La manutenzione della rete ferroviaria, così come dei treni, non è sufficiente ed è causa di troppi incidenti. Perché se è vero che il tasso di mortalità sulla rete italiana è in linea con gli altri Paesi europei, ogni anno decine di persone vengono gravemente coinvolte in incidenti di cui si parla poco.
C’è un altro dato preoccupante: l’Italia ha una percentuale altissima di “precursori di incidenti”, cioè tutti quegli eventi che, in altre circostanze e con un pizzico di fortuna in meno, avrebbero potuto portare a un incidente. In questo indicatore il nostro Paese è al 40%, un dato fuori scala rispetto alla media europea che è tra il 7 e l’8%. Più che un campanello d’allarme è un grido che non può essere ignorato. Soprattutto se l’avvertimento viene dalla Corte dei conti, che ha pubblicato un rapporto sull’attività dell’Ansf, l’Agenzia per la sicurezza delle ferrovie da poche settimane diventata Ansfisa, con l’aggiunta delle infrastrutture stradali e autostradali. Un ente che ha il compito di verificare la sicurezza di tutta la rete ferroviaria del nostro Paese.
2018 da incubo. Il rapporto (qui la versione integrale) analizza il triennio 2017-2019. L’anno da dimenticare è stato il 2018 con 73 morti e 85 feriti gravi. Il dato è certamente influenzato di disastri di Pioltello (tre morti e 34 feriti gravi) e quello di Caluso (due morti e 21 feriti gravi) ma sarebbe stato un anno da dimenticare anche se quei due incidenti non fossero avvenuti. Perché il 90% dei morti erano pedoni, non passeggeri né personale delle ferrovie. La Corte dei conti spiega questo dato con “l’incremento delle problematiche manutentive e all’indebito utilizzo dei passaggi a livello”. La scarsa manutenzione nel 2018 ha causato infatti 19 incidenti, il 16% del totale.
È andata meglio nel 2019 con numeri più bassi in quasi tutti gli indicatori (43 decessi e 19 feriti gravi) e il tasso di incidentalità più basso del decennio. In questo scenario, però, sono stati pur sempre 12 gli incidenti legati alla scarsa manutenzione. E se è vero che casi come quello di Pioltello sono, per fortuna, rari, in quell’anno i deragliamenti sono stati comunque cinque. Senza vittime, ma due di questi erano legati a problemi relativi alla manutenzione dell’infrastruttura.
Passaggi a livello. È il punto più dolente: dal 2017 al 2019 l’”indebita presenza di pedoni sui binari” ha causato 76, 77 e 52 incidenti gravi. C’è di tutto: avventatezza, ma anche sistemi obsoleti e poco sicuri. Ci sono due modi per risolvere il problema. Il primo è radicale, cioè eliminare i passaggi a livello e sostituirli con cavalcavia o sottovie. In questo senso sono stati fatti diversi passi avanti, visto che oggi ne restano 4.300 rispetto ai quasi 10mila di pochi anni fa. L’altra soluzione è intervenire con soluzioni tecnologiche (ad esempio un sistema di rilevamento degli ostacoli tra le barriere, come auto incastrate) e qui l’Ansf punta il dito su Rfi, che nel 2018 non avrebbe rispettato la programmazione prevista degli interventi di manutenzione.
“Gli utenti, sul delicato tema della manutenzione richiamato oggi anche dalla Corte dei conti, vogliono vederci chiaro: per questo chiediamo che all’interno dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie sia nominato un delegato alla sicurezza, individuato dalle associazioni dei consumatori, che abbia accesso a tutti gli atti relativi alla manutenzione ferroviaria, incrementando così la trasparenza in favore dei fruitori finali del servizio” commenta Furio Truzzi, presidente di Assoutenti, associazione di consumatori specializzata nel settore dei trasporti.