse anche l’autorità sui giocatori, che ieri ha di nuovo criticato pubblicamente, parlando di “mancanza di fame” agonistica: “Siamo stati lenti, indolenti, compassati”, le parole di Lampard subito dopo il match, "abbiamo meno fiducia in questo momento ma anche meno voglia di correre, a differenza di un mese fa quando eravamo in palla. Quando ti rilassi, ecco cosa succede”. Certo, i continui cambi di formazione non aiutano: “Siamo ancora un cantiere aperto”, replica l’allenatore, “non c’è una formazione tipo e chiunque scenda in campo deve fare la differenza”.
Le voci di un possibile esonero
Il tecnico del Chelsea non risponde alle voci di un suo possibile esonero: cinque sconfitte nelle ultime 8 giornate sono un’enormità, mentre 29 punti dopo 19 partite a 9 lunghezze dal Leicester e a 8 dallo United che stasera a Fulham potrebbe allungare a +11, sono una miseria. Lampard rischia, e tanto. Il problema è che la luce non si vede. Colpevolizzare i giocatori non migliorerà di certo l’armonia e le cose tra i blues che non trovano più la quadra in campo. Ma soprattutto, ed è questa la cosa più preoccupante, la squadra sembra sempre più spuntata e impotente. Certo, ieri a centrocampo mancava Kanté, ma Kovacic ha dimostrato ancora una volta tutti i suoi limiti, Havertz permane un costosissimo ufo di questo campionato, la difesa ieri è stata bucata da tutte le parti, Thiago Silva ci prova a non far affondare la nave ma è il simbolo delle certezze che si sono sgretolate. Per non parlare di Rudiger, imbarazzante ieri sera.
Travolti dalla coppia Vardy-Maddison
Il Leicester di Brendan Rodgers, invece, ha dimostrato tutta sua forza, col suo 4-4-2 di ranierana memoria, semplice e spietato. Vardy non ha segnato ieri, ma come al solito si è spremuto per la squadra e con Maddison (ieri ancora in gol, dopo una traversa clamorosa) forma una coppia che, ci perdoneranno i tifosi juventini, somiglia sempre più all’Inzaghi-Del Piero di qualche anno fa, per la furia debordante del primo in aerea, e per i tiri a giro da fuori del secondo che bersagliano i portieri avversari. Poi ci sono Ndidi (suo l’1-0 da fuori ieri con un tiro svirgolato) e Tielemans che in mezzo al campo sono una lavatrice tecnica ma soprattutto tattica e fisica. Barnes come ala sinistra ha fatto ammattire James, l’ex Atalanta Castagne è sempre più una sicurezza. E, se non lo conoscete, segnatevi questo nome: James Justin, 22 anni, terzino sinistro, inglese, ieri imprendibile e brutale sulla fascia con Barnes. Ne sentirete parlare.
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di
Rosalba Castelletti
L'effetto Navalnyj
Le brutte notizie del Chelsea non finiscono qui perché Alexei Navalnyj, l’oppositore principe di Putin riarrestato in Russia l’altro giorno dopo esser scampato all’avvelenamento col novichok, ha esortato i leader occidentali a aumentare le sanzioni contro gli oligarchi russi in Occidente, e nella lista nera c’è anche il miliardario patron del Chelsea, Roman Abramovich, oltre a Alisher Usmanov dell’Arsenal: “Sono complici e beneficiari della cleptocrazia russa”, ha detto l’attivista, “con significativi asset nei Paesi occidentali”. Entrambi respingono le accuse.
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