La casa è angusta, piccola, povera, ma dalla grande finestra dell'unica camera si vede Roma: il Vittoriano in lontananza, la cupola di Sant'Andrea della Valle, altrettanto remota, la distesa dei palazzi del quartiere Trionfale che digradano sotto a uno strategico pianterreno.
Eccolo qui, l'appartamento in cui vive, riceve, telefona, manda messaggi e si concede l'unico lusso di un Campari con ghiaccio Goffredo Bettini. Il televisore che campeggia davanti al letto è acceso dalle 9 per seguire il dibattito al Senato. Ma quando guarda Conte, il dirigente pd, già coordinatore nazionale con Veltroni segretario, ora al fianco di Nicola Zingaretti ("Lo conosco da quando era ragazzino"), "richiamato" a Roma dal buen retiro thailandese proprio per la sua corsa alla segreteria, è come se vedesse un film che ha scritto. Sottolinea le frasi che contano, tralascia quelle venute male, sorride davanti ai lapsus: quando il premier dice "interrogatorio", invece di "interrogativo", si limita a un benevolente: "È stremato".
Che ci sia "feeling", con il presidente del Consiglio, lo ammette senza riserve. "Sarà perché mio padre era un avvocato, penalista in Corte d'Assise". Il linguaggio un po' professorale e forbito di Conte "piace alla gente, più di certe parole della politica ormai consunte. Ci vedono autenticità, verità, e questo è importante". Il suo letto è circondato di libri sul cinema (Les cahiers de cinema, Hollywood, di Gore Vidal) ed è da regista che l'ultimo segretario della federazione del Pci romano sembra parlare: "Questo governo è nato da un'idea di Renzi che però gli aveva dato un termine breve. Sono stato io a dire: abbiamo fatto 30, facciamo 31! Nicola era cauto, io sono uno che si butta. Ora, le fibrillazioni nascono dal fatto che lo schema politico di Renzi, fare il Macron d'Italia che ci mandava al 6%, non ha funzionato".
Bettini crede in un'alleanza retta da tre gambe, la sinistra, il Movimento 5 stelle e un'area liberale con dentro anche il leader di Iv, Calenda, Bonino. Che però non riescono a formarla: "Colpa dei loro caratteri difficili!". Del discorso di Conte, sottolinea l'europeismo: "La vera svolta epocale che ha fatto fare all'Italia". Questo premier "ha sottratto i 5stelle ai populisti, ti pare poco?". Altro passaggio chiave: "Hai visto l'apertura sulla legge proporzionale, ha detto che darà stabilità ed è così perché non puoi comprimere identità così diverse in un sistema bipolare che nella realtà non esiste. Serve invece che partiti differenti siano pronti a compromessi alti dopo le elezioni". E poi, "Conte ha fatto un inno alla politica, si sta innamorando della politica, l'unico strumento che può interpretare il malessere e incanalare i conflitti". La giornata è lunga, Bettini la trascorre scrivendo messaggi sull'iPad.
Chiama per informarsi sui numeri, lo chiamano per sapere del futuro. Lui dice: "Basta la fiducia, anche di un voto, poi si allarga". Lo ripete, davanti ai commentatori che in tv parlano di problemi nelle commissioni parlamentari: "E poi allarghiamo!". Tempo al tempo, una cosa alla volta. "La maggior parte dei miei libri è in Thailandia, devo trovare un container per farli tornare. Questa è una sistemazione provvisoria. Ho portato gli scritti di Mazzini, però, erano di mio padre, un repubblicano". Ci sono volumi su Marx, Engels, Lenin. Gli Adelphi ordinati per colore sopra al letto, gonfi come quando un libro lo hai letto tanto, quasi consumato (Elias Canetti, Dostoevskij, I Canti di Ezra Pound).
Parla Renzi. Lo sguardo di Bettini – un maglione viola a scaldarlo, pantofole ai piedi – si fa duro: "Come fa a dire "ora o mai più"?
È stato lui a dire "mai più" e a farlo quando Conte aveva aperto a quel patto di legislatura che noi chiedevamo. Se adesso tutto è a rischio è colpa sua". Ricorda Macaluso, i rapporti del grande migliorista con Ingrao: "Allora in politica c'era lo scontro, ma sempre il rispetto reciproco". Non c'era il disprezzo.
Quando ascolta Renzi parlare di morti di Covid, gli fa il controcanto: "Perché non dice dei tagli alla sanità dovuti al neoliberismo che lui non ha mai condannato chiaramente? Perché non dice che nel governo non era certo tra i più rigoristi sulle regole anti-contagio? Perché non parla della campagna negazionista fatta da questa destra ipocrita?". Quando il senatore attacca sul passato del Conte 1, esplode: "Sono argomenti bassi, se dovessimo guardare al passato ricorderemmo a Renzi la gestione del partito quando era segretario".
E continua: "Sono stato il primo a parlare di ripartenza, di ricostruzione, non abbiamo mai detto che andava tutto bene, ma il processo per migliorare le cose lo ha interrotto lui! L'unico governo più forte per Renzi è un governo senza Conte". I tempi, dice Bettini, in politica sono tutto, "e Renzi li ha sbagliati. Se il governo fa così schifo, perché non chiede di andare a votare? Questo non è un discorso da astensione. Ma non si accorge che le alternative sono solo due? Il burrone del voto – che è sempre e comunque l'ultima risorsa della democrazia – o un governo di Iv con la destra".
Ascolta Renzi citare i Malavoglia: "Vorrei ricordargli il finale, in cui chi ha deciso di abbandonare la famiglia si ritrova solo, senza casa, senza affetti". Instancabile, sulla poltrona grigia, spiega: "Il Pd ha posto le questioni senza voler distruggere, per migliorare e riconoscendo le cose fatte". Arriva un messaggino. Bettini consiglia: "Conte non deve attaccare, mai". Sono le 18:30 e il premier comincia la sua replica. Alla fine, i Sì saranno 156. Commento lapidario: "Un sufficiente punto di partenza".