LONDRA. L’avvocato del “diavolo” ha ceduto. David Perry, stimato e celebre legale inglese, ha rinunciato a perseguire come pubblica accusa alcuni attivisti dell’opposizione di Hong Kong, tra cui il tycoon dei media Jimmy Lai. Il legale ha deciso di lasciare questo ruolo controverso dopo un’enorme pressione da parte di Londra per l’imbarazzo che il suo incarico aveva suscitato in un Regno Unito che invece sta cercando in tutti i modi di fermare le aggressioni cinesi all’autonomia di Hong Kong e del principio “un Paese due sistemi” che per decenni avrebbe dovuto garantire all’ex colonia britannica una certa indipendenza da Pechino. Il ministro degli Esteri Dominic Raab nel weekend aveva definito Perry con parole durissime: “un mercenario”, “che non rispetta i valori di libertà e democrazia in cui crediamo”, eccetera.
Perry pensava di fare semplicemente il suo lavoro, essendo un “barrister” che ha rappresentato negli anni numerosi governi in vari processi internazionali e lo stesso Regno Unito davanti la Corte Internazionale dei Diritti Umani, in passato. Ma stavolta la vicenda era troppo spinosa, controversa e scandalosa agli occhi dell’opposizione di Hong Kong e dei difensori della democrazia e dei diritti umani nel mondo. Nell’ex protettorato britannico infatti Perry avrebbe dovuto rappresentare l’accusa in un processo contro nove attivisti locali, tra cui Martin Lee, il veterano Lee Cheuk-yan e poi Jimmy Lai, l’oppositore più conosciuto del gruppo, in carcere e sotto processo per aver “organizzato e partecipato a una manifestazione illegale” nell’agosto del 2019. In realtà Lai è accusato anche di non aver rispettato l’ultima, famigerata “Legge sulla sicurezza nazionale” imposta da Pechino a Hong Kong, dopo aver invitato al boicottaggio internazionale contro l’ex colonia: ora l’imprenditore rischia fino all’ergastolo.
La posizione di Perry era dunque insostenibile, in un momento in cui il Regno Unito ha praticamente offerto la cittadinanza a centinaia di migliaia di cittadini di Hong Kong per scappare dalla sempre più soffocante stretta cinese contro i diritti e la democrazia nell’ex colonia. Anche il presidente dell’Ordine degli avvocati inglesi, Derek Sweeting, aveva espresso “preoccupazione per l’arresto degli attivisti locali”. Mentre Mark Ellis, presidente dell’Associazione avvocati internazionali, ha citato l’importanza dei “diritti umani” in caso di incarichi simili. Perry non ha voluto commentare la sua decisione.
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