La notifica a Vadim Kobzev, uno degli avvocati di Aleksej Navalnyj, è arrivata solo un minuto prima: il processo inizierà alle 12.30, ora di Mosca, le 10.30 in Italia. Per ore i legali dell'oppositore fermato ieri al suo atterraggio all'aeroporto Sheremetevo di Mosca avevano chiesto di poter vedere il loro cliente. Invano.
L'udienza è iniziata di colpo in un'aula improvvisata dentro al dipartimento di polizia di Khimki dove Navalnyj era stato trasferito. Un giudice portato in fretta e furia e le tv filo-governative fatte entrare da una porta di servizio, mentre la stampa internazionale e i collaboratori del dissidente venivano lasciati all'addiaccio dietro a una recinzione a oltre 20 gradi sotto zero.
"Non capisco che cosa stia succedendo. Un minuto fa sono stato portato fuori dalla cella per incontrare gli avvocati. Sono venuto qui e qui si sta svolgendo una sessione del tribunale di Khimki. Alcune persone mi stanno filmando, altre sono sedute in sala", ha commentato lo stesso Navalnyj in un filmato diffuso su Twiiter dalla sua portavoce Kira Jarmish.
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"Perché l'udienza si svolge in un posto di polizia, non capisco? Perché nessuno è stato informato, perché non è stata fatta alcuna convocazione? È semplice: ho visto la giustizia più volte umiliata, ma a quanto pare lo stesso nonno (Putin) nel bunker ha così paura di tutto che hanno strappato con aria di sfida il codice di procedura penale e lo hanno gettato nella spazzatura. È impossibile quello che succede qui. È semplicemente illegalità al massimo grado".
Navalnyj era rientrato in Russia dopo cinque mesi di convalescenza in Germania dove era stato trasferito lo scorso agosto dopo essere finito in coma su un volo Tomsk-Mosca in seguito al presunto avvelenamento da Novichok, agente nervino di fabbricazione sovietica.
A fine dicembre il Servizio penitenziario federale russo aveva minacciato di trasformare una sua vecchia condanna alla libertà vigilata in pena detentiva usando come pretesto il fatto che Navalnyj non si era più recato davanti al giudice di sorveglianza. Nonostante le minacce, l'oppositore ha deciso di rientrare comunque a Mosca: "Questa è la mia casa. Non ho paura", ha detto ieri al suo atterraggio poco prima di essere fermato al controllo passaporti.
Le condanne dell'Occidente
Dall'Occidente intanto continuano a piovere condanne e appelli per il rilascio immediato. "La detenzione di oppositori politici è contraria agli impegni internazionali della Russia", ha commentato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea.
"Non hanno spezzato Navalnyj col veleno, non ci riusciranno con la prigione. Che la nostra solidarietà sia la sua forza", ha scritto su Twitter il presidente del Ppe ed ex presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk.
Le reazioni di Mosca
Stando al canale di notizie su Telegram Podjom, Dmitrij Peskov, portavoce del presidente russo Vladimir Putin, alla richiesta di un commento ieri notte avrebbe replicato: "È stato arrestato in Germania? Non sono aggiornato". Come Putin, Peskov non nomina mai l'oppositore.
"Si capisce quanto (i politici occidentali) siano felici di copiare le stesse dichiarazioni. Sono felici perché sembra che credano di poter distrarre in questo modo l'opinione pubblica dalle profonde crisi che il modello liberale di sviluppo sta attraversando", ha dichiarato invece stamani il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov, citato da Tass, durante la conferenza stampa sui risultati della diplomazia russa nel 2020.
"Naturalmente – ha proseguito – non siamo soddisfatti delle tendenze che osserviamo in Occidente, quando le élite tentano di risolvere alcune delle loro questioni di politica interna e di raggiungere gli obiettivi della lotta politica interna cercando attivamente nemici esterni in Russia, Cina, Iran, Corea del Nord, Cuba, Venezuela. Questo elenco di Paesi è ben noto".
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