Non è ritenuto "innocuo e di conseguenza privo di rilevanza penale" ma è comunque prescritto il falso contestato al sindaco di Milano Beppe Sala finito sotto processo per aver firmato, quando era commissario unico e ad di Expo, due verbali retrodatati, che servirono a sostituire due commissari incompatibili della gara per la Piastra dei servizi.
di
Luca De Vito
Lo scrive la Corte d'Appello di Milano nelle motivazione della sentenza dello scorso 21 ottobre con cui ha rigettato la richiesta di assoluzione nel merito da parte della difesa di Sala ma ha dichiarato l'estinzione del reato per prescrizione.
Il sindaco era stato condannato in primo grado il 5 luglio 2019 a sei mesi di reclusione, convertiti in pena pecuniaria di 45 mila euro, per aver firmato, quando era il numero uno dell'Esposizione universale, due verbali retrodatati. I giudici di primo grado nelle loro motivazioni concessero però l'attenuante dell'aver agito per motivi di "particolare valore morale o sociale". La difesa dal canto suo era ricorsa in Appello, chiedendo alla corte presieduta da Cornelia Martini di dichiarare inammissibile l'atto di impugnazione del pg Massimo Gaballo e di assolvere Sala "perché il fatto non sussiste" o "perché il fatto non costituisce reato". Richiesta questa rigettata dai giudici di secondo grado.
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