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Crisi di governo, da Monti a Casini: ecco i ‘volenterosi’ dell’ultima ora al Senato. Aiuti in arrivo anche da tre senatori di Forza Italia

Ci sono i 'costruttori', anzi come ha scelto di chiamarli il premier Giuseppe Conte, i 'volenterosi' dell'ultima ora. I primi che al termine del discorso del presidente del Consiglio al Senato hanno annunciato il loro voto di fiducia al governo sono stati Pier Ferdinando Casini, Mario Monti e Gregorio De Falco. Sono coloro che "hanno a cuore il destino dell'Italia", per usare l'espressione di Conte nel suo appello lanciato ai deputati e senatori durante il suo discorso per "rimarginare la crisi politica" aperta da Italia viva. Ma potrebbero esserci altri colpi di scena. L'obiettivo al Senato è quota 155, ma il premier spera di raggiungere quota 158-159. Le trattative sono andate avanti senza sosta. Quindi le sorprese non si possono escludere. Come è successo ieri alla Camera con il voto di fiducia arrivato da Renata Polverini, ex Forza Italia (ormai), ex segretaria del sindacato di destra Ugl, ex presidente di centrodestra della Regione Lazio. E come potrebbe accadere con tre berlusconiani, Causin, Minuto e Masini, o con gli ex grillini Giarrusso e Drago e anche con tre renziani, oltre a Nencini: Conzatti, Grimani e Comincini.

voto di fiducia

Crisi di governo, Conte al Senato: "Serve politica per cittadini o rischio rabbia". Insiste su Biden e sulla riforma proporzionale. Obiettivo: superare quota 155

di Stefano Cappellini

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Tommaso Ciriaco

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Annalisa Cuzzocrea

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Emanuele Lauria

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Carmelo Lopapa

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Monica Rubino

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Concetto Vecchio

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Giovanna Vitale

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Valeria Forgnone


La prima ad aver annunciato subito il suo sostegno al premier è stata Liliana Segre, oggi accolta a Palazzo Madama da un lungo applauso: "Contavo di riprendere le mie trasferte a Roma solo una volta vaccinata, ma di fronte a questa situazione ho sentito un richiamo fortissimo, un misto di senso del dovere e di indignazione civile", ha spiegato la senatrice a vita ne giorni scorsa. Poi è stato il turno di Pier Ferdinando Casini del gruppo Per le Autonomie, il primo ad intervenire in Aula al Senato dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio sulla crisi politica: "Nell'annunciare il mio voto favorevole al governo vorrei esprimere il rispetto per l'esecutivo per gli sforzi onesti e leali che ha messo in campo nell'affrontare la pandemia. Le parole del presidente Conte, sono state parole di verità – aggiunge Casini – ammettendo che ci sono state cose che potevano essere fatte in modo migliore e diverso. Ma credo che nessuno possa avere il pregio della infallibilità davanti a questo dramma". Casini non nega di essere "preoccupato per il trionfalismo di chi si accontenta del pallottoliere e dimentica le ragioni della politica. La crisi è stata aperta da Italia viva, in modo sbagliato e frettoloso ma non inaspettato se è vero che da mesi erano evidenti le ragioni del dissenso all'interno del governo. Ci si è dilungati – sottolinea il senatore – su una crisi che andava affrontata con risolutezza. Oggi tutto è coperto dalla soddisfazione di fondo di un anti-renzismo che diventa una specie di auto compiacimento. Dobbiamo capire invece se il governo ne esce più forte o più debole. Non so se prenderemo 161 voti, 158 o 150. Il problema sono i sentimenti del Paese e la necessità che questo governo allarghi la base di condivisione. Recuperiamo il cammino comune con chi ha fatto prevalere ragioni divisive", conclude avvertendo che "andando avanti zoppiccando e magari appellandoci solo ai numeri, faremmo un favore alle forze sovraniste, perché il nostro rapporto con il paese sarà indebolito".

Crisi di governo, Conte al Senato oggi parte da quota 155: “Ma si può fare di più”

di

Tommaso Ciriaco


A prendere la parola per ufficializzare il suo sostegno al governo è stato poi il senatore a vita Mario Monti del gruppo Misto. "Annuncio il mio voto di fiducia, non porto voti se non il mio. E il mio è un voto di fiducia, come sempre, libero e condizionato a quelli che saranno i provvedimenti e se corrisponderanno a quelle che sono le mie convinzioni. Se così sarà in futuro, non solo appoggerò ma mi adopererò presso l'opinione pubblica, inclusa quella internazionale, per sostenere ciò che verrà fatto" dal governo, precisa l'ex presidente del Consiglio.

Riccardo Nencini del Psi ancora non si sbilancia. Nei giorni scorsi si era definito un costruttore, detentore del simbolo di Italia viva: è grazie a lui infatti se Renzi ha potuto formare un suo gruppo in Senato. Questo potrebbe rappresentare un intoppo per Conte. "Noi socialisti valuteremo a tempo debito, tendendo conto che in questi mesi abbiamo sostenuto il governo da apolidi. Ci sta a cuore solo un progetto di rinascita per l'Italia – dice Riccardo Nencini in aula al Senato dopo le comunicazioni del premier – Questa crisi è figlia di lentezze ed errori, di nodi mai sciolti, come il Mes o il Recovery risolto grazie all'intervento di Italia viva-Psi, e divisioni interne ai partiti che compongono la maggioranza. Poi è stata aggravata da un azzardo che non ho condiviso, tuttavia se individuare un capro espiatorio per non assumersi le responsabilità, è una strada sbagliata. Ma, come il premier ha confermato, governare l'ignoto non ha mai portato da nessuna parte. Quindi è necessario non pretendere nulla, ma dare chiarezza sulla strada da perseguire". E ancora. "Oggi non servono 161 voti per la fiducia, basta leggere la Costituzione – osserva Riccardo Nencini – Dal '44 a oggi ci sono stati una decina di governi che non hanno goduto in origine della maggioranza assoluta. Tutti, con eccezione dell'Andreotti ter del 1976, il governo della non sfiducia, balneari o ponte verso soluzioni che si andavano delineando". "Serve un progetto politico, non si governa con un voto in più, figuriamoci con un voto in meno", ha sottolineato il senatore socialista aggiungendo: "Noi socialisti abbiamo detto riparta questo presidente del Consiglio dalla coalizione esistente, allargandola alle forze europeiste, l'inclusione deve essere la bussola. Un governo costruito con la pesca miracolosa è inutile".

In politica, poi, mai dire mai. Lo lascia intendere anche la senatrice Udc Paola Binetti che non darà il suo voto di fiducia: "perché Conte chiede un voto sulla storia dell'esecutivo Conte II. Non c'è stato un riferimento all'allargamento della maggioranza a un nuovo soggetto centrista. Il Paese ha bisogno di un partito di centro", osserva, e Conte "può essere una parte importante di questo nuovo progetto". Ma sulla previsione sul voto di oggi a Palazzo Madama è che "il governo non avrà la maggioranza assoluta. Oggi è no. Del doman non v'è certezza".

Altro appoggio, invece, arriva dal senatore ex M5s ora del Gruppo Misto e comandante Gregorio De Falco: "Voterò la fiducia al governo. L'esecutivo si è impegnato a mettere in atto un'operazione di soccorso alla popolazione, grazie alla predisposizione di strutture di prossimità per effettuare test rapidi anti-Covid", spiega. E lui le operazioni di soccorso le conosce bene.

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