È stata la casa editrice più amata da Pablo Neruda, di cui proprio quest’anno si festeggiano i 50 anni dal conferimento del Nobel per la letteratura. E proprio allo stampatore Alberto Tallone l’autore cileno affidò il suo celebre Discurso de Stockholm – in cui racconta la sua fuga attraverso le Ande per trovare rifugio in Argentina, potente metafora del cammino della poesia – affinché ne stampasse la prima, oggi preziosissima, edizione: in lingua spagnola, 64 pagine composte a mano, lettera per lettera con il carattere Garamond. Perché è così che, da tre secoli, l’editore Tallone ancora oggi lavora.
L’archivio della casa editrice è ricco infatti di documenti come il discorso di Neruda, ma più ancora di caratteri – dal gotico-medievale fino al postmoderno, compresi quelli di alfabeti antichi – e di strumenti che hanno fatto la storia della stampa. Da quando l’atelier tipografico fu fondato a Dijon all’epoca della Rivoluzione francese da Jean Baptiste Noëllat, poi spostato a Parigi e infine rilevato dall’italiano Alberto Tallone, che vi era entrato da apprendista, negli anni Trenta del Novecento: è stato lui negli anni Sessanta a portare poi la casa editrice ad Alpignano, luogo ameno e tuttora intatto non troppo lontano da Torino, dove negli anni sono stati di casa Cesare Pavese e, appunto, Neruda.
Da cinquant’anni è suo figlio Enrico, con la moglie e i loro tre figli Elisa, Lorenzo ed Eleonora, a mandare avanti tipografia e casa editrice che hanno fatto del libro come opera d’arte la propria bandiera. Le edizioni Tallone, numerate e limitate, sono composte interamente a mano con caratteri mobili sbalzati su punzoni d’acciaio. Tanto amore per la tradizione si unisce però a un’uguale attenzione per l’innovazione e per le giovani generazioni, a cominciare dagli studenti – dalle prime classi delle elementari ai laureandi in architettura e design – per i quali le porte sono sempre state aperte, con visite guidate in italiano, in inglese e in francese all’atelier tipografico e all’archivio. Fino all’arrivo della pandemia.
È per questo che, quando le visite sono state sospese a causa del virus, è nato il progetto Archive of Styles (www.archiveofstyles.com) che ha messo in Rete l’universo Tallone e quello che rappresenta: “Si tratta di un atlante del segno”, racconta Eleonora Tallone, “della parola scritta e della storia della stampa”. Sono 600 immagini, corredate ciascuna di spiegazione e didascalia, in italiano e in inglese, “che mettiamo gratuitamente a disposizione degli studenti, per le loro ricerche, le loro tesi di laurea, in modo che possano continuare ad approfondire anche in questo tempo ‘sospeso’, anche con la didattica a distanza”.
Entrando dunque – anche virtualmente – all’interno di questo sterminato archivio è possibile ammirare gli strumenti dell’incisore: dalla squadra con lama usata dal fonditore per verificare l’allineamento dei tipi ai bulini, dai punzoni al pantografo a pendolo. E poi c’è tutta la gerarchia dei caratteri, da quelli in legno a quelli a fregio componibile, dai corsivi inglesi alle più ardite creazioni novecentesche, ci sono quelli razionalisti e quelli post-moderni. Ma non solo. L’archivio Tallone custodisce lettere, cartoline, foto storiche di artisti e scrittori del Novecento: non solo Pablo Neruda dunque, ma anche Dino Campana, Sibilla Aleramo, Gabriele D’Annunzio. “Mio nonno Alberto nel 1938”, continua Eleonora, “acquistò l’atelier dal suo maestro Maurice Darantière che, tra le tante opere celebri, aveva impresso anche la prima edizione dell’Ulisse di Joyce nel 1922, di cui l’anno prossimo festeggeremo il centenario”.
Un patrimonio storico e artistico tutto da sfogliare (anche sul sito www.talloneeditore.com). A cui si aggiunge il bellissimo parco che circonda la casa editrice, con il mulino da carta e le locomotive a vapore: sono quelle con cui Alberto Tallone trasportò da Parigi l’intero atelier in quel di Alpignano. E qui sono rimaste: a dare lustro e consistenza a una storia bella da ripercorrere, non solo per gli studenti.
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